Non ti preoccupare: il 30 ottobre non è un giorno normale, come tutti gli altri. Non lo sarà mai, non può proprio esserlo. Il 30 ottobre è il giorno del fútbol, il 30 ottobre da ormai 61 anni è il giorno dedicato a D10S, al Pelusa, al Diegote, al Barrilete Cósmico, al Gordo querido, al Pibe de Oro.
Oggi è il tuo giorno, adorato Diego Armando Maradona, e sempre siano lodati il Citoro e la Doña Tota che ci hanno regalato il miglior calciatore di ogni tempo, che ci hanno permesso di poter godere del miglior spettacolo che sia mai andato in scena in un campo di pallone. Per la prima volta, però, questo 30 ottobre è un giorno strano, un compleanno divino che spiazza noi umani. Sembra ieri quando, esattamente un anno fa, piangevamo tutti, e di gioia, per i tuoi 60 anni: da Villa Fiorito a Napoli, da La Paternal a La Repùblica de La Boca, da Barcellona a Sinaloa fino a Siviglia, alla Bielorussia, alla Siria, all’ultimo angolo de Las Malvinas.
Oggi è diverso, completamente diverso. No, non preoccuparti, Pelusa: nessuno quaggiù s’è scordato di te. Te lo dimostrano, ai 4 angoli del Globo. Te lo dimostra l’Argentinos Juniors: nello stadio di Buenos Aires che porta il Tuo nome si svolgerà una partita omaggio tra Las Cebollitas, le giovanili del Bicho di quando giocavi tu, e la tua Selección albiceleste campione del mondo nel 1986. In tutti gli stadi d’Argentina i match si fermeranno al minuto 10 per un applauso lungo, lunghissimo, da brividi.
Un applauso eterno, eterno come te. A 15 mila km di distranza, in Italia – come ha fatto presente Roberto Colombo su “Tuttosport” – in un piccolo centro del Molise, Castellino del Biferno, il sindaco più maradoniano di questa galassia e pure delle altre inaugurerà la Statua del Diego vivente. In mille e mille case risuonerà una, dieci, cento volte la canzone che ti ha dedicato El Potro Rodrigo Bueno, “La mano de dios”. E piangeremo, eccome.
Di gioia, senza dubbio, perché siamo stati privilegiati a vederti giocare, a sentirti parlare, mai banale, mai scontato, sempre fuori dai cliché ma puntuale nell’analisi, che si parlasse di calcio o di politica. Piangiamo, di tristezza: perché il mondo ha bisogno di supereroi, meglio ancora se con umanisssime debolezze e viziacci che rendono l’idolo assoluto più simile all’uomo comune.
E il supereroe più amato dagli umili, la bandiera degli oppressi, il paladino degli afflitti non c’è più e ci ha lasciato qui a dribblare i problemi, la vita. Mille volte, negli ultimi 11 mesi, abbiamo ripetuto la frase: “Cos’avrebbe detto, il Diego!”. E tu mandavi segnali: la tua Argentina che vince la Copa América in casa del Brasile; l’Italia che vince l’Europeo a Wembley, tana dell’Inghilterra che tu odiavi. Ci sei, lo sappiamo. Ci manchi, sappilo. Feliz cumpleaños, Pelusa. Buon compleanno, Diego adorato.
La foto sotto il titolo è di Sergio Siano