Doveva far dimenticare la maledizione dei terzini sinistri dell’Inter, cominciata dopo l’addio a Roberto Carlos, ha finito con l’incarnare per sempre il peggior incubo di tutti i tifosi della Beneamata. Dici Vratislav Greško e pensi a solo una cosa, una data, un ricordo che ancora fa piangere. Cinque maggio del 2002, il giorno in cui l’Inter che già si sentiva lo scudetto cucito sul petto, perse all’Olimpico contro la Lazio per 4-2 e lasciò il tricolore alla Juventus. Furono proprio gli errori di Greško ad agevolare il successo dei biancocelesti: il flashback indimenticabile di quella partita è quasi tutto in quel maldestro retropassaggio di Greško a Toldo che permise a Poborsky di portare la Lazio sul 2-2 prima del crollo finale, prima delle lacrime di Ronaldo sostituito che in panchina si tiene la testa tra le mani, prima dell’impotenza di Héctor Cúper che vedeva crollare tutto il castello.
E dire che per Greško quella del 5 maggio non è stata l’unica disfatta di queste proporzioni. Infatti si scoprì che con lui in campo sia il Bayer Leverkusen che l’Inter Bratislava, nonostante i favori del pronostico, avevano perso prima di allora il campionato all’ultima giornata.
Ormai è visto come una sorta di gatto nero e lascia l’Inter. In uno scambio con Almeyda si accasa al Parma. In prestito però, e la sua avventura in terra emiliana dura però pochi mesi, in cui accumula 5 presenze: nel gennaio del 2003 Greško viene infatti ceduto, sempre a titolo temporaneo, al Blackburn, poi nel 2004 subisce un brutto infortunio ai legamenti del ginocchio, il contratto scade e torna in Germania, prima al Norimberga e poi di nuovo al Bayer dove chiude la carriera nel 2009 con più bassi che alti. Si tratta però di un ritiro provvisorio dato che, nel 2011, all’età di 34 anni, il Podbrezova, squadra della seconda divisione slovacca, lo riabilita al calcio giocato mettendolo sotto contratto, fino al suo ritiro datato giugno 2015. E ora, da buon protagonista principale di quello che fu un vero e proprio dramma, Gresko si è dato… al teatro. Quello che gestisce a Banská Bystrica, la città che calcisticamente gli ha dato i natali. Nella sua seconda vita, dopo essere stato protagonista sul palcoscenico, il Signor 5 maggio ora si muove e tira le fila da dietro le quinte. Programmi, marketing, pubblicità, tutto ciò che c’è da organizzare.