Sergio Viganò lavorava come massaggiatore alla Sampdoria negli anni dello scudetto e delle coppe. Oggi ha ottant’anni, e ancora segue le sorti della maglia “più bella del mondo”. Di quella squadra, Massimo Rossi era il magazziniere, ed è rimasto in servizio fino al 2018: con questi chiari di luna, dati i crismi entrambi avrebbero potuto essere eletti a furor di popolo quale nuovo presidente della società blucerchiata. Figurarsi Marco Lanna, che il campionato lo vinse sul campo, spodestando un’istituzione come il capitano Luca Pellegrini.
È del tutto evidente (come scrive Enrico Veronese su “Il Foglio”) che, alla ricerca della verginità perduta, l’assemblea dei soci – nella riunione svoltasi, chissà poi perché, a Mestre – non poteva che attingere alla fonte di ogni bene doriano, il periodo in cui Paolo Mantovani era e rappresentava anche pubblicamente l’esatta antitesi di Ferrero.
Non vi è solo la damnatio memoriae alle viste, considerando anche il ritorno in auge dell’avvocato Antonio Romei, prima braccio destro del vulcanico Viperetta e poi da costui estromesso: la nomina di Marco Lanna come presidente della Sampdoria rientra in pieno nello spirito del 2021, il trentennale del primo e unico titolo nazionale conquistato dalla banda Boskov. Un’arcadia che mai potrà essere dimenticata da mezza Genova e pure dall’altra, non solo per gli inediti successi sportivi infrantisi a Wembley: la Samp di allora piaceva già da qualche anno per il gioco arioso e la sfrontata irriverenza d’immagine, la giovane ye-ye era diventata un po’ la seconda squadra di tanti.
Non di tutti: memorabili le filippiche di Vladimiro Caminiti, decano dei cronisti sportivi, nei media torinesi e ricambiate dagli striscioni degli Ultras Tito Cucchiaroni in gradinata sud a Marassi.
Solcando la nostalgia, pur comprensibile, fanno un po’ tenerezza i candidi tentativi di recupero di quel periodo, in un calcio ormai così differente e incarognito: sull’onda dell’abbraccio europeo tra Mancini e Vialli, anche Lombardo è nello staff azzurro, così come Evani che allora vinceva col Milan ma più tardi sarebbe stato blucerchiato (anche se in Nazionale il nome di Lanna, due sole presenze, è legato ai brividi e agli spifferi contro la Svizzera a Cagliari).
Altro modo di trattare le bandiere, si direbbe, rispetto ai tanti casi Antognoni che negli ultimi anni hanno diviso le tifoserie al loro interno: ma soprattutto, Lanna presidente è una zolletta ammannita ai fan mentre la squadra di D’Aversa si riassesta fuori dalle secche di classifica. Tutte e tutti, al Doria, però aspettano soltanto che dietro al gioco di carte societario l’ex libero tricolore tenga il posto in caldo per il grande sogno: Vialli presidente, senza più ospiti indesiderati dentro di sé e dentro l’assetto societario.