Nel settembre del 1927 partì la prima edizione della Coppa Internazionale, un torneo distribuito nell’arco di tre anni con un girone all’italiana. Vi parteciparono cinque nazionali: Italia, Austria, Ungheria, Cecoslovacchia e Svizzera con partite di andata e ritorno. Praticamente il meglio d’Europa escludendo la Spagna e ovviamente le britanniche.
Di questa prima edizione si ricorda sicuramente il favoloso epilogo di Budapest, dove l’Italia con un importante 5-0 si aggiudicò la competizione, e soprattutto lo splendido trofeo in cristallo di Boemia.
Tuttavia, l’avventura degli Azzurri, guidati dall’alessandrino Augusto Rangone, cominciò il 23 ottobre 1927 con la difficile trasferta di Praga: la comitiva italiana arrivò in terra cecoslovacca all’alba del giorno precedente, dopo aver svolto degli allenamenti a Venezia. Si giocò al Letenský stadion , stadio posto sull’altopiano di Letná, una delle sette colline sulle quali fu edificata Praga.
La Cecoslovacchia, che ci aveva sempre battuto tra le mura amiche, contava già sul giovane e fortissimo portiere František Plánička, sull’interno František Svoboda e soprattutto sull’ esperto centromediano Karel Káďa. In quel periodo Karel Pešek, conosciuto anche come Káďa, era riconosciuto come il migliore d’Europa nel suo ruolo, aveva anche partecipato alle Olimpiadi del 1920 del nella nazionale di hockey su ghiaccio.
A Praga pioveva da giorni, fu una battaglia combattuta nel fango. Al dodicesimo minuto ci fu il grave infortunio dell’ala cecoslovacca Karel Podrazil, che in un contrasto fortuito con Pietro Genovesi subì la frattura del perone.
Gli Azzurri approfittarono della superiorità numerica, dato che all’epoca non era possibile effettuare sostituzioni, e alla mezzora andarono in vantaggio grazie all’oriundo Julio Libonatti. Pochi minuti dopo, un retropassaggio di Umberto Caligaris verso il portiere Giovanni De Prà, finì malauguratamente in una pozzanghera favorendo la rete del pareggio di Svoboda.
Nel secondo tempo ci fu prima un contestato rigore realizzato sempre da Svoboda, e a dieci minuti dal termine il definitivo pareggio azzurro ancora con Libonatti.
L’Italia uscì per la prima volta imbattuta dalla bolgia di Praga: l’ambiente era comunque surriscaldato,pare che il mediano Silvio Pietroboni ricevette un’ ombrellata in testa fortunatamente senza conseguenze. A calmare i bollenti spiriti ci fu l’immancabile banchetto post partita offerto dalla federazione cecoslovacca.
Virgilio Felice Levratto, celebre per essere una buona forchetta, non si fece pregare più di tanto. Il giorno dopo gli Azzurri al completo si recarono all’ospedale per salutare l’infortunato Podrazil, che commosso, scagionò Genovesi per l’accaduto.
Antonio Priore