A dargli un’occhiata veloce e spensierata parrebbe più uno stupendo tracciato cultural-gastronomico-balneare piuttosto che un girone infernale della C2 di inizio anni 90. Si comincia dal paese natale del principe dell’aviazione italiana Francesco Baracca, ovvero Lugo di Romagna, per arrivare nella splendida Bisceglie, capolavoro di chiese, palazzi e porto, posizionati divinamente sull’Adriatico pugliese. In mezzo un mare di tappe che negli anni hanno fatto la fortuna di miriadi di agenzie turistiche, le “nottambule” Rimini e Riccione mete di sogni di mezz’estate in età verde acqua; Forlì che ha dato i natali al papà del Giro d’Italia (Tullo Morgagni, a cui è dedicato anche lo stadio cittadino), Fano e la sua inconfondibile Moretta (bere per credere), Pesaro con il centro storico che vi immette direttamente nel rinascimento; e poi Jesi, la “Milano delle Marche”, Civitanova Marche e il suo palazzo comunale “Sforza-Cesarini”, Gubbio, teatro di uno storico incontro tra San Francesco e il lupo, Celano e le bellezze della Marsica, Teramo e la sublime vena artistica di Ivan Graziani, Chieti e la cattedrale di San Giustino, Giulianova con lo splendido litorale teramano, per arrivare fino ai 700 metri sul livello del mare della splendida Campobasso.
A completamento di detto tour non possono mancare la montana Castel di Sangro, incastonata tra le bellezze dell’alta valle omonima, Lanciano e i suoi scorci di Majella e la stupenda Trani della quale basta citare solamente il Castello Svevo per comprenderne la maestosità. Un vero e proprio viaggio di nozze con mare, monti e quanto si può desiderare… quanto era bella la vecchia C2!
E qui comando io! Al pari delle bellezze o peculiarità citate poc’anzi per ogni località viaggia la voglia di difendere il fortino di casa, di rendere la vita dura a chiunque si affacci dalle scalette dello stadio cittadino per provare a portare via qualcosa di buono. Promozione, tranquillità o salvezza, qualsiasi sia l’obbiettivo si deve ottenere soprattutto coi punti casalinghi perché lontano da casa è dura… per tutti! Prova ne è la prima giornata di campionato che si disputa il 17 settembre 1989 con l’oramai vetusto e abbandonato principio della contemporaneità, quattro vittorie casalinghe, cinque pareggi e nessun successo esterno.
Al “Ventura” di Bisceglie i nerazzurri stellati di casa inchiodano sul nulla di fatto l’ostico Celano del maestro Guido Attardi, e a nulla vale la presenza tra i padroni di casa di giocatori del calibro di Sauro Massi, Caricola (I) e il giovane Scaringella; al “Patini” di Castel di Sangro i giallorossi di Pietro Fontana, neopromossi dall’Interregionale, bloccano la neoretrocessa (dalla C1-B della precedente stagione) Vis Pesaro dei vari Pazzaglia, Giua, Brescini e dei fratelli “minori” Carnevale e Zoratto, un buon esordio tra i professionisti. All’ “Angelini” di Chieti sono 2000 i tifosi neroverdi assiepati sugli spalti per l’esordio dei beniamini di casa; il giovane Forlì soccombe senza colpo ferire, 4-0 per i teatini firmato Bidini, Baglieri e doppio Presicci; il “Comunale” di Civitanova Marche ospita invece un Campobasso in chiara difficoltà dirigenziale, gli anni della B paiono lontanissimi e la squadra allestita inizierà proprio da lì un cammino che a fine stagione la vedrà sparire dai professionisti; quel giorno finisce 1-0 per i padroni di casa che con mister Bufalari otterranno una complicata salvezza.
Al “Mancini” di Fano è di scena la compagine rosso-granata di Salvatore Esposito, una squadra costruita nei minimi dettagli per navigare in alto. Baldini in difesa, Carta ad inventare traiettorie e Hubner a finalizzare vinceranno il campionato con 45 punti, e in quella domenica impattano 1-1 contro il Teramo di Romano Matté, vecchia volpe di categoria. Al “Fadini” di Giulianova è ospite il Baracca Lugo di un certo Alberto Zaccheroni appena salito dall’Interregionale; Di Michele, Digiannatale, Tortorici e Voltattorni le provano tutte, ma il finale sarà un salomonico 1-1 che sancirà il via alla rincorsa alla C1 da parte dei bianconeri di Zac. Il “San Biagio” di Gubbio è fatale al Lanciano della vecchia volpe Ciccio Marescalco, Gori (centravanti di casa) la decide siglando l’unico gol della contesa. A Jesi è di scena un’altra nobile decaduta pochi anni prima in serie B, il Rimini che Mascalaito prova a riportare in alto servendosi di gente del calibro di Cangini, Sotgia, Sanguin e Mirabelli; finisce però 1-0 per i padroni di casa di Gianni Corelli con rete decisiva dell’estroso Rebesco al 71′ giro di lancette. Ultima gara in cartello è Riccione-Trani al “Comunale” di via Forlimpopoli. Da una parte i romagnoli di Vittorio Spimi che annoverano tra le proprie fila Pasquale Iachini e la sua fantasia, Moscatelli, De Rosa e Dozzi; dall’altra i pugliesi guidati da Rodolfo Conte con Alberga tra i pali e Gentile (Michele, classe 1963) a cercare di capitalizzare la mole di lavoro della squadra. Finisce 2-2 con i pugliesi che quindi segnano la metà delle quattro reti esterne della giornata. Giornata inaugurale quindi senza acuti esterni, quante resisteranno fino al 3 giugno 1990 senza perdere in casa? I primi ad abdicare sono il Lanciano ed il Forlì già alla seconda giornata (esordio casalingo per entrambe), gli abruzzesi cedono il passo di misura (0-1) ad una Civitanovese che poi deluderà, mentre i forlivesi si arrendono al Giulianova con lo stesso risultato dando il via alle 5 sconfitte casalinghe che risulteranno fatali a fine stagione per certificare il penultimo posto in graduatoria.
Alla terza cede il “Ventura” di Bisceglie grazie ad un Riccione spietato (0-2) e comunque in casa di una squadra che al termine del torneo risulterà retrocessa (poi ripescata) con ben 6 rovesci interni; alla quarta è il turno del vecchio “Benelli” di Pesaro, i biancorossi si chinano al Fano in un derby deciso da una pennellata di Carta al minuto 37; anche per l’antica Vis sarà una stagione di sofferenza terminata al quindicesimo posto e con 5 battute casalinghe a vuoto. Il 22 ottobre poi si arrende in casa il Baracca di Zaccheroni al cospetto di un Rimini che capitalizza al massimo un rigore di Ferretti al 34esimo che Sardini non riesce a neutralizzare, i bianconeri di Lugo bisseranno la promozione della stagione precedente salendo in C1 e perdendo solamente un’altra gara casalinga alla 17esima contro l’altra neopromossa Castel di Sangro; all’ottava poi è il turno del Riccione che lascia il via libera ad un Chieti irresistibile e spietato, in 42 primi i teatini segnano con Conforto, Presicci e Simeoni rendendo di fatto la ripresa un semplice vernissage. I romagnoli però in casa costruiranno la loro buona stagione perdendo solamente altre due gare anche se con squadre di bassa classifica come Bisceglie e Campobasso (doppio 0-2).
Alla decima tappa cadono invece altri due campi, il “Comunale” di Celano nell’unica sconfitta della stagione, ovvero uno 0-1 con il Baracca che a fine campionato conterà ben otto affermazioni esterne, ed il “Comunale” di Jesi per mano di un Fano che centra il bersaglio con il bisonte Hübner (0-1), impresa bissata alla 16esima dal solito Baracca che passerà con identico risultato (78′ Ceredi) per la seconda ed ultima sconfitta casalinga jesina. Il 10 dicembre 1989 è costretto a capitolare in casa anche il claudicante Campobasso; i molisani, nonostante un campionato di sofferenza, erano riusciti fino a quel punto (13′ giornata) a raccogliere sempre qualcosa tra le mura amiche, e quel giorno pareva tutto potesse continuare quando Belletti al 14′ insaccava l’ 1-0 sul Fano.
Ma i marchigiani non ci misero molto a ribaltare la gara con tre reti firmate Carta, Mainardi e Parisi; per il Campobasso arriveranno altre sei sconfitte in casa a certificare una delle stagioni più tristi di una storia oramai centenaria. Proprio il Fano è la vittima della giornata numero 14, il 17 dicembre infatti un Trani che sogna l’approdo in C1 (sarà quarto a fine stagione) è l’unica squadra ad espugnare il “Mancini” con uno schiacciante 1-3 firmato Sottili (autorete al 10′), Gerundini (30′) e D’Angelo su rigore (76′), i quali rendono inutile il punto della bandiera siglato al 71′ da Parisi.
Il “Patini” di Castel di Sangro capitolerà due sole volte in stagione ed in entrambe le occasioni le avversarie marcheranno tre reti, alla 19esima è il turno del Teramo (1-3) ed in chiusura di torneo, all’ultima giornata, tocca a Zac e il suo Baracca, 0-3 che varrà il pass per la storica promozione!
Alla 21esima la Civitanovese perde invece in casa col Trani, uno 0-1 che alimenta i sogni (infranti) pugliesi e fa da apripista ad altre due sconfitte casalinghe che i rossoblù conosceranno di lì a fine campionato; per la Civitanovese arriverà una salvezza costruita soprattutto sui 14 risultati positivi ottenuti al “Comunale”.
A questo punto i campi inviolati restano 6, Chieti, Trani, Rimini, Giulianova, Gubbio e Teramo; numero decisamente elevato e che riesce quasi ad arrivare in fondo non fosse per la sconfitta casalinga degli eugubini alla 31esima ad opera di uno Jesi alla ricerca di punti salvezza (0-2 con Tagliente in gol al 5′ e al 9′), e per quella del Teramo la settimana successiva quando il Gubbio si “vendica” per mezzo di Ciucarelli ed espugna il vecchio e calorosissimo “Comunale” oggi abbandonato. In fin dei conti perciò sono quattro i terreni di gioco che non marcheranno sconfitte, ma curiosamente delle quattro squadre imbattute nessuna sarà promossa in C1; Chieti e Trani (rispettivamente 3′ e 4′) saranno precedute di un soffio dal Baracca, mentre il Rimini si piazzerà in un’anonima settima posizione ed il Giulianova addirittura decimo.
Fano con una e Baracca con due sconfitte interne saliranno a dimostrazione che il fortino di casa va certo difeso a spada tratta, ma se non si hanno le armi della regolarità esterna si resta con un pugno di mosche in mano! Era certo un altro calcio, la “casa” era sacra come oggi forse non lo è più, tolte le squadre di coda si perdeva pocosul proprio terreno di gioco; pubblici incandescenti, primi attori disposti ad immolarsi per la maglia che indossavano, ambienti particolari e quel sapore di serie C oggi maledettamente più insipido e rarefatto. Per fortuna ci restano le immagini e i ricordi di un allora oggi dannatamente lontano.
Fabio Mignone