I “Blues” comandano da sempre in Scozia, alfieri della fede protestante, in eterna rivalità con il Celtic. In verità nel 1986 Greame Souness da manager volle profanare la tradizione assicurandosi i servigi di “Mo” Johnston, un giocatore cattolico. Fu quasi uno scandalo, con tanto di manifestazioni e falò di tessere di alcuni soci “irriducibili”.
Ma arrivarono i titoli nazionali e tutto è passato. Anzi, è continuato perché i Rangers hanno ripreso a vincere, dopo 9 anni senza titoli nazionali, senza colpo ferire: ad oggi, nonostante il fallimento del 2012, sono 55 i Campionati di Scozia in bacheca, assieme a 34 Coppe di Scozia e 28 Coppe di Lega, per un dominio davvero impressionante, che non è mai diventato tale a livello europeo, eccezion fatta per una toccata e fuga in Coppa delle Coppe nel 1972 ai danni della Dinamo Mosca (3-2) al Camp Nou, dove però i tifosi scozzesi danno sfogo ai loro istinti più bassi, provocando danni ingenti e ferendo molte persone. I Rangers verranno squalificati dall’Uefa, per una stagione.
Proprio oggi i Rangers ritornano alla ribalta continentale giocando la finalissima per conquistare l’ Europa League.
Tranne quel lampo europeo, solo gloria scozzese, a partire dal 1891 con il primo titolo vinto ex-aequo con il Dumbarton, dopo un arrivo a pari punti e uno spareggio terminato sul 2-2. Otto anni più tardi un impresa storica: 18 partite, altrettante vittorie, 79 gol fatti e solo 18 subiti, dieci punti di margine sugli inseguitori dell’Hearts.
Con l’inizio del secolo cominciano le grandi sfide con il Celtic; e arrivano altri scudetti e un bomber storico, Willie Reed, che nella stagione 1910-‘11 segna ben 48 reti sulle 90 totali dei “Blues”. Il primo periodo d’oro è alle porte: nei 22 campionati dal 1917 al 1939 i Rangers si impongono per ben 16 volte, portando a casa anche 9 Coppe di Scozia.
Il grande protagonista di una buona metà di questo ciclo lunghissimo è senza dubbio Alan Morton, ala sinistra dalla fantastica capacità nel dribbling imprendibile per le difese dell’epoca, specialmente per quella della Nazionale inglese, che subì più di una volta le sue tremende incursioni.
“Il piccolo diavolo blu”, questo il suo soprannome, affibbiatogli a causa della statura minuta, ma soprattutto per la rapidità, il tocco di palla e l’agilità che non lo rendevano addomesticabile da qualsiasi tipologia di difensore dell’epoca.
Morton è cresciuto nel Queen’s Park di Glasgow, da dove nel 1920, quando aveva già raggiunto una grande fama, passò poi ai Rangers, rifiutando pure offerte dall’Inghilterra. Alan col trasferimento diventa professionista a tutti gli effetti. Come da regolamento sulla sua maglia vengono scritti il nome e il cognome per intero e non solo le iniziali. Per lui ben 495 presenze nel club con un bottino di 115 gol. Insieme a Morton i pilastri sono le punte McPhail, Archibald, Venters, Smith e il mediano Meiklejohn. Il manager è Bill Struth, che comanda le operazioni dal 1919 al 1954.
Dal 1946 al 1961 arrivano altri 10 titoli, prima di piegarsi al grande Celtic di Jock Stein. I Rangers però dal Raith Rovers si assicurano una stella del calcio scozzese: Jim Baxter, un fantastico mediano, che assurge a fama mondiale nel 1963 quando con la Scozia a Wembley segna una doppietta agli eterni avversari inglesi. L’Inghilterra lo ritroverà sulla sua strada quattro armi più tardi, incassando la prima sconfitta (2-3) da Campione del Mondo in carica proprio per mano di questo estroverso campione, guida del centrocampo scozzese e dei Rangers.
“Slim Jim” ha grande talento e tecnica, che gli permettono di sopperire a un certa mancanza di continuità nell’allenamento (gli piace la bella vita) e di superare una grave frattura alla gamba riportata nel 1964.
Un anno più tardi emigrerà a Sunderland e poi al Nottingham Forest, per poi tornare ai Rangers ventinovenne per l’ultima stagione e un addio secondo molti prematuro.
“Mi sono divertito abbastanza. E credo di aver fatto divertire anche qualcun altro”, ha detto al momento dell’addio ai campi da gioco, prima di andare a gestire un pub. Il Rangers che per qualche hanno “tira il fiato” in attesa dell’alternanza in panchina di Jock Wallace e John Greig (ex gloria del passato, recordman con 496 presenze in campionato), che porteranno scudetti in serie, tanto per cambiare.