Avevo un presentimento.
“Giornata amara, giornata di vergogna. Una mesta broccaggine sembra essersi impadronita dei nostri giocatori… votandoli ad un’indegna fine… esaltati da megalomani dei quali purtroppo siamo stati complici. Mi mancano le parole per esprimere il dispetto che ha preso tutti noi all’indegno spettacolo cui abbiamo assistito. Credo che abbiamo toccato il fondo e poiché quasi tutto è storto nel calcio e costume sportivo inerente il calcio, debbo, per consolarmi, pensare che questa figuraccia giovi a riportarci su piani meno scandalosi nei confronti del mondo intero…
Via via che il tempo passava una amarezza greve calava nel mio animo al quale dovevo reagire con sarcasmo… L’ennesima Waterloo del calcio italiano farà forse (ma vale illudersi?) finire una situazione di fatto veramente insostenibile e insopportabile. Nulla di serio, nulla è fondato sulla realtà economica e sportiva nel nostro calcio.
Per favore, non si parli ora di moduli, di catenacci, di sciocchezze, per giustificare una magra che non trova spiegazioni se non in incongrui errori di fondo… Il nostro campionato ritorna, deplorevole moloch, a scontare la sua elefantiasi. Ora ce ne torniamo umiliati fino quasi allo sgomento. Intorno a noi, risate, soltanto risate. Al diavolo, dico al diavolo, tutto ciò!”
Con questo vecchio “estratto conto” tratto da Corea: azzurri a casa! del 19 luglio 1966 ho voluto rievocare e ridare voce allo spirito libero di Gianni Brera, insuperabile giornalista e filosofo, sempre puntuale (e attuale) nello stilare di getto i suoi passionari articoli sul mondo effimero, oggi sempre più snaturato, dell’italica pedata.
Giuseppe (Joe) Bonato