La Lega di Serie A, organizzatrice della manifestazione, ha cambiato il formato della Coppa Italia escludendo le formazioni di Serie C e D dal novero delle partecipanti. Si tratta di un ritorno all’antico visto che dal 1961 al 1982 (l’ultima volta, per questioni organizzative, nel 2007-’08) il trofeo venne riservato alle squadre di A e B. Visti i dettami generali delle Organizzazioni calcistiche e le tradizioni si tratta di un vero e proprio tradimento: la Coppa nei paesi calcisticamente civili è a eliminazione diretta ed è aperta anche alle squadre delle categorie inferiori. Ridurre la Coppa Italia a Coppa di Lega per avere un pugno di partite televisivamente interessanti e quindi poche decine di migliaia di euro in più è francamente eccessivo. Se poi sono le emittenti stesse che acquistano i diritti per non trasmettere le partite è un problema che riguarda solo i palinsesti televisivi.
E poi, chi ci garantisce l’ennesimo Sassuolo-Udinese stagionale (con tutto il rispetto per queste due simpatiche società) porti allo stadio i 70.000 spettatori complessivi della semifinale Alessandria-Milan del 2016 e ricrei lo straordinario interesse mediatico (e quindi audience) collegato a tutte le imprese di squadre minori nelle Coppe? Per rinfrescare la memoria a chi di dovere andiamo a ripercorrere velocemente chi sono stati i “Giant Killer” (detto all’inglese: quanto ci piace la FA Cup!) della Coppa Italia. Già accennato all’Alessandria che arrivò al penultimo turno dopo aver eliminato Pro Vercelli, Palermo, Genoa e Spezia, due di A e due di B, prima dei Grigi c’era stato il Bari nel 1982-83: i galletti, allora in C, si qualificarono da secondi in un girone con la Juventus (prima) e il Catanzaro; batterono la stessa Juve con uno storico 2-1 a Torino e 1-1 a Bari, e nei quarti infliggendo un doppio 2-1 alla Fiorentina prima di soccombere in semifinale con il Verona.
I primi scossoni dati dalla C alla supremazia della serie A la diede il SIME Popoli, squadra di un paesino in provincia di Pescara che nei sedicesimi di finale del 1938-’39 battè il Liguria per 3-2; in contemporanea anche la Biellese sconfisse la Lucchese 2-1. In tempi più recenti, era il 1995-’96, al secondo turno il Lecce superò il Napoli 1-0 mentre il Fiorenzuola superò clamorosamente il Torino 2-1.
Un’impresa eccezionale fu quella della Nocerina l’anno dopo: al primo turno superò il Piacenza (allora in A) ai rigori dopo lo 0-0 sul campo; nel secondo turno un altro 0-0 costrinse i rossoneri a rigiocare (era prevista la ripetizione) la partita a Perugia, altra formazione di A: al Curi un bel 2-1 eliminò gli umbri e diede ai campani il passaporto per sfidare la Juventus. Ad Avellino (scelto per questioni di incasso) ancora un pareggio a reti bianche. Nel replay a Torino Nocerina in vantaggio prima di soccombere per 2-1.
Bellissimo anche il cammino del Novara nel 2009-’10: successo 2-1 al Tardini con il Parma; 2-0 al Franchi di Siena con i bianconeri e faticoso 2-1 (faticoso per il Milan) negli ottavi di finale a San Siro. Queste e quelle che non abbiamo raccontato sono tutte partite con pronostico a senso unico ribaltate dalle più deboli e spesso sul campo delle più forti. Ora un tratto di penna ha cancellato la possibilità di avere una nuova Alessandria o un nuovo Bari: siamo sicuri che sia solo una questione di soldi?
Sergio Giovanelli