Siamo in un piccolo magazzino del teatro delle Muse ed alcuni uomini si riuniscono, come è successo in tante altre realtà, per dar vita a quello sport che tanto sembra appassionare la folla, ovvero il calcio. E’ il 1905 ed alcuni marinai inglesi che sostano ad Ancona per motivi di lavoro danno vita all’Unione Sportiva Anconitana! Nei primi anni la neonata società non è iscritta a nessun campionato ufficiale e si limita a disputare qualche partita con gli operai del piroscafo “Britannia”, come accadde nel 1911. In quel periodo si fa largo un giovane ragazzo, Pietro Recchi (farà il presidente del club), che dopo esser andato in Inghilterra per lavoro ed aver assistito ad una partita del Liverpool, rimane positivamente colpito da quel rosso vivo che contraddistingue le divise dei Reds, appunto; torna ad Ancona soddisfatto e con una valigia piena di divise appena acquistate. Quel rosso sarà tipico della squadra marchigiana per sempre, escludendo il periodo di “gemellaggio” con l’Emilio Bianchi che porterà in dote un giallo acceso, eliminando temporaneamente il bianco.
L’Ancona si fa spazio nel calcio che conta e disputa negli anni venti per ben cinque volte il campionato di Prima Divisione ma non manterrà l’andamento nei periodi successivi. Dall’istituzione del girone unico infatti, solo due campionati di A vedranno la presenza del club marchigiano e termineranno entrambi con la retrocessione. Nel dopoguerra ci saranno diversi saliscendi e nella stagione ’47-’48 i biancorossi si vedranno squalificare il campo per diversi mesi; si gioca Ancona-Pisa e l’arbitro felsineo Vannini non fischia nei minuti finali un chiaro rigore per i padroni di casa. I “tifosi” marchigiani fanno invasione di campo e picchiano selvaggiamente il direttore di gara che finirà in coma…la sanzione è inevitabile quanto giusta.
Nel ’50-’51 i dorici raggiunsero la Serie B ma quella fu l’ultima partecipazione di “livello”; infatti, per la bellezza di 37 anni, i biancorossi dovettero misurarsi con palcoscenici molto meno importati, facendo l’elastico fra la C e campionati dilettantistici. Siamo a fine anni ottanta ed arriva il momento di mister Vincenzo Guerini che siede sulla panchina dei marchigiani e sposa a pieno il progetto della società. L’allenatore ha un conto aperto con quel destino che tempo prima gli aveva bloccato il futuro da calciatore a soli 22 anni ed ora ha tutte le intenzioni di scrivere pagine importanti con un’altra veste.
Il 7 giugno 1992 va di scena allo stadio Dall’Ara Bologna-Ancona e i tifosi biancorossi si presentano in 12mila perché sentono che l’aria della promozione sta soffiando intorno a loro; i rossoblu si portano in vantaggio ma il pareggio di Ermini è decisivo per la matematica ed ecco che l’Ancona si affaccia in Serie A per prima volta da quando esiste il girone unico!
L’entusiasmo è alle stelle ma verrà smorzato l’anno dopo in seguito ad un campionato ben sotto le aspettative dove, togliendo il “condor” Agostini ed il magiaro Dètari, deluderanno un po’ tutti.
Con la retrocessione scontata già in inverno, l’Ancona dovrà sudarsi i palcoscenici di prestigio ma nella stagione ’93-’94, trascorsa in cadetteria, tornerà a far parlare di se dopo una strepitosa cavalcata in Coppa Italia che la porterà a giocarsi il trofeo fino al secondo tempo della finale di ritorno.
L’avversario è la Doria di Gullit e compagni che non vincono fuori casa ma asfaltano i biancorossi fra le mura amiche, rifilando sei goal nella ripresa. Pur stando in B, l’Ancona elimina Giarre, Napoli, Avellino, Venezia ed il Torino in semifinale…è mancato veramente poco per l’impresa! Negli anni successivi il club marchigiano non brilla in campo e rischia il fallimento nel ’97-’98 ma rimane viva e nello spareggio play-off di Perugia nel gigno del 2000, valevole per la promozione in B, si toglie lo sfizio di eliminare i rivali dell’Ascoli con una finale al cardiopalma.
Zero a zero il punteggio finale e tempi supplementari; vantaggio ascolano al 110esimo minuto che avrebbe spezzato le gambe a chiunque ma non all’Ancona che pareggia a due minuti dalla fine ed ha le meglio in virtù del miglior piazzamento in classifica. Nel 2003 si torna in A ma la stagione, seppur particolarmente nostalgica, si rivela un insuccesso clamoroso. Record negativo di punti, di goal subiti ed un “Parente” qualsiasi che rischia una brutta fine dopo aver “stuzzicato” il gigante Stam. In quella stagione ci fu una sessione di mercato invernale degna dei migliori esodi e ben 46 giocatori registreranno a fine stagione almeno una presenza in campo.
Fra giovanissimi già senza futuro e vecchie volpi in procinto di pensionamento, l’Ancona cambierà ben quattro tecnici in un solo campionato (Gigi Simoni aveva iniziato la preparazione) e concluderà il tutto con appena 13 punti e due vittorie ottenute a giochi fatti. La pagina moderna è una delle più tristi del nostro calcio dove il club biancorosso è stato vittima di 3 fallimenti in tredici anni ed ora è ben lontano dalle realtà che gli dovrebbero aspettare.
In attesa di un grande ritorno, stiliamo una top 11 dell’Ancona calcio…e non crediate che i nomi siano di poco spessore. Peccato non aver inserito i recordman Gadda e Fontana, piuttosto che il pittoresco Centofanti o bomber Ganz, però sono sicuro che non rimarrete delusi. Ma che ne sanno di Eddy Baggio e Max Vieri insieme…
MARCO STORARI ( 1998-2002) Fra i pali non possiamo che citare il portiere pisano, uno di quelli che hanno smesso dopo i quarant’anni. Nonostante si sia fatto notare da diversi anni in campo ( e fuori per quella fascetta in testa a causa di capelli ingestibili) solo ad età avanzata comincia a calcare palcoscenici importanti.
Al Milan in sei mesi senza fare presenza vince la Champions 2007 per poi conquistare quattro scudetti di fila in bianconero, come portiere di riserva. Con l’Ancona non respirerà l’aria di Serie A ma sarà protagonista in positivo dello storico play-off contro l’Ascoli. LUIGI SARTOR (2004) Uno dei tanti nomi di rilievo acquistati dalla dirigenza durante il corso della stagione 2003-2004. Gigi nel capoluogo marchigiano arriverà a gennaio senza poter evitare la retrocessione ma la sua “autenticità” calcistica l’aveva già ottenuta molto prima. Vince 3 volte la coppa Uefa con ben tre squadre diverse e tanto di doppietta fra ’97 e ’98.
Da giovane di prospettiva a giocatore mediocre ma assoluto recordman in questa speciale classifica. OSCAR RUGGERI (1992-1993) Appena un miliardo ed ottocento milioni di lire per portare ad Ancona il campione del mondo 1986 e vicecampione nel 1990. Bastava vedere il palmares per convincersi della bontà dell’acquisto ma il “Cabezon” deluderà tutti. Insieme al “El Raton” Zarate saranno presi di mira da tifosi e società per una stagione da dimenticare. Eppure quanti scudetti fra Argentina e Spagna e non solo, Oscar alzerà da protagonista pure la libertadores e l’intercontinentale 1986; praticamente conquisterà tutto con la sua Argentina…Mondiale, Confederations e ben due Coppe America! MARCO BARONI (1994-1995) L’ex tecnico del Benevento conclude il terzetto del reparto difensivo e la sua presenza non poteva di certo mancare. Ad Ancona disputa una sola stagione ma ben prolifica sotto porta; addirittura 4 goal per il difensore centrale e fascia da Capitano assegnata da mister Perotti. Baroni però è soprattutto uno dei protagonisti dello scudetto napoletano 1990!
Sotto il Vesuvio trascorre due stagioni ma i due goal durante la prima esperienza saranno ricordati a vita: quello al Bologna è il numero tremila nella storia del club e quello alla Lazio sarà decisivo per la conquista del tricolore all’ultima giornata…niente male! GIANLUIGI LENTINI (1988-1989) Gigi inaugura la zona di centrocampo essendo passato in prestito con i dorici per una stagione. Il talentino piemontese tornerà alla base e si metterà in mostra con i granata, attirando le attenzioni del presidente rossonero Berlusconi. Classe pura per Gigi ma con poca mentalità da professionista. Si schianta a 200 km/h con la sua macchina rimanendo clamorosamente vivo ma come calciatore non sarà più lo stesso che avevamo apprezzato in precedenza. Ciò non toglie che nella sua bacheca ci siano la bellezza di 3 scudetti e la Champions 1994. Dino Baggio (2004) Anche il Baggio meno celebre, come Sartor, vive per soli sei mesi la disastrosa stagione del 2003-2004. Ormai sul finire della sua carriera, l’esperienza dorica non potrà mai rovinare tutto quello fatto di buono prima. Dino è protagonista ad Usa94 con i goal fatti a Norvegia e Spagna e a livello di club fa ampliamente parte del miracolo Parma.
Alla fine conquisterà 3 volte la coppa Uefa e l’orgoglio di aver indossato le maglie fra le più prestigiose d’Italia. LAJOS DETARI (1992-1993) Un po’ di classe pura serve sempre in squadra e non inserire Lajos Detari sarebbe stata pura follia. Il “Platini magiaro” rimane uno delle poche note positive di quella stagione marchigiana. Nove goal a fine campionato e doppietta storica all’Inter nel dicembre 1992 per l’inaugurazione del nuovo stadio biancorosso; in un campo impraticabile Lajos sigla due reti e mette a referto pure l’assist per un 3 a 0 finale che Zenga ancora ricorderà nei suoi peggiori incubi. Tutto da solo, come in quella amichevole del 1986 fra Ungheria e Brasile dove il mondo conobbe realmente chi fosse e la sua classe. Che peccato quella passione per l’alcol!
EUSEBIO DI FRANCESCO (2003) E’ fra i nomi di spicco dell’Ancona nell’estate 2003 ma il matrimonio durerà poco e si concluderà con la riapertura del mercato in inverno. Da sempre uno che fa la differenza in campo, Eusebio prima si farà notare nel Piacenza tutto italiano per poi diventare titolare nella Roma del presidente Sensi. Con i capitolini conquisterà lo scudetto del 2001 ma purtroppo non sarà uno dei protagonisti a causa dei continui e gravi infortuni. GYULA ZSENGELLER (1949-1950) Lo sappiamo, qui si va fuori di gran lunga dal periodo anni ottanta/novanta ma essendo una top11 non potevamo citare lui, il bomber ungherese Zsengeller! Altro magiaro presente in lista sinonimo dell’ottimo rapporto fra Ungheria ed Ancona. Gyula sbarca in Italia alla Roma dove viene ribattezzato il “Professore” ma con i giallorossi non è più il goleador di un tempo. Cosi approda addirittura in serie C nell’Anconitana e con 18 goal spinge i dorici verso la promozione in cadetteria! Prima delle parentesi italiane seppe farsi amare in patria, con lo Ujpest, dove collezionò più goal che presenze (368 goal in campionato su 301 partite). Nella sua nazionale si mise in mostra anche nel Mondiale del ’38 dove sfidò in finale gli azzurri di Pozzo; i magiari uscirono sconfitti e Gyula non timbrerà il cartellino come gli era facilmente riuscito nel corso della competizione.
DARIO HUBNER (2003) Anche lui come Di Francesco inizierà la stagione con i dorici per poi terminarla a Perugia. Il Bisonte di Muggia non poteva mancare anche se proprio quella dorica sarà la sua unica maglia in carriera che non porterà al goal, nemmeno una volta. Per il resto che dire: capocannoniere in C1, B e in A rispettivamente con Fano, Cesena e Piacenza. Esordio nella massima serie a 30 anni suonati e subito in goal davanti ad un San Siro trepidante per la prima di Ronaldo. L’Inter vinse ma senza goal del Fenomeno…Darione iniziò da lì a farsi amare e conoscere meglio. MARIO JARDEL (2004) L’attaccante di Fortaleza è la vera punta di diamante per questa classifica, meno per l’Ancona. Quello sbarcato ai piedi del Conero è la brutta copia del giocatore ammirato negli anni novanta e che fece passare per uno qualunque anche sua maestà Paolo Maldini.
Appesantito e visibilmente fuori forma, Jardel giura da subito di voler salvare la squadra e che ritroverà la migliore condizione in un paio di settimane. La presentazione allo stadio è delle più comiche; c’è Ancona-Perugia e Mario deve andare a salutare i propri tifosi ma a causa dei colori sociali identici si indirizza nella direzione sbagliata. Altrove due volte scarpa d’oro, cinque volte miglior marcatore in Portogallo, Libertadores e campionati vinti da solo…ad Ancona solo “LARDEL”.
Luca Fazi