Ci sono storie con il lieto fine. Altre come quella di Andrea Seno che hanno un “dolce” finale. Uno dei tanti giocatori della classe operaia che hanno saputo guadagnarsi un pezzo di paradiso, arrivando a giocare nell’Inter, nel suo caso. E che dopo la fine della sua carriera in campo, ha saputo reinventarsi, e alla grande, fuori.
Andrea Seno è nato a Burano vicinissimo a Venezia il 1º febbraio 1966. Per tutta la prima parte della sua carriera gioca nelle serie minori, serie C soprattutto, con le maglie di Padova, Venezia, Pievigina, Treviso, Como. Nella stagione 1992-‘93 arriva la sua prima grande occasione. Il Foggia di Zdeněk Zeman che aveva portato in serie A il suo concetto di calcio spettacolo con i vari Signori, Baiano e compagnia, lo prende dal Como.
Seno gioca bene le sue carte e dimostra in due campionati di poter stare ad alti livelli con tanto di gol al Milan campione d’Italia come ciliegina sulla torta. Il Foggia conquista due salvezze e Andrea si mette in luce all’ombra dei più quotati Kolyvanov, Petrescu, Di Biagio e Roy. Su di lui mette gli occhi l’Inter che lo porta alla Pinetina nell’estate del ’94. Sulla panchina nerazzurra c’è Ottavio Bianchi che ne sfrutta spesso la sua versatilità in mediana. Non è, non sarà, una grande Inter in quegli anni ma Seno si toglierà lo stesso qualche bella soddisfazione.
Il Milan è la sua vittima preferita. È il 15 aprile 1995 quando con un bel colpo di testa Andrea sblocca il derby di Pasqua che vedrà l’Inter battere il Milan 3-1. “Quel gol sbloccò la gara – ha raccontato recentemente Seno a gianlucadimarzio.com – Di quel giorno ricordo specialmente il gran male. Il mio ginocchio era gonfissimo perché avevo il menisco rotto. Ma mi chiesero comunque di giocare. Come potevo dire di no a una partita del genere?”.
Sul più bello la carriera di Seno viene segnata da un grave infortunio al ginocchio. Con l’Inter nel ’95-‘96 non gioca quasi mai. Lascia Milano e cerca fortuna e salute a Bologna. Una decina di partite, poco più. Scende di categorie, in serie B, tornando al Padova. Ma sarà un altro anno tremebondo, per lui e per i biancoscudati che infatti vengono retrocessi in serie C. Andrea Seno allora decide di dire basta e si ritira. Appese le scarpette al chiodo diventa dirigente. È stato responsabile dell’area tecnica del Venezia per dodici anni (dal 1999 al 2011). Nel 2012 è diventato ds del Treviso poi fallito nel 2013. La nuova società trevigiana lo ha poi richiamato nel 2018. Ma la vita di Seno è andata oltre il calcio. Oggi Seno è titolare dell’azienda Biscotteria Veneziana Carmelina Palmisano. Fa biscotti e prelibatezze varie ma soprattutto quelli che in laguna chiamano i biscotti Bussolà o Buranelli, una vera istituzione in questi territorio. Un’azienda a conduzione familiare con sua moglie Francesca e il figlio Marco nell’antico panificio-pasticceria di Carmelina Palmisano che ancora resiste con la suocera al timone e che negli ultimi anni si è spostata da Burano a Jesolo. Alla Gazzetta ha dichiarato: “Il calcio mi aveva un po’ stufato. Ai miei colleghi di un tempo porto sempre dei biscotti fatti da noi. Marocchi ne va pazzo, volevo dimostrare che riuscivo a fare qualcosa anche fuori dal calcio”. Sembra proprio ci sia riuscito.