Perchè Maradona giocò con la maglia numero 16
Nov 8, 2021

La domenica appena trascorsa è stata più tranquilla del solito, campionato fermo per consentire alle nazionali di terminare la corsa verso Euro ‘92. Ora però è di nuovo tempo  per i club che scendono in campo per le Coppe europee: c’è la Coppa dei Campioni e sarà l’ultima vera edizione prima del nefasto avvento della Champions League. In campo vanno solo i veri vincitori dei singoli campionati, con il nuovo format non accadrà più… È il ritorno del secondo turno, e il Napoli, campione d’Italia in carica, affronta i sovietici dello Spartak Mosca, andata al San Paolo 0-0. Questa è la mera introduzione, da adesso in poi si entra nel campo della storia.  

Il Napoli ha iniziato la stagione in maniera strana: vittoria straordinaria in Supercoppa contro la Juventus di Champagne Maifredi, pessimo avvio in campionato con tanti pareggi e un primo turno di Coppa Campioni passato facilmente contro gli ungheresi dell’Ujpesti Dosza.

Mosca impazzì per Diego

La croce e delizia dei partenopei è ancora e sempre una sola: Diego Armando Maradona.  Il pibe de oro dopo un paio di anni di rientri difficili dalle vacanze, quest’anno è arrivato addirittura prima del dovuto e sembra in forma psicofisica smagliante… ma ben presto ci si accorge che non sarà così. Diego inizia a saltare gli allenamenti, ingrassa ed è al centro di diversi scandali, si parla di droga, di donne. Insomma un gran caos. A sprazzi però regala ancora magie inenarrabili come la doppietta nel primo  turno di Coppa Campioni e la grande prestazione all’andata contro lo Spartak. Come detto il campionato domenica 4 novembre non si è giocato e il Napoli è pronto a partire per Mosca nella mattinata del lunedì.

Quando Maradona ha giocato una partita senza essere il numero 10 del Napoli. Poi entrò proprio al posto di Zola che indossava la sua maglia

Domenica pomeriggio Diego chiama il team manager Gigi Pavarese e gli chiede di preparare tutti i documenti, a Mosca vuole esserci. Sembra tutto a posto, ma all’aeroporto di Capodichino Diego non arriva. Marcos Franchi, il suo nuovo manager, chiama il dg Luciano Moggi e gli comunica che il pibe non partirà. Moggi ha una crisi di nervi, sbraita, urla, fuma come mai prima, alla fine decide di andare personalmente, insieme a Crippa, Ferrara e De Napoli, in via Scipione Capece, la dimora maradoniana a Posillipo.  In casa ci sono Franchi, Claudia, la moglie, e Fernando Signorini il preparatore storico di Diego. I compagni cercano di parlare con il Diez, ma è chiuso in camera, non li riceve nemmeno.  Nessuno lo dice, ma tutti lo sanno: Diego ha passato un’altra notte insieme all’amata “dama bianca” e non è in grado di alzarsi dal letto.

Toccato duro dai difensori russi

Moggi è furibondo, rientra a Capodichinoe di fronte a decine di giornalisti dice che chi non parte con la squadra per Mosca non giocherà. Con cinque ore di ritardo, e senza il proprio Capitano a bordo, il charter del Napoli decolla destinazione Mosca. Gli azzurri arrivano in serata all’Hotel Berlin, ora Savoy, un cinque stelle nel cuore della capitale sovietica. Sovietica??! Essì l’Urss è ancora una realtà, anche se è ormai vicina alla totale disgregazione, e la città è blindata poiché il 7 novembre, giorno della partita, è prevista la sfilata militare sulla Piazza Rossa che commemora la Rivoluzione d’Ottobre e parlerà anche il presidente Gorbaciov. Il Napoli intanto si risveglia martedì 6 novembre con il morale a terra, Moggi e Ferlaino sono scuri in volto, Bigon e i suoi ragazzi sanno che dovranno fare a meno  ancora una volta del proprio Capitano. I giornalisti al seguito degli azzurri, cercano di avere informazioni, ma senza internet e con i cellulari che sono ancora un miraggio tutto è molto complicato.

A fine partita con Massimo Mauro

Nel tardo pomeriggio, il clima nella hall del Berlin, inizia a farsi elettrico, si sente qualcosa di strano nell’aria. Sembra che Diego sia uscito dalla casa di Posillipo, in direzione aeroporto di Capodichino. A questo punto prendiamo in prestito le parole di un giornalista, Carlo Alvino, al tempo giovane inviato che seguiva il Napoli a Mosca: “io e il mio cameraman eravamo nella hall dell’Hotel Berlin erano le 23 quando iniziammo a ritirare gli attrezzi per rientrare nel nostro modesto albergo. Ad un certo punto mi si avvicinò Carlo Iuliano, addetto stampa del Napoli, che mi disse testuali parole: ‘se fossi in te non me ne andrei’, decisi di dargli retta e ci risedemmo sui divanetti. Attorno alle 24, arrivò una lunga auto scura davanti all’hotel, le porte si aprirono e ne uscì una figura indefinita avvolta in una pelliccia di volpe scura, strabuzzai gli occhi: era Diego!!!”

La delusione a fine gara

Quel diavolo di un Maradona ne aveva combinata un’altra delle sue, ripresosi dalla nottata precedente aveva noleggiato un aereo privato per 30 milioni di lire e insieme al suo clan aveva raggiunto Mosca. Già questo racconto potrebbe bastare, ma da ora in avanti si entra nel campo della leggenda. Diego appena arrivato e dopo aver salutato Carlo Iuliano, va nella sua stanza ed ha fame, ma sono le 00.30 e siamo in Urss, la cucina dell’albergo è chiusa. Dopo essersene ovviamente lamentato, contro ogni consiglio, Maradona decide di uscire: vuole visitare la Piazza Rossa. Ci si fa portare, ma come detto in precedenza la piazza è transennata e controllata dagli uomini dell’Armata Rossa a causa della sfilata militare del giorno seguente. Diego, accompagnato da Claudia e Franchi, si avvicina alle transenne e viene, ovviamente respinto. Sono quasi le 2 di notte la temperatura è -12 gradi. Ad un certo punto però, uno dei soldati, lo guarda bene ed esclama: “Maradona!!”.

L’eliminazione del Napoli sui quotidiani italiani dell’epoca

Le transenne si aprono, Diego viene fatto passare e insieme a Claudia visita sia la piazza che il mausoleo di Lenin, da soli in una piazza deserta e ghiacciata. Ecco, da sempre, tra tutti gli episodi che hanno riguardato Diego a Napoli questo è quello che preferisco. In questi tre  giorni del 1990 c’è tutto Maradona: la sua malattia, la sua pazzia, il suo cuore enorme, la sua grandezza. Il giorno dopo ci sarà la partita e il Napoli verrà sconfitto ai rigori sotto un’abbondante nevicata, Diego entrerà al 65’ segnando il suo rigore, ma non basterà. Il Napoli viene eliminato dall’ultima Coppa dei Campioni della storia e di cui sarebbe stato uno delle favorite e da quel momento Maradona si perderà definitivamente e al cento per cento. Rimane però un’immagine storica, leggendaria che ha segnato la mia infanzia e di cui ho un ricordo vivo: Diego impellicciato che cammina in una Piazza Rossa totalmente vuota insieme a Claudia.

Andrea Ferrandino

Condividi su: