Essere il fratello di Diego Maradona non è stato per nulla facile per Hugo, detto “El Turco” per la sua carnagione olivastra, fratello minore de “El Pibe De Oro“. Di piede destro, è protagonista nel 1985 con l’Argentina ai Mondiali Under 16 in Cina. Stesso ruolo del fratello, quello di fantasista: in quell’edizione mise a segno anche una doppietta contro il Congo. Successivamente fa il suo debutto in Primera Division vestendo la maglia dell’Argentinos Juniors e partecipando a diversi raduni dell’Albiceleste dopo il Mondiale vinto in Messico.
Con l’Argentinos colleziona dopo due anni 19 presenze condite soltanto da un gol. Dopo aver vinto il Mondiale e fresco campione d’Italia con i partenopei, Diego cerca di convincere il presidente Ferlaino di portarlo a Napoli. Nell’estate del 1987 viene acquistato proprio dal Napoli per 300 mila dollari. Gianni Brera commentò così un anno prima il suo possibile arrivo in Italia: “Hugo Maradona, che somiglia al fratello in tutto fuorché nel genio”.
Hugo Hernán Maradona, dunque, arrivò in azzurro, ma venne subito girato in prestito, visto che si poteva tesserare soltanto due stranieri per club: Diego e Careca erano già presenti all’epoca.
Maradona e la società gli cercarono un posto in massima serie: si provò con l’Avellino, forse per vicinanza con il capoluogo partenopeo, che però rifiutò, non senza provocare l’irritazione di Diego: “Vinicio può dire di mio fratello ciò che vuole, ma dopo averlo visto giocare, non prima”, così commentò il gran rifiuto della squadra irpina. Alla fine il calciatore argentino venne girato in prestito.
Le presenze di Maradona Jr in bianconero furono 19, di cui 13 in campionato (tre da titolare) e sei in Coppa Italia.
Il 18 agosto 1987 Hugo Maradona si unisce all’Ascoli. Assieme al brasiliano Walter Junior Casagrande forma la coppia straniera della squadra bianconera, affidata al tecnico Ilario Castagner con l’obiettivo di conquistare la salvezza.
“Sono Maradona, ho un nome da rispettare. – dichiara il giorno della sua presentazione ufficiale, dopo esser arrivato a bordo di una Mercedes nera in compagnia della fidanzata napoletana – Sono molto contento e devo dimostrare che posso giocare in Serie A. Farò di tutto per fare goal al Napoli e dribblare mio fratello”.
“Paragoni con Diego è inutile farne, – aggiunge – lui è troppo bravo. Io cerco solo di conquistare il mio spazio nel campionato più bello del mondo”.
“Hugo non è una scommessa ma un grande giocatore, – assicura Costantino Rozi – abbiamo fatto un affare a prenderlo e vedrete che in campionato farà faville. Maradona è un giocatore di classe superiore, potenzialmente simile al fratello Diego, intanto il nostro Hugo è più bello: anche i nuovi compagni di squadra sono tutti con lui”.
I cambi saranno un po’ il trade union di tutta la sua stagione. Il 13 settembre debutta in Serie A, entrando in campo al 67′ al posto di Domenico Agostini nella sfida interna con la Roma, terminata 1-1.
“Il baby Maradona si è installato in un appartamento con un’amica napoletana. – scrivono – Ha diciotto anni, la faccia imberbe, una tecnica semi-squisita che sciorina al debutto ma nessuna voglia di soffrire”.
Nella seconda giornata, al San Paolo, c’è il confronto diretto fra i due Maradona. Ma al contrario di quanto aveva dichiarato nelle sue intenzioni, Huguito, come lo chiamano di frequente i tifosi ascolani, non riuscirà a dribblare suo fratello Diego. Sono anzi i partenopei a imporsi 2-1.
L’argentino non riesce a incidere, i ritmi alti sembrano metterlo in grossa difficoltà. E anche i giudizi dei giornalisti sui quotidiani iniziano a mettere in dubbio le reali qualità del fratello minore di Diego. Quest’ultimo si preoccupa per Huguito, tanto da andare a parlare con il tecnico ascolano.
“Ogni tanto veniva per chiedermi come stava andando suo fratello. Un giorno mi disse: ‘Perché lo cambi sempre?’”.
Castagner lo alterna in campo e in panchina, lui a un certo punto si stufa e litiga con l’allenatore, che dopo l’undicesimo turno lo spedisce costantemente in panchina o in tribuna.
L’Ascoli comunque si salva, ma per Hugo l’esperienza italiana è già finita.
“Aveva una buona tecnica e dei colpi geniali. – dirà di lui Castagner ai microfoni di Dribbling – Certamente non era formato atleticamente e fisicamente, quindi faceva fatica a reggere i novanta minuti. Ma forse un’altra possibilità l’avrebbe meritata”.
“Che bei ricordi quelli in bianconero – disse in un’intervista al Carlino nel 2016 Huguito –. Avevo già vissuto l’importante esperienza in Nazionale Under 16, in squadra con me c’erano giocatori importanti come Redondo e altri. Ma quella in Italia fu la prima vera esperienza lontano da casa. In serie A c’erano mio fratello al Napoli, Gullit e Van Basten al Milan, Boniek e Voller alla Roma, Laudrup alla Juve e chi più ne ha più ne metta. Se ho avuto l’onore e il piacere di affrontarli lo devo all’Ascoli e al presidente Rozzi, che era veramente fantastico, il migliore mai avuto. Non ci faceva mancare niente e ci dava tutto ciò che prometteva. Si arrabbiava a morte solo con i giornalisti e gli arbitri… E aveva ragione!”.