Il 16 maggio 1948, nell’amichevole Italia-Inghilterra a Torino, l’inizio di una favola che si rivela falsa Il gol alla Mortensen? Non esiste, non è mai esistito, una semplice invenzione giornalistica originata dalla impossibilità di rivedere immediatamente il gol in replay e poi sfruttata per creare una favola che non è mai stata smentita nonostante sia fin troppo facile farlo. E allora, crediamo sia il caso di dimostrare sia la sua non esistenza, sia quanto è clamorosamente semplice constatare che quel gol è stato raccontato in maniera distorta. Come? Guardando il video, più facile di così! Ma andiamo con ordine. Gennaro Bozza lo ha fatto su “Sport Senators”. Il 16 maggio 1948 si gioca a Torino l’amichevole Italia-Inghilterra. Il ct Vittorio Pozzo schiera Bacigalupo (T), Ballarin (T), Eliani, Annovazzi, Parola, Grezar (T), Menti (T), Loik (T), Gabetto (T), Mazzola (T), Carapellese. Contrassegnati con la T sono i sette giocatori del Grande Torino. Non è un record perché l’anno prima, il 17 maggio, ce n’erano stati dieci del Torino in maglia azzurra nell’amichevole vinta 3-2 con l’Ungheria, evento mai più verificatosi nella storia.
Non è un periodo felice per la Nazionale, tanto che Pozzo tre mesi dopo l’amichevole con gli inglesi sarà costretto alle dimissioni. Ma non ci aspetta certo il crollo in questa partita, che finisce 4-0 per l’Inghilterra. Al di là del risultato, l’amichevole passa alla storia per quello che sarà definito “un gol impossibile”, con un tiro da fondo campo. Da quel momento, e ancora oggi, si parla di “gol alla Mortensen” quando si segna dalla linea di fondo campo o lì nei pressi. Come premessa, bisogna far notare che in quel momento in Italia non c’era ancora la televisione. Dopo una sperimentazione nel 1939-‘40, riservata a un pubblico ristretto, l’avvento della Tv era stato sospeso a causa della guerra. Nel 1952 si decise di ripartire e nel 1954 ci furono le prime trasmissioni nazionali. Quindi, quando si gioca Italia-Inghilterra nel 1948 non è possibile rivedere le azioni della partita in Tv. I filmati sono disponibili nei giorni successivi, in particolare nelle sale cinematografiche in cui, fra una proiezione e l’altra del film, si assisteva ai cinegiornali, il più popolare dei quali nel dopoguerra era la Settimana Incom. Quello che includeva il servizio su Italia-Inghilterra fu distribuito nelle sale tre giorni dopo la partita, il 19 maggio.
Torniamo a Mortensen. Al 4’, l’Inghilterra segna l’1-0. Mortensen entra in area sulla destra e fa partire un tiro che finisce all’incrocio dei pali, all’altezza del primo palo. I giornalisti, senza la possibilità del replay televisivo, hanno la sensazione che il tiro sia partito dalla linea di fondo campo, o quantomeno molto vicino alla linea. Di questo gol c’è però la fotografia, presa dalla parte opposta al punto da dove Mortensen ha tirato. La foto va a finire nelle redazioni dei giornali e dà la conferma della sensazione avuta in tempo reale allo stadio, Mortensen ha tirato dalla linea di fondo. Ecco qui quella foto, che apparve sui giornali il giorno dopo e che tuttora, quando si ricorda quella partita, viene pubblicata sui mezzi di informazione, carta stampata, e internet.
Si vede Mortensen a terra, sulla sinistra, proprio sulla linea di fondo campo, con un azzurro in piedi accanto a lui. La descrizione del gol fatta allora dai giornalisti: Mortensen arriva a fondo campo e da lì tira di esterno destro, il pallone compie una traiettoria arcuata e si infila all’incrocio all’altezza del primo palo. Ancora oggi, quando si parla di quel gol, lo si descrive esattamente nella stessa maniera, tiro di esterno destro, arcuato. Beh, è assolutamente sbagliato. Il punto è che ci si affida a quella foto, oggi come nel 1948, per trarre una conclusione falsa. E non vogliamo dire che la foto sia falsa, no, è vera. Il problema è che quella foto non è stata scattata al momento del tiro, ma dopo. E andiamo al nocciolo, a stabilire la verità, che è sempre stata sotto gli occhi di tutti. Ecco il il filmato di quella partita, preso dalla Settimana Incom del 19 maggio 1948, che tutti ebbero modo di vedere allora e che tutti possono vedere oggi.
Il tiro di Mortensen, come è facile constatare, avviene quando scatta il 37° secondo del filmato. C’è la ripresa dall’alto e quando scatta il secondo 36 il filmato passa alla ripresa dal basso, posizione opposta al lato da cui parte il tiro, stessa posizione da cui è scattata la foto. Nel momento in cui il cronometro di Youtube passa dal secondo 37 al 38, il pallone si allontana dal piede di Mortensen. All’interno del filmato, quindi con il cronometro della Settimana Incom, il tiro parte a 36’48”11. La differenza è dovuta al fatto che il cronometro della Settimana Incom si riferisce all’intero cinegiornale, non alla partita. Il riferimento, quindi, serve solo a inquadrare, con un cronometro o con l’altro, il momento esatto in cui Mortensen tira in porta. Beh, appaiono evidenti due cose fondamentali. La prima: nel momento in cui tira, Mortensen si trova a circa 3 metri dalla linea di fondo campo. La seconda: il tiro è teso, quasi di punta, e va diritto all’incrocio dei pali, nessuna traiettoria arcuata. E la foto con Mortensen a terra sul fondo campo, allora? Tutto diventa ancora più chiaro quando si prosegue con il filmato. Con il cronometro di Youtube a 0”44 e quello del filmato a 36’54”10, effettuando il fermo fotogramma, si ha praticamente la stessa immagine della foto, c’è una piccolissima differenza di angolazione, come si può notare osservando la distanza delle gambe del portiere Bacigalupo dal secondo palo, quello più vicino alle posizioni in cui si trovavano la macchina della ripresa cinematografica e quella fotografica.
Ed ecco spiegato l’arcano. La foto è vera, però non si riferisce al momento del tiro, ma a circa 7 secondi dopo, quando, sullo slancio, Mortensen è finito a terra sulla linea di fondo campo. Nessun tiro di esterno destro, nessuna traiettoria arcuata del pallone, niente di niente. Il “gol alla Mortensen” non è mai esistito. Tiro da circa 3 metri dalla linea di fondo, dritto all’incrocio dei pali, come se ne sono segnati e se ne segneranno migliaia e migliaia. Per intenderci, se dobbiamo parlare di gol realizzati veramente dalla linea di fondo campo possiamo trovare tantissimi esempi. Noi ne sottoponiamo alcuni all’attenzione, ma è chiaro che è possibile trovarne chissà quanti altri con una più lunga ricerca in internet.
Partiamo con quello che, forse, è il gol più spettacolare da fondo campo e anche quello realmente “alla Mortensen” nell’accezione che finora si è data a quel tiro. Lo realizza Roberto Carlos in Real Madrid-Tenerife il 21 febbraio 1998:
Ce ne sono un paio, meno spettacolari, in Brasile-Perù, quarto di finale del Mondiale 1970:
E quello di Salah in Roma-Palermo il 21 febbraio 2016:
Non siamo riusciti a trovarlo in internet, ma segnaliamo ugualmente il gol di Sivori, questo sì con traiettoria arcuata, di sinistro dalla sinistra del portiere, con palla che finisce in rete all’altezza del palo più lontano dalla posizione del tiro, in Napoli-Cagliari dell’11 febbraio 1968. Accertato, quindi, che Mortensen in Italia-Inghilterra non ha segnato il “gol alla Mortensen”, resta la curiosità sul perché si continui a descriverlo in questo modo anche se è così facile verificare quale ne sia stata l’esatta esecuzione. Il pensiero va a quella frase di Sam Silverman, giornalista del Boston Globe, che tanti hanno fatto propria: “Mai rovinare una bella storia con la verità”.
Lo spirito di questa frase dovrebbe essere quello di considerare giusto un po’ di fantasia come abbellimento di cronache che potrebbero apparire fredde. Purtroppo, viene interpretato come l’autorizzazione a inventare qualsiasi cosa pur di colpire il lettore. Certo, un tocco di colore qui e là, una bella cornice, un tono favolistico possono aiutare a creare interesse, a costruire belle storie, ma almeno ci si accerti che non ci sono documenti, di qualsiasi natura, che smentiscono quella versione dei fatti. Immaginate un ragazzino che sente parlare di gol alla Mortensen e di come viene descritto. Va su internet, lo cerca e si ritrova un gol completamente diverso. Magari non vi fa un pernacchietto, una versione ridotta del pernacchio di Eduardo De Filippo nel film L’oro di Napoli, ma una frase del tipo “aoh, e mettetevi gli occhiali” potete pure aspettarvela. E poi provate a inventargli qualche altra favoletta “alla Mortensen”.