Il mondo del calcio dilettantistico di provincia vive da sempre una realtà interconnessa. Dirigenze, allenatori e giocatori pur cambiando contesto societario, rimanendo nell’ambito dello stesso ambiente sportivo, si conoscono tutti o personalmente o di fama tramite le frequenze di “radio scarpa”. Ogni ciclo è caratterizzato dall’avvicendamento dei vari presidenti, dirigenti e allenatori.
Spesso i giovani atleti cambiano casacca alla ricerca di una collocazione stabile al fine di trovare soddisfazione personale e affiatamento di gioco con i compagni, sempre alla ricerca del senso d’appartenenza ad una squadra. Insomma aspirano, più o meno inconsciamente, ad entrare in un gruppo coeso, sia pure eterogeneo per età e capacità tecniche, al fine di vivere un’esperienza che possa trasformarsi in un sano e gioioso divertimento e in un rapporto d’amicizia duraturo. Qualcuno dirà che forse sono nostalgico, ma la cosa risultava più evidente un tempo, anche perché la dieta ferrea a base di calcio la seguivano un po’ tutti.
C’erano meno distrazioni e il gioco collettivo aggregante era un’opportunità per stringere relazioni nuove. Un bell’esempio di ciò che affermo riguarda la squadra più longeva della nostra provincia di Vicenza: l’US Marosticense. Nata all’alba del 1900 all’ombra dei castelli medioevali della Città degli Scacchi, la squadra di Marostica è una società sportiva storica che ha avuto in Igino Costenaro, ex difensore degli anni 30 dell’Alessandria di Serie A, il pioniere dei vari alfieri portabandiera di questa piazza che si sono alternati per decenni nelle disfide calcistiche. La singolarità della storia-memoria che andrò a rievocare è il fatto che a rendere omaggio a questo club e a metterlo sugli scudi è un ex juniores avversario, oggi attempato seniores.
L’A.C. Thiene, squadra nella quale mi onoro d’aver giocato, fu una delle due contendenti (l’altra fu lo Zanè) per la corsa al titolo di quel entusiasmante torneo calcistico che fu il campionato a 16 squadre di Prima Categoria annata 1970-‘71. Allora la vittoria valeva 2 punti e la panchina era corta con il numero limite che arrivava al 13. Lo “scacco matto” alle formazioni avversarie di Thiene e di Zanè, venne dichiarato alla penultima gara dal termine dalla solida squadra della Città Murata: onore al merito! La mia simpatia per questa formazione nasce dal fatto che l’esperienza di quel campionato è stata davvero edificante e poi perché alcuni degli avversari di quella vittoriosa squadra avversaria li conosco personalmente.
Cosa non ultima, i colori ci accomunano: sono quelli rossoneri e per la mia città di Thiene sovrapposti dalla colomba della pace sullo scudo. Sì, è proprio la nostalgia il forte collante che rafforza i legami; rievoca un passato comune, incrementa il senso di appartenenza, consolidando la coesione sociale di una comunità o di un gruppo per diventare un’esperienza positiva più ampia da trasmettere alle nuove generazioni. Ma stop alle ciance e andiamo al sodo per descrivere una vicenda a 50 anni di distanza, condensando i ricordi riportati sull’opuscolo pubblicato 21 anni orsono, durante i festeggiamenti per il centesimo anniversario della fondazione dell’U.S. Marosticense 1900. La formazione che vinse quel campionato 1970-‘71 nacque dall’intuito di Angelo Zanotto che con l’allenatore Remigio Pozzan configurò una rosa di giocatori motivati e validi. Dallo Schio giunsero Zelio Campese, Mirco Corte, Carlo Ghezzo, Giuseppe(Uccio) Giaretton e Luigi Pizzato; da Sarcedo Nevio Pozzan; Lino Bonato dall’Angarano, mentre dall’Azzurra Sandrigo arrivò Adolfo Nodinelli a fare da secondo al giovane portiere Flavio Busa. Questi giocatori andarono a unirsi con il resto della squadra già in essere e cioè Liano Zanotto, Aldo Pison, Mario Maroso, Piero Faggion, Marco Agnolin e Luigi Busatta. Alla rosa di questi quindici elementi si aggiunsero a un certo punto del campionato due promettenti calciatori provenienti dalle squadre giovanili, Luigi Battistello e Ugo Marchi, i quali s’integrarono molto bene e furono aggregati in pianta stabile alla prima squadra. Il presidente Narciso Farina, omonimo del più famoso Giusi del Lanerossi Vicenza degli anni d’oro, era coadiuvato dal suo vice Sergio Ranzi. Completava il quadro generale, il dirigente accompagnatore Antonio Lunardon, detto Toni barbiere, col massaggiatore Angelo Sartori.
Nei primi allenamenti ci si accorse che, al di là della tecnica d’ogni singolo giocatore, si stava formando un gruppo coeso sia dentro sia fuori dal campo e ciò contribuiva nel formare un forte spirito di squadra per affrontare un campionato lungo e difficile come quello di Prima Categoria dell’epoca. Un calcio che non aveva squadre con panchine lunghe, perché si giocava con solo portiere di riserva (12°) e il 13°: stop. Adolfo Nodinelli e Liano Zanotto, alzando l’età media della compagine, con la loro esperienza, facevano da tutori ai più giovani. Già nella prima delle partite amichevoli, la compagine rossonera disposta nello scacchiere rettangolare del campo dimostrò la sua caratura andando a battere per 4 a 1 la blasonata squadra dello Schio, militante in Serie D, società che aveva ceduto durante l’estate precampionato alla piazza di Marostica, come ho già scritto, ben 5 pezzi importanti: due solide torri, due alfieri veloci e un purosangue di razza. La squadra era completata da un cavallo da tiro, dal re della porta e dalla regina di regia. Completavano la rosa dei 17 elementi nove pedoni di peso ben motivati e sempre pronti a sacrificarsi per la squadra in ogni gara. Le società che a inizio torneo ambivano alla vittoria finale erano: Cittadellese, Thiene, Zanè, Arzignano, Breganze, Azzurra Sandrigo. “Buona alla prima”si può bene affermare! L’inizio del torneo, infatti, fu propizio per la squadra di Marostica che andò subito a vincere in trasferta sul campo cimbro dell’Asiago Altopiano per 3 a 2.
Giuseppe (Joe) Bonato
continua nella seconda parte