L’Avellino vincente e protagonista in Serie A negli anni della guida politica nazionale di Ciriaco De Mita, prima da segretario della Democrazia Cristiana e poi anche da presidente di partito e soprattutto del Consiglio dei ministri, incarico ricevuto proprio pochi giorni prima della retrocessione della squadra biancoverde in Serie B e salutato poco dopo il primo vano tentativo dei lupi di ritorno in massima serie nel 1989: l’intreccio calcio-politica fa parte della storia italiana, non solo demitiana e lo sport rientrava nelle passioni del leader di Nusco, che quando poteva seguiva l’Avellino allo stadio “Partenio”, ma anche in trasferta, non solo nel decennio vissuto in A.
Dalle promozioni – come scrive Carmine Quaglia – al primo dei 20 derby con il Napoli con Pietro D’Elia di Salerno arbitro e all’ultimo in terra irpina, il diciannovesimo della serie, nell’impianto di contrada Zoccolari: l’allora segretario della Dc seguì la gara tra i lupi e i partenopei con Diego Armando Maradona in campo e in compagnia dell’ex presidente del Senato, Nicola Mancino, di Luca Cordero di Montezemolo e di Gianni Agnelli in tribuna Montevergine.
L’Avvocato raggiunse prima Avellino in elicottero per poi arrivare al “Partenio” in compagnia di Enzo Venezia, sindaco del capoluogo dal 1984 al 1989. Sul rigore richiesto in quella gara dall’Avellino per il contatto Anastopoulos-Garella, alla domanda del giornalista Rai, Italo Kuhne, De Mita rispose: “Non avevo gli occhiali, li ho messi dopo”. L’ulteriore riprova dell’umorismo anche in ambito calcistico.