Tra i ritagli di giornale dell’ex giocatore giallorosso Luigi Sardei, ho trovato questo stralcio di articolo tratto dal quotidiano sportivo “Stadio” datato 20 maggio 1966, riguardante la finale di Coppa Italia Catanzaro-Fiorentina. Si tratta della testimonianza diretta del dopo partita redatta a caldo dal bravo giornalista Cesare Mariani che, negli spogliatoi e con un’intervista davvero efficacie, registra le testimonianze dei due allenatori avversari.
Nello stesso tempo egli ci descrive bene anche lo stato d’animo di Luigi Sardei, detto Gino, lo sfortunato protagonista della finale che causò il rigore decisivo. Penalty che venne trasformato da Bertini fortunosamente; il pallone, infatti, colpì prima la base di un palo, passò i sette metri dietro la schiena del portiere Umberto Provasi e picchiò sulla base dell’altro palo entrando definitivamente in rete. Così il sogno del Catanzaro s’infranse…
19 maggio 1966. Negli spogliatoi sono più gli estranei che i protagonisti. Ma Chiappella non se ne accorge nemmeno: è stremato, come al tempo di una di quelle partite dove dava abitualmente tutto sè stesso. “ Sono davvero stato male, ho vissuto una delle più sentite sofferenze della mia vita. Me lo aspettavo che sarebbe stata dura; i ragazzi sentivano enormemente la partita, il dover vincere per forza li ha resi nervosi e lo dimostra il fatto che in molte occasioni hanno tirato, piuttosto precisamente, addosso al portiere, mentre in condizioni di tranquillità di spirito avrebbero piazzato il tiro angolarmente, come anche a voi è capitato di vedere fare, qui a Roma. Sono ancora ragazzi e bisogna che si abituino a partite di questo peso. Debbo aggiungere che il Catanzaro è una squadra forte, abituata a sudare e in possesso di un gioco apprezzabile. Provasi, poi, dopo un inizio un po’ incerto, ha tirato su un muro davanti alla sua rete. Il rigore c’era indiscutibilmente. Avrei preferito che l’avessimo fatto in una delle tante occasioni che la squadra ha creato; ma nessuno può dire che non meritassimo la vittoria e non avessimo fatto di tutto per conseguirla.
Sfortuna in molti casi, un pizzico di fortuna nel momento decisivo. E, debbo dire che ho rischiato l’infarto: quando ho visto il pallone battere sul palo… Il gol l’han detto dopo che era andato in rete: io avevo già chiuso gli occhi”. “ La nostra forza è stata non scoraggiarci quando cresceva l’impressione che la porta del Catanzaro fosse stregata. Abbiamo vinto più su noi stessi che sugli avversari. Che cosa ho pensato quando è stato tirato il rigore? Altro che pensare! Se uno non avesse una buona dose di incoscienza, credo che non accetterebbe di erigersi a giustiziere dopo centodieci minuti di gioco come oggi!”. Il tandem Merlo-Brugnera che ha dialogato per poi essere interrotto dal fallo di mano di Sardei, sostiene naturalmente che il pallone con cui Brugnera aveva scavalcato lo stopper giallorosso sarebbe andato a ricadere su un piede viola. Un’ipotesi valida come qualsiasi altra.
Negli spogliatoi del Catanzaro, Sardei continua a versare le lacrime che ha incominciato a versare in campo, quando ha compiuto con un incontrollato riflesso il gesto. Davvero crudele il calcio. Sull’animo di colui che è stato indubbiamente il migliore uomo del Catanzaro, pesa l’amarezza di essere stato la causa, involontaria e indiretta quanto si vuole, di una sconfitta che pareva ormai evitata. Ma nessuno gliene vuole, né i dirigenti, né i compagni, né Ballacci.
“Sono contento e fiero della prova dei miei ragazzi– dice l’allenatore dei giallorossi- perché hanno fatto tutto quello che hanno potuto: dirò anzi, sinceramente, che hanno fatto molto di più di quanto mi potessi aspettare. La loro è stata una bella prova di orgoglio e di attaccamento ai colori sociali. È andata come diversamente non avrebbe potuto andare, se si ragiona soltanto con la logica. Ma avrebbe e dovuto andarci un pochino meglio. Siamo in un periodo di ‘nera’, anche in campionato. A un certo momento, succede qualche cosa che distrugge tutto il nostro lavoro e ci fa uscire sconfitti dal campo. Come oggi. Intendiamoci, il fallo c’è stato e il rigore è giusto. Ma non mi pare giusto che la cosa sia capitata così, a pochi minuti dalla fine di una partita che avevamo combattuto con vigore”. Poi aggiunge:“ Avrei sofferto meno se avessimo subito il gol in una occasione in cui il gioco della Fiorentina (quanto e che genere di movimento a centro campo!) lo faceva sembrare quasi inevitabile. Pazienza. Abbiamo la coscienza a posto e siamo soddisfatti di noi, anche se dobbiamo riconoscere, con molta amarezza, che il calcio spesso è cattivo, proprio cattivo”.
Con questo breve articolo voglio sottolineare la testimonianza diretta di un giornalista accreditato presente alla gara, su quella che fu la più sfortunata partita del mio concittadino ed ex capitano del Thiene dei nostri gloriosi anni 70.
Giuseppe (Joe) Bonato