Il 19 marzo 1976, a Roma, nasce Alessandro Nesta. Come chiunque, o quasi, nato sulle sponde del Tevere, ha poca scelta: Lazio o Roma. E come per chiunque nato nella Capitale, a decidere, implicitamente, è la famiglia, laziale. Tanto che quando alla porta bussa la Roma, il padre rifiuta cortesemente l’offerta e aspetta la chiamata della Lazio.
Che arriva nel 1985, quando Alessandro Nesta entra nelle giovanili biancocelesti. Da bambino, e fino alla Primavera, gioca da terzino, dove può esprimere al meglio le proprie qualità atletiche. Da sempre, sceglie la numero 13, il primo dei panchinari nella numerazione classica del calcio.
Esordisce in Serie A poco prima di compiere 18 anni, mandato in campo ad Udine nei minuti finali da Dino Zoff, all’epoca sulla panchina biancoceleste. La stagione successiva (1994-‘95) – racconta Raffaello Lapadula – Zeman lo aggrega alla prima squadra già dal ritiro estivo, e Alessandro Nesta inizia a far vedere qualità straordinarie. Specie in fase difensiva e di impostazione, tanto che verrà schierato sempre più spesso da centrale. Sarà il ruolo in cui, dal 1995, prende in mano la difesa della Lazio, imponendosi come uno dei migliori talenti in Italia. E, piano piano, del mondo. Nel 1998, con un suo gol, decide la finale di Coppa Italia contro il Milan: per la Lazio è il primo trofeo dal 1974. Segna il 3-1 finale nel ritorno, che ribalta lo 0-1 patito all’andata a Milano. Qualche giorno dopo, invece, non potrà nulla contro l’Inter nella finale di Coppa Uefa, persa 0-3 a Parigi.
La stagione successiva, Alessandro Nesta la gioca con la fascia di capitano al braccio. Nel 1999 arriva la Coppa delle Coppe, ultima edizione dello storico trofeo, e ad agosto la Supercoppa Uefa, conquistata a Monaco contro il Manchester United di Ferguson.
Quella Lazio, ricca di campioni in ogni ruolo, è tra le squadre più forti d’Europa, e sotto la guida di Eriksson, nel 2000, arriva anche l’agognato Scudetto. Sarà l’apice di un ciclo che, a causa delle difficoltà economiche del patron Sergio Cragnotti, di lì a poco vivrà una rapida caduta.
Nel 2002, così, la Lazio smantella la corazzata, e per salvare il bilancio anche il suo capitano viene sacrificato.
Nell’ultimo giorno di mercato, Alessandro Nesta firma per il Milan. Una cessione dolorosa per tutto l’ambiente biancoceleste, ma che segna anche un ulteriore passo avanti nella carriera di Nesta. In rossonero, infatti, rimane per dieci stagioni, vincendo tutto quello che si può pensare di vincere. Arrivano altri due Scudetti, nel 2004 e nel 2011, e, soprattutto, due Champions League, nel 2003 e nel 2007.
In mezzo, i Mondiali del 2006, in cui, come triste consuetudine nelle manifestazioni internazionali in maglia azzurra, gioca solo le prime due partite, infortunandosi contro la Repubblica Ceca. Lascia la Nazionale pochi mesi dopo, ancora trentenne, e il Milan e l’Italia nel 2012. Dopo due stagioni ai Montreal Impact, in Mls, ed una in India, appende gli scarpini al chiodo e inizia la carriera da allenatore.