Nicolò Zaniolo. Giusto. Doveroso. Inevitabile. Ma nella storia del club giallorosso c’è chi ha fatto addirittura meglio. Si tratta di Guido Ugolotti, classe 1958, che fino al 2020 allenava a Malta. Il quale, all’inizio della stagione 1977-‘78, segnò tre volte nelle prime tre giornate di campionato. Un gol al debutto contro il Torino all’Olimpico (2-1), uno a Perugia (3-2 per gli umbri) e il terzo ancora in casa contro il Foggia (1-0).
Il giorno del primo gol in Serie A (11 settembre 1977), Ugolotti, attaccante cresciuto nel settore giovanile giallorosso, aveva 19 anni e 14 giorni, esattamente 163 giorni meno di Zaniolo, andato a segno contro il Sassuolo (26 dicembre 2018) a 19 anni, 5 mesi e 24 giorni. Qui, per carità, non si vuole fare alcun tipo di paragone tra i due, e neppure con Valter Casaroli, gol all’esordio in A l’8 febbraio 1976 (Cagliari-Roma 1-5: 18 anni, nove mesi e 26 giorni), bis nella partita successiva e gol pure alla quarta; se mai, si vuol capire, da uno che c’è passato, cosa non si deve fare per non perdere la testa in una città come Roma quando sei un ragazzino e il tuo nome è sulle prime pagine di tutti i giornali.
“E a quel tempo non c’erano i social, c’era solo la Rai e le trasmissioni sportive in tv erano davvero poche – ricorda – Non c’era la cassa di risonanza attuale, ma se tu giochi con la Roma e a diciannove anni segni tre gol di fila la vita ti cambia in maniera automatica. Io, ad esempio, ricordo che il giorno dopo il gol al Torino feci un lungo servizio fotografico per il Guerin Sportivo… Fino alla settimana prima ero un illustre sconosciuto che giocava con la Primavera. Restare con i piedi per terra, con la gente che ti riconosceva per strada, con i tifosi che ogni minuto ti chiedevano l’autografo non è stato facile”. Il trucco, o il segreto, per riuscirci ha basi semplici. “In certi casi, conta la famiglia. Conta l’educazione che ti hanno dato i tuoi genitori, conta poggiare su valori concreti. Io, sotto questo aspetto, non ho avuto problemi: mio padre lavorava all’Enel, la mia famiglia era molto semplice e non ho avuto difficoltà a restare nella realtà. Sono nato in Toscana, ma Roma la conosco bene: ti basta un attimo per svalvolare”.
Ugolotti, chiusa la carriera di calciatore nel 1991: con la Roma 46 partite, 11 reti e tanti gravi infortuni; ultima presenza in Roma-Ascoli 2-1, 9 maggio 1982, ma ha anche indossato le maglie di Avellino, Pisa, Campobasso, Arezzo, Latina, Forlì, Brindisi e Piacenza. Con i Lupi molisani segna una rete a suo modo storica, quella che permette al Campobasso di battere la Juventus di Platini e Boniek nell’andata degli ottavi di finale della Coppa Italia 1984-‘85, nel giorno dell’inaugurazione dello stadio Nuovo Romagnoli.
Come detto ha lavorato a Malta: ha guidato anche il Floriana di Riccardo Gaucci: “Il livello del calcio maltese è paragonabile a quello della Lega Pro in Italia”. E in passato ha allenato in molti club italiani (“Ho fatto la B con il Grosseto”) dopo aver cominciato nelle giovanili della Roma. “Nella mia Primavera c’erano De Rossi, Aquilani, Pepe, Bovo, Ferronetti… Tutti ragazzi che hanno fatto del calcio la loro professione, e il ricordo mi riempie di soddisfazione. Daniele De Rossi, a dire il vero, l’ho avuto anche con i Giovanissimi: aveva tutto un altro fisico, giocava da attaccante ma si vedeva già in quel periodo che ci sapeva fare. E non mi sono sbagliato…”.
Fonte: “ll Messaggero”