Si giocava con marcatura “a uomo” e il “sistema” era quello messo in campo da tutte le squadre. I vari Campese, Corte, Pozzan con Faggion e Maroso, davanti ai legni di Busa o Nodinelli, si destreggiavano bene in difesa, mentre Ghezzo si spendeva macinando chilometri e creando spazi per gli attaccanti Busatta, Pison e Pizzato, coadiuvato a centrocampo dal regista rifinitore Liano Zanotto. Non era il premio partita di 1.500 lire al punto l’incentivo per garantire l’impegno del collettivo, ma il fatto ogni giocatore si divertiva e aveva la gioia di vincere per spirito di appartenenza.
Altre esaltanti partite seguirono e ben presto si delineò la graduatoria che vedeva Marostica in testa e diventata la squadra da battere. Ma la sconfitta per 1 a 0 arrivò inaspettata in quel di Carmignano di Brenta contro il Carmenta, proprio quando il suo fantasista “Uccio” Giaretton s’infortunò seriamente. La squadra tornò a casa a mani vuote e con i piedi per terra. Questo servì da lezione e per ricompattare le fila, inserendo gli altri elementi scalpitanti. La domenica successiva la Marosticense, con un secco 2 a 0, liquidò nel derby l’Azzurra Sandrigo e riprese gioiosa la corsa a testa alta. Prima di finire il girone d’andata, affrontò l’altra squadra dagli stessi colori in rossoneri un testa a testa allo stadio “Miotto”.
Tra le fila del Thiene c’erano giocatori di spicco come il libero Gino Sardei che aveva giocato tra i professionisti nel Palermo, Bari e Catanzaro, Pieraldo Dalle Carbonare, ala emergente, che poi divenne presidente del Vicenza Calcio e il terzino Mariano Fabris che fece carriera nel Parma, Salernitana e Alessandria. Il risultato di quella gara al cospetto di un folto pubblico terminò 1 a 1 grazie a un gol dell’opportunista Pizzato che pareggiò il conto di una partita combattuta fino allo stremo e dove Zanotto con un tiro teso prese anche un palo.
La squadra uscì dallo stadio “Miotto” applaudita e complimentata dagli avversari. I giocatori di Marostica durante il fermo natalizio non si isolarono ma si compattarono ulteriormente organizzando alcune cene coinvolgendo pure le famiglie, senza mai tralasciare mai la preparazione atletica. Il 3 gennaio 1971 erano pronti alla prossima sfida, ma in provincia era caduta neve abbondante. Gli organizzatori della gara allo stadio denominato “Virgilio Maroso”, dedicato al giocatore del Grande Torino, nato a Crosara di Marostica e morto nel disastro aereo di Superga il 4 maggio 1949, sudarono sette camice per sbancare la coltre bianca dal campo per poter battersi contro un’altra squadra tosta: i bianconeri del Breganze. Il pubblico era particolarmente numeroso anche perché tutte le altre gare in programma era state sospese; tifosi e giocatori antagonisti era lì nella speranza di una battuta d’arresto della capolista.
La partita non ebbe storia, anche se la vittoria per Marostica fu di misura (2 a 1), soprattutto grazie alle strepitose parate del portiere bianconero avversario Umberto Perdoncin da Sandrigo. Con lo Zanè fu importante per la Marosticense non perdere: la gara finì in un pareggio strategico a reti inviolate. Seguirono da due vittorie: ad Arzignano in trasferta e col Rosà allo stadio amico. Il primato in testa alla classifica fu consolidato alla fine del girone di andata con 22 punti con 8 vittorie, 6 pareggi e una sola sconfitta. La lunga sosta di campionato per tre ben settimane servì a recuperare gli infortunati ma non ad avere la giusta tensione.
Oramai la Marosticense era diventata per le altre formazioni la squadra da fermare a tutti i costi. Le cose cominciarono a non girare per il verso giusto forse per un momento di rilassamento. Già nella prima di ritorno la compagine si accorse che l’Asiago Altopiano era diventato un osso duro andando ad impattare per 1 a 1. Le successive partite non furono esaltanti, anzi, furono prestazioni modeste. Con l’Agordina, in un clima glaciale con vento gelido, gli avversari si trovarono a loro agio e la Marosticense dovette subire il loro gioco andando in svantaggio. Nella ripresa il pareggio arrivò con un’incornata di testa del mai domo Campese.
Dopo quel provvidenziale pareggio tre furono le gare decisive per il prosieguo del campionato in vetta alla classifica: Carmenta in casa , Azzurra Sandrigo in trasferta e Thiene al “Maroso”. Per cercare di ricompattare la squadra fu lanciata l’idea di fare una specie di ritiro il sabato sera prima del giorno della gara; cena assieme in pizzerie alle 19 e poi alle 20,30 tutti al cinema per finire a nanna entro le 23. Per l’incontro col Carmenta fu scelto il film mesto “Anonimo Veneziano”, per quello con l’Azzurra Sandrigo l’intimista , “Love story”, mentre con il Thiene il più famoso western, “Per un pugno di dollari”. Carmenta fu liquidata per 1 a 0 con gol di Campese e l’Azzurra Sandrigo fu battuta 3 a 2 con doppietta del solito Campese e con un gol di Zanotto. L’ultimo match del terribile trittico fu giocato contro il Thiene che aveva 27 punti, mentre la Marosticense 33.
In quel lunedì pomeriggio di Pasquetta del 12 aprile ci fu la vittoria dei locali per 2 a 1, grazie alla doppietta dello sgusciante Luigi Pizzato. Per tutto il collettivo e lo staff fu il tripudio. Le seconde in classifica erano staccate di cinque punti e il Thiene terzo sembrava tagliato fuori a ben otto lunghezze. Sarà stato lo stress o il fatto che la squadra abbandonò la consuetudine del ritiro serale pre-partita con cena e visione del film, che la concentrazione calò quel tanto perché il collettivo cominciasse a sottovalutare l’avversario.
E la squadra fu castigata. Con la Cittadellese, Fiamma Artolozzi Vicenza e Montecchio Maggiore, che sulla carta erano squadre considerate abbordabili, la compagine rossonera di Marostica riuscì a fare un solo misero punticino: perdette sotto le mura medioevali di Giulietta e Romeo per 3 a 2, pareggiò 1 a 1 con la Fiamma Artolozzi a Vicenza, ma soprattutto perse la sua prima partita in casa sul terreno amico contro Cittadella. Tutto stava prendendo una brutta piega con Zanè che riduceva lo svantaggio a soli due punti, mentre il Thiene a 3 punti di distacco incalzava a punteggio pieno.
Giuseppe (Joe) Bonato
continua nella terza parte