Salvatore Campilongo detto Sasà, era un eccellente centravanti con la carriera sempre in salita, giocata principalmente tra la serie B e la C. Ha sempre viaggiato nel calcio di provincia indossando la maglia di: Juve Stabia, Avellino, Empoli, Mantova, Campania, Frattese, Salernitana, Brindisi, Casertana, Venezia, Palermo, Turris, Frosinone, Giugliano, Pozzuoli e infine Marcianise.
Poca gloria, ma quattro gol alla Juve (uno all’andata e tre al ritorno) non si dimenticano facilmente. Era il 27 ottobre 1993. Il Venezia guidato da Giampiero Ventura sfida la Juventus in Coppa Italia. All’andata, allo “Stadio delle Alpi”, è finita 1-1, con due reti su rigore, prima Roberto Baggio e poi Sasà Campilongo. Ci sarebbe il discorso del gol segnato in trasferta, basterebbe lo 0-0 per eliminare i bianconeri, ma nessuno si illude, l’impresa è complicatissima. Notte magica allo stadio “Pierluigi Penzo”, c’è il pubblico delle grandi occasioni con circa 15.000 paganti. Trapattoni fa un po’ di turn over, ma Roberto Baggio c’è e quando ha la palla fa paura. La chiave tattica bianconera è comunque Andreas Moeller, che gioca in posizione avanzata e toglie un uomo al centrocampo veneziano. Il gol di Marocchi prima dell’intervallo stronca il sogno.
Juve in vantaggio, ora gliene devi fare almeno due. Il secondo tempo è incredibile, Campilongo pareggia di testa (Rampulla para oltre la linea, nettamente), poi 2-1 di Sasà su rigore, 2-2 ancora su rigore con Roberto Baggio, terzo rigore della serata, Petrachi viene steso nell’area bianconera e Sasà firma il 3-2.
I tifosi cominciano a crederci, la partita sta passando alla storia; Cerbone, su assist di Campilongo, in girata al volo fa il 4-2, ma poco dopo Di Livio realizza il gol del 4-3. Adrenalina alle stelle, batticuore devastante, la Juve attacca, Ventura si sgola e il muro Tomasoni–Servidei-Mariani resiste. Al fischio finale c’è gente che piange di gioia. La Juve è eliminata, il Venezia incredibilmente passa agli ottavi di finale. “Per uno come me, nato a Napoli nel quartiere di Fuorigrotta a pochi passi dalla stadio ‘San Paolo’, eliminare la compagine bianconera fu una grande soddisfazione. Qualificazione meritatissima, peraltro avevamo giocato bene anche nella gara di andata. E alla fine fu giusto così”. E dire che lui in laguna stava male, troppa umidità per la sua sciatica. “D’accordo – gli dissero l’estate prima i dirigenti veneti – allora puoi andare via. Trovati una squadra e vai”.
Poi cambiò idea perché decise che era meglio restare in serie B. Un anno dopo, a fine stagione lasciò il Venezia per trasferirsi a Palermo. E lì conquistò un primato che ancora detiene, a pari merito con Carlo Dell’Omodarme, il record di realizzazioni in serie B in una singola gara in trasferta, avendo realizzato cinque reti nel successo esterno per 1–7 del Palermo sul Lecce nella gara del 23 ottobre 1994.
Sasà Campilongo ricorda così quella giornata epica per lui e per i colori rosanero. “E’ stata una giornata particolare dove appena tiravo facevo gol, mi è capitato tante volte nella mia carriera di segnare, triplette e doppiette, specialmente in serie B, quella per me fu una prestazione clamorosa e indimenticabile. Cinque gol in una partita non capitano tutti i giorni. Il giorno dopo, infatti, feci molto fatica a programmare le interviste che i giornali e le televisioni nazionali mi chiesero di rilasciare. E’ un record ancora imbattuto che detengo insieme a Carlo Dell’Omordarme che con la maglia del Como segnò 5 gol al Cagliari. Quel Palermo, allenato da Gaetano Salvemini, era una bella squadra formata da elementi di categoria come Brambati, Iachini, Maiellaro, Fiorin e Bigliardi. Purtroppo non riuscimmo a diventare un gruppo coeso e compatto. Con la città, comunque, mi è rimasto un buon legame. Palermo è stata una delle migliori piazze dove ho avuto il piacere di giocare”.
Anche a Caserta, Sasà Campilongo ha lasciato un ricordo indelebile. Era un caldo pomeriggio del lontano giugno 1991. In 15.000 accorsero allo stadio “Pinto” per l’ultima casalinga della Casertana. Falchetti ad un passo dal sogno. Bastava superare il Monopoli e poi sarebbe stata matematicamente serie B. Missione compiuta senza intoppi. Suppa , Serra e Campilongo (autori dei 3 gol) travolsero i pugliesi e al triplice fischio fu apoteosi. Ventuno anni dopo, la prima promozione in B, Caserta si colorava nuovamente di rossoblu.
La città è imbandierata a festa, con uomini, donne e bambini scesi in strada per festeggiare i loro beniamini. Un’intera città ubriaca di gioia e l’effetto Phonola Juvecaserta, campione d’Italia, fece il resto. A distanza di tutti questi anni il ricordo è ancora vivo e chi ha avuto la fortuna di esserci non può dimenticare. Eppure quella stagione era partita male. Due sconfitte consecutive contro Torres e Perugia. Immediato il cambio tecnico con Adriano Lombardi che sostituì Mario Russo. Mossa azzeccata del presidente Enzo Cuccaro che vide espugnare l’allora “Cibali” di Catania con un gol di Levanto. Ma l’andamento andò a singhiozzi e dopo la sconfitta di Monopoli, nella penultima di andata, in pochissimi avrebbero pronosticato nella vittoria finale dei rossoblu. E invece Campilongo e compagni riuscirono ad inanellare la bellezza di 18 risultati utili consecutivi. Fu la vittoria di un gruppo, di un tecnico capace che avrebbe meritato una carriera diversa e più fortunata. Di un presidente che ebbe l’intuizione di avere una grossa squadra e non se la lasciò sfuggire. Dei tifosi capaci di seguire in massa la compagine ovunque e comunque. Fu la vittoria di Caserta, dello sport, di una città che ancora oggi rivedendo quelle immagini si commuove chiedendosi se mai torneranno quei giorni. Per ora restano solo ricordi e quelli non si potranno cancellare. Sasà Campilongo ritorna spesso in città. E si suoi ricordi sono sempre vivi: “A Caserta sono legato da ricordi che non potrò mai cancellare. La famiglia Cuccaro, il compianto mister Lombardi, il direttore sportivo Grillo, il dottor Bove e un pubblico meraviglioso. Tanto amore per la Casertana alla fine non poteva non portare in serie B. Ricordo le difficoltà iniziali, la sconfitta di Monopoli ci fece toccare il fondo. Poi pian piano ci rialzammo e iniziammo a vincere. Eravamo un gruppo unito, consapevole di poter regalare ai tifosi un sogno che inseguivano da decenni. Il 2 giugno di ogni anno è sempre una data un po’ speciale perché l’impresa di quell’anno non si dimentica mai”.
Una volta appese le scarpette al fatidico chiodo, Sasà Campilongo intraprende nel 2002 la carriera di allenatore con la Casertana. Nel suo palmares vi sono squadre blasonate come Taranto, Foggia, Nocerina, Frosinone, Ischia, Rimini e Cavese dove vinse un campionato di C2 e la super coppa di C. In serie B ha allenato l’Avellino e l’Empoli. A dicembre 2018 è stato chiamato dal Savoia, compagine che milita in serie D, in sostituzione del tecnico Squillante. Poi ha sostituito Francesco Moriero alla guida della Cavese.
Paolo Buonanno