San Siro, giugno 1981. Un piccolo Milan, appena tornato in serie A dopo l’anno di purgatorio in cadetteria, torna a respirare aria internazionale partecipando al Mundialito per club, un torneo a inviti, e quindi non ufficiale, organizzato dall’emittente televisiva Canale 5 a cadenza biennale negli anni Ottanta. La rassegna, inizialmente riservata alle squadre detentrici di almeno una Coppa Intercontinentale, è il primo affondo di Silvio Berlusconi nel mondo del calcio e un gran successo in termini di pubblico, sia al Meazza sia davanti alla televisione.
La prima edizione, a cui partecipano il Peñarol, il Santos, l’Inter (che vincerà il torneo), e gli olandesi del Feyenoord, oltre al Milan, è impreziosita dalla presenza di Johan Cruijff: l’asso olandese – come racconta Luca Franzosi – è reduce dalla sua pensione dorata negli Usa, con i Washington Diplomats, e i rossoneri, che ne strappano il prestito, hanno una mezza idea di tesserarlo per la stagione 1981-‘82. Lo storico numero 14, leader dell’Ajax re dell’Europa nei primi anni ’70 e della nazionale olandese finalista nel Mondiale del ’74, viene legittimamente accolto come un idolo a Milanello dai tifosi e dal vicepresidente Gianni Rivera.
L’oranje gioca però solo la prima gara della rassegna, contro i connazionali del Feyenoord. Una comparsata in rossonero di 45 minuti, un primo tempo scialbo e giocato sotto tono, con appena un guizzo, un assist per Antonelli. Dopo l’intervallo rimane negli spogliatoi, sostituito da Francesco Romano.
Una prestazione deludente (la partita finirà poi 0-0), che il Guerin Sportivo “omaggia” con un articolo titolato “Gli dei se ne vanno”, ma che l’olandese ricorderà comunque con gratitudine, e un pizzico di piaggeria, alcuni anni dopo: “Ho avuto l’onore di vestire la maglia del Milan”. In verità nonostante la “bocciatura”, Cruijff non è così bollito: giocherà a calcio ancora fino al 1984 con le maglie di Ajax e Feyenoord, vincendo tre volte il campionato olandese e segnando oltre venti reti.
I destini del Diavolo e del fuoriclasse olandese si incroceranno di nuovo 13 anni dopo, quando il Milan di Fabio Capello sovrastò il Barcellona allenato dal “Pelé Bianco” nell’indimenticabile finale di Champions ad Atene.