Questo difensore uruguaiano, classe 1958, ha lasciato il segno sia in patria che in Brasile, grazie alla sua classe ed eleganza, ma soprattutto alla sua leadership e alla capacità di incoraggiare i compagni. Un grande riflesso del suo talento sono i titoli che ha vinto durante la sua carriera, inclusi diversi tornei internazionali.
Durante gli anni ’80, il calcio uruguaiano ha vissuto un periodo di boom a livello di club e nazionale, vincendo diverse Copa Libertadores e qualificandosi per diverse Coppe del Mondo consecutivamente.
Uno dei protagonisti di quel tempo fu Hugo de León, difensore uruguaiano nato nella città di Rivera, vicino al confine con il Brasile, dove si allenava come portiere nella sua infanzia e come difensore da adolescente .
Arrivò al Nacional de Montevideo nel 1977 dopo gli esordi calcistici nel Club Lavalleja nella sua città natale, debuttando quello stesso anno il 30 luglio contro il Bella Vista, giocando come terzino destro in una linea di quattro con Martín Artigas Taborda e Rubén Giménez come difensori centrali, e Miguel Ángel Piazza come terzino destro.
De León si fa subito notare come un difensore centrale di classe, che prende palla in modo pulito e guida con maestria. In un’intervista che può essere trovata su internet, ha affermato che, trovandosi in una città di confine con il Brasile, questo influenza il suo gioco e quello di diversi calciatori che crescono vicini a questo Paese.
Oltre a questo, era un leader nato, contagiando sempre i suoi compagni di squadra con la sua voglia e voglia di vincere. Come se non bastasse, aveva la capacità di giocare su tutta la linea difensiva, il che lo rendeva una pedina che poteva sempre sostituire un compagno di squadra in caso di infortunio o necessità di riposo.
Nello stesso anno fece parte della rosa della Nazionale uruguaiana Under 20 che vinse il Campionato sudamericano di categoria, traguardo che permise la partecipazione alla prima Coppa del Mondo Giovanile nel 1977, disputata in Tunisia.
Hugo de León sebbene in panchina, vide come i suoi compagni di squadra disputarono una fase a gironi perfetta battendo l’Ungheria (2-1), l’Honduras (1-0) e il Marocco (3-0), per poi essere eliminati dal Unione Sovietica in semifinale ai rigori, dopo aver pareggiato 0-0.
Nel 1979 divenne titolare indiscusso del “Bolso”, ciò gli permise anche di essere chiamato dalla Nazionale uruguaiana a giocare la Copa América, che quell’anno non aveva una sede fissa. Hugo de León ha giocato negli undici titolari durante la fase a gironi, dove i “Celeste” hanno affrontato l’Ecuador, contro il quale hanno perso 2-1 in trasferta, ma hanno vinto con lo stesso punteggio, in casa; e pareggiato contro il Paraguay a reti inviolate ad Asunción e 1-1 a Montevideo, risultati che ha escluso i “Charrúas” dalla fase successiva.
Il difensore continuò con i “Tricolores” fino al 1980, indossando la fascia di capitano, e come tale ottenne la consacrazione continentale vincendo la Copa Libertadores dopo aver battuto in finale l’Inter di Porto Alegre. Nella gara di andata, giocata allo stadio Beira-Rio di Porto Alegre, brasiliani e uruguaiani pareggiarono 0-0, ma al ritorno gli uruguaiani vinsero 1-0 grazie al gol di Waldemar Victorino. Dal canto suo, De León, o meglio conosciuto come “El Patron” , oltre ad essere titolare indiscusso, risultò uno dei migliori giocatori del torneo. Lasciò il club dopo aver vinto anche un campionato uruguaiano, quello stesso anno.
Con la Nazionale uruguaiana fece invece suo il Mundialito, sempre in quell’anno. Questo torneo riunì quasi tutti i campioni del mondo fino a quel momento, ad eccezione dell’Inghilterra, in occasione della celebrazione del 50° anniversario della prima Coppa del Mondo, che si era svolta a Montevideo, al Centenario.
L’Uruguay era nel Gruppo A con Italia e Olanda, che aveva sostituito gli inglesi. I sudamericani sconfissero entrambe le squadre per 2-0 e Hugo de León continuava ad essere uno dei titolari indiscussi. In finale i “Charrúas” superarono il Brasile 2-1 e mantennero in Uruguay il trofeo commemorativo.
Il difensore si trasferì al Gremio di Porto Alegre, dove lasciò nuovamente il segno conquistando una nuova Copa Libertadores nel 1983, battendo il suo vecchio rivale, il Peñarol. All’andata gli i brasiliani pareggiato 1-1 con i Montevideans, ma al ritorno si imposero 2-1 sugli Aurinegros, portandosi a casa la loro prima Copa Libertadores e Hugo de León, vincendo così la sua seconda. Anche come capitano.
Ma la sua più grande consacrazione arrivò l’11 dicembre 1983, quando sollevò al cielo la Coppa Intercontinentale, dopo aver battuto 2-1 l’Amburgo: anche quello volta era di nuovo in campo come capitano della squadra sudamericana.
Trascorse un altro anno con il Gremio, poi passò al Corinthians (1984-1985) e al Santos (1986-1987), e lasciò il calcio brasiliano per andare al Logroñés in Spagna, dove visse una stagione dal 1987 al 1988 giocando nella Prima divisione della Spagna. In questo periodo, dal 1984 al 1988, non ottenne titoli.
Tornò al al Nacional, per diventare ancora una volta “El Patriarca”, come era stato soprannominato, e riconquistò subito la leadership e il ruolo di capitano, essendo lui il cardine per il successo nella Copa Libertadores nel 1988, sconfiggendo gli argentini del Newell’s Old in finale. Sconfitta 1-0 all’andata a Rosario, successo netto 3-0 a Montevideo.
Così Hugo de León potè vincere la sua seconda e ultima Coppa Intercontinentale battendo il PSV Eindhoven ai rigori, dopo una partita emozionante, dove gli uruguaiani riuscirono a pareggiare nell’ultimo minuto dei tempi supplementari. Durante i calci di rigore, il nativo di Rivera ha segnato anche lui “in una sparatoria che ha avuto 20 tiri!”, come ebbe modo di affermare il portiere, Jorge Seré, che però il pallone calciato da Berry van Aerle.
Il Nacional vinse anche la prima edizione della Recopa Sudamericana nel 1989, battendo in due partite il Racing Club Avellaneda: nella prima gli uruguaiani vinsero 1-0 allo stadio Centenario di Montevideo (31 gennaio) e nella seconda partita pareggiarono a reti inviolate al Cilindro de Avellaneda a Buenos Aires (6 febbraio).
Nonostante sia stato un calciatore eccezionale per tutti gli anni ’80, il suo grande sogno era quello di partecipare a un Mondiale, che realizzò solo nel 1990, quando la Coppa del Mondo si svolse in Italia. L’Uruguay giunse agli ottavi, superando la fase a gironi dopo aver pareggiato 0-0 con la Spagna, perdendo 3-1 contro il Belgio e battendo 1-0 la Corea del Sud. Furono i padroni di casa, gli Azzurri, ad eliminare l’Uruguay, vincendo 2-0. Quella fu la sua ultima esibizione con la “Celeste“.
I suoi ultimi club furono il River Plate, militò dal 1989 al 1990, giocando poche partite e vincendo un campionato argentino. Poi andò al Botafogo (1991) e visse anche un breve periodo in Giappone, giocando per il Toshiba SC (1991-‘92). Si ritirò con il Nacional, dove aveva iniziato (1992-‘93), vincendo un altro campionato uruguaiano nel 1992.
Hugo de León ha lasciato il segno con la sua immensa classe – soprattutto nel Nacional e Gremio – ed è per questo che il difensore uruguaiano si è guadagnato la memoria e l’ammirazione dei tifosi. Per sempre.
Mario Bocchio