C’è stato un tempo in cui Carlo Ancelotti ha giocato nell’Inter. È accaduto una volta sola, quarantaquattro anni fa esatti, la sera di sabato 20 maggio 1978: il centrocampista di Reggiolo, che ha legato la sua carriera soprattutto alla Roma e al Milan, quel giorno si vestì di nerazzurro per un’amichevole contro l’Hertha Berlino.
Mettiamo subito in chiaro una cosa: la data è corretta, 20 maggio 1978 e non 19 agosto dello stesso anno, come riportano svariate fonti (persino un accreditato libro sulla storia del Milan e un articolo di Panorama). «Al contrario di altri – scrive Adriano Stabile – noi siamo andati a consultare le “fonti primarie”, ovvero i quotidiani dei giorni precedenti e successivi a quell’incontro. Il 19 agosto 1978 l’Inter affrontò nuovamente la squadra tedesca, ma quel giorno Ancelotti non era in campo».
Carlo Ancelotti all’epoca è un talentuoso centrocampista che deve ancora compiere 19 anni, in forza al Parma, in Serie C: dopo una prima presenza in campionato nel 1976-‘77 (esordio il 29 maggio 1977 in occasione di una sconfitta casalinga con il Pisa), diventa titolare degli emiliani nel corso della stagione 1977-‘78, totalizzando 21 presenze e 8 reti (tra cui le doppiette al Teramo e al Giulianova). Gioca la prima gara stagionale l’8 gennaio 1978 (Parma-Spezia 1-1) e quattro mesi più tardi è già sul taccuino dell’Inter, che ottiene il premesso di schierarlo per un’amichevole a San Siro, contro i tedeschi dell’Hertha Berlino.
Ancelotti è al settimo cielo perché sin da ragazzino è tifoso nerazzurro: «È importante avere dei punti di riferimento, persone che fungono da esempio, modelli di comportamento – scrive Ancelotti nel suo libro “Il leader calmo” del 2016 – da piccolo ammiravo tantissimo Sandro Mazzola… dopo mio padre, ovvio. Allora tifavo per l’Inter e Mazzola era il mio calciatore preferito, credevo fosse il più forte del mondo. Poteva fare l’attaccante e il centrocampista, adoravo la qualità del suo gioco». Nel maggio del 1978 Mazzola ha già lasciato il calcio da quasi un anno, ma è nella stanza dei bottoni nerazzurra ed è quindi tra i dirigenti che dovranno valutare Ancelotti.
In realtà l’amichevole del 20 maggio è organizzata dall’Inter soprattutto per visionare alcuni giocatori dell’Hertha Berlino, nella speranza che la Federcalcio riapra le frontiere per gli assi stranieri, che è vietato importare da oltre un decennio. Al club di Ivanoe Fraizzoli interessano soprattutto l’attaccante 26enne Karl-Heinz Granitza, l’altro attaccante di 31 anni Jörgen Kristensen (danese) e il difensore 22enne Hans-Joachim Förster. A disposizione del tecnico interista Bersellini, oltre ad Ancelotti, c’è un altro giovane in prestito: Walter Viganò dell’Abbiategrasso, che è cresciuto nel vivaio nerazzurro.
Davanti a poche migliaia di spettatori, a San Siro, l’Inter si aggiudica il match contro i tedeschi per 2-0 (reti Altobelli e Anastasi). Prima della sfida principale va in scena un derby di Milano tra vecchie glorie (in campo, tra gli altri, Maldini, Guarneri, Lorenzi e Angelillo) che finisce 2-2.
Durante l’incontro con l’Hertha Berlino, iniziato alle 20,30, a destare impressione nel direttore sportivo nerazzurro Giancarlo Beltrami e nel suo braccio destro Mazzola non sono né Granitza, né Kristensen, né Förster (i tre dell’Hertha non vengono neanche schierati) e neppure il giovane Viganò, ma soprattutto Carletto Ancelotti, il cui cognome tanti giornali storpiano in Ancellotti, con due “elle”: «L’Inter fa il pieno contro i tedeschi e scopre un Ancellotti» titola il 22 maggio 1978 la pagina sportiva “Il Corriere d’Informazione”, giornale milanese del pomeriggio fratello del “Corriere della Sera”.
«L’esordio di Ancellotti, diciannove anni, mezzapunta, ha divertito e interessato i presenti – scrive il quotidiano di Milano – il ragazzo viene dal Parma e il suo agonismo, ma in particolare i suoi spunti, hanno favorevolmente impressionato e non è da escludere che il ragazzo venga addirittura impiegato a Firenze in Coppa Italia (il 28 maggio 1978, NdR.) contro la Fiorentina». Proprio in quelle ore però l’Inter chiude l’acquisto del fantasista Evaristo Beccalossi, talento emergente del Brescia.
L’ingaggio di Ancelotti da parte dei nerazzurri sfuma anche perché il Parma chiede tanti soldi. «Ho fatto un provino per l’Inter – il ricordo di Ancelotti al quotidiano spagnolo “AS” il 10 agosto 2013 – a 19 anni il mio battesimo è stato contro l’Hertha Berlino in una squadra con gente come Anastasi e Altobelli. Me la son fatta sotto. Trascorsa una settimana non c’era giorno in cui Bersellini non mi pensasse e continuasse a ripetermi: “Se resti qui dovrò inventare una dieta specifica solo per te”. Alla fine decisero che costavo troppo e presero Beccalossi».
«Sì, ci rimasi molto male – le parole di Ancelotti riprese da Panorama.it il 22 dicembre 2016 – anche se l’anno dopo passai alla Roma e iniziai a giocare in Serie A».
E così inizia un’altra storia, che per otto anni si tinge di giallorosso nella Capitale. Per uno scherzo del destino poi Ancelotti diventerà una bandiera dell’altra squadra di Milano, il Milan, con cui ha vinto tantissimo sia da calciatore (1987-‘92) che da allenatore (2001-‘07).
Infine una curiosità: a quasi 40 anni da quella piccola delusione calcistica Ancelotti si è ritrovato di fronte l’Hertha Berlino da allenatore del Bayern Monaco, in Bundesliga. Il 18 febbraio 2017, dopo un 1-1 in trasferta acciuffato al 96’, lascia il campo facendo il dito medio ai tifosi berlinesi. Ne esce fuori un putiferio, ma il tecnico di Reggiolo non si nasconde: «Sì, è vero, l’ho fatto – ammette di fronte ai giornalisti – ma prima mi hanno sputato. Segnerò la data sul calendario: la mia prima volta a Berlino è stata davvero una bella esperienza». A noi piace pensare che sia soltanto un altro divertente gioco del destino.