Roberto Muzzi inizia la carriera calcistica nella società romana del Morena, prima di passare alla Pro Calcio Italia. Da lì il provino e il tesseramento con la Roma. In maglia giallorossa, dopo aver fatto tutta la trafila nel settore giovanile, esordisce in prima squadra l’11 febbraio 1990 allo stadio Flaminio contro l’Inter, lanciato nella mischia da Gigi Radice. Con la Roma gioca fino al novembre 1993, quando viene ceduto in prestito al Pisa: dopo una stagione positiva passa al Cagliari.
In Sardegna – come ricorda il “Guerin Sportivo” – vive gli anni più belli ed entusiasmanti della sua carriera, tra gol, dribbling, scatti poderosi, tiri dalla distanza e incursioni pericolose. Raggiunge con i tifosi rossoblù un feeling speciale. Un amore nato in maniera spontanea e che si è rafforzato nel tempo. Arrivato con la nomea di attaccante di movimento, più propenso ad aiutare la punta centrale che al gol, il suo rapporto con la rete non è ancora eccelso: in giallorosso ha timbrato sei volte il cartellino in quattro anni, mentre in Toscana di gol ne ha segnati 8.
In Sardegna trova due punte di spessore, Luis Oliveira e Dely Valdes, ed un tecnico, Óscar Washington Tabárez, in grado di far coesistere tre attaccanti veloci, potenti ed estremamente tecnici. Sotto la guida del maestro uruguaiano, Muzzi esplode. Parte largo a destra, con licenza di accentrarsi e devastare le difese avversarie con potenza e velocità. Inizia a segnare con mostruosa regolarità, andando a rete per sette gare consecutive. Segna in tutti i modi: di testa, con il destro e con il mancino, da fuori area e soprattutto in rovesciata, il suo marchio di fabbrica. La sua specialità. Indimenticabile quella messa a segno contro il Piacenza. Un gesto atletico eccezionale, un gol che ha ricordato ai tifosi più attempati le gesta del grande Gigi Riva. Emozionante la sfida contro la Juventus del gennaio 1995. Sotto i colpi del suo bomber, la squadra di Tabárez umilia la formazione di Marcello Lippi, destinata a fine stagione a vincere scudetto e Coppa Italia.
A parte una sfortunata stagione, Muzzi in Sardegna finisce sistematicamente in doppia cifra. Quando i rossoblù retrocedono, nel 1997, Roberto non abbandona la nave, anzi, nonostante un rapporto non idilliaco con Ventura, trascina i compagni in Serie A. Sono stati cinque anni ricchi di soddisfazione: 157 presenze e 64 gol. Probabilmente il culmine della sua carriera.
Nell’estate del 1999 passa all’Udinese, dove continua a segnare con continuità. Sono 12 le reti messe a referto nella prima stagione in Friuli, che inizia benissimo con il gol all’esordio in campionato contro il Venezia.
Alla settima torna a Cagliari, dove si rende protagonista con una splendida doppietta per la quale non esulta, uscendo tra gli applausi nel corso del secondo tempo. Nella stagione successiva salta parecchie gare per infortunio, ma mantiene comunque una buona media gol, trionfando in estate nella Coppa Intertoto, dove va a segno nella finale di ritorno.
Altre due annate in Friuli prima di esaudire il sogno che culla fin da bambino, basti pensare che ai tempi della Roma un totem come Bruno Conti, allora responsabile del settore giovanile giallorosso, lo costrinse a togliersi la catenina con l’aquila per poter entrare a Trigoria.
Nonostante la realizzazione del sogno di approdare alla Lazio, durante la sua seconda esperienza capitolina Muzzi vive due stagioni complicate. Arriva a Formello nel momento peggiore della storia biancoceleste, con lo spettro del fallimento dietro l’angolo. Nel primo anno, è il 2003-04, sotto la guida di Roberto Mancini, gioca la Champions League e vince la Coppa Italia. Anche in maglia biancoceleste si toglie la soddisfazione di segnare un magnifico gol in rovesciata, contro il Besiktas in una sfida di Champions. Ma la situazione economica laziale è drammatica: urge un ridimensionamento tecnico ed economico. Il nuovo patron Lotito impone una drastica riduzione dei costi: Muzzi resta e contribuisce a raggiungere la salvezza, festeggiata a Palermo, l’ultima giornata, con un suo gol. Il cuore gli consiglia di rimanere nella Capitale, ma la testa gli impone altre scelte. Prima il Torino, poi il Padova, alla costante ricerca delle prodezze e dei numeri che gli hanno permesso di lasciare un ricordo indelebile nel Cagliari e nell’Udinese: le due squadre nelle quali si è visto il vero Bomber Muzzi.