Dall’esordio nei professionisti con il Novara al Manchester United. Bruno Fernandes è diventato un nuovo top player della squadra inglese. Il club lo aveva acquistato dallo Sporting Lisbona per 80 milioni di euro, di cui 55 come parte fissa e 25 legata ai bonus.
Fernandes arrivò in Italia nell’agosto del 2012 – come ci ricorda Filippo Massara – pescato dal Novara tra le formazioni giovanili del Boavista per appena 40 mila euro. Con gli azzurri cominciò dalla Primavera, ma subito venne promosso in prima squadra ed esordì in Serie B. L’anno dopo fu acquistato dall’Udinese. Nel 2016 passò alla Sampdoria, quindi allo Sporting Lisbona. Poi il grande salto nella Premier league con i Red Devils. Sinora Bruno Fernandes con il Manchester Utd ha segnato 24 gol in 47 partite ufficiali, numeri da fuoriclasse. Contro la Roma nel match di Europa League, concluso 6-2 per igli inglesi, l’ex novarese ha realizzato una doppietta e servito un assist decisivo a Cavani.
Che avesse talento era chiaro, ma era difficile da immaginare una crescita così grande per questo ragazzo che dopo aver realizzato una ventina di gol tra Novara, Udinese e Sampdoria ne ha segnati oltre sessanta in meno di quattro stagioni tra Sporting e Manchester United.
Sicuramente è diventato più consapevole dei suoi mezzi, è diventato anche un perno della nazionale. Ma perché è migliorato così tanto lo ha spiegato lo stesso Bruno Fernandes, che in un’intervista a Cronache di Spogliatoio, ha dichiarato come in Italia il numero 10, il classico trequartista, abbia meno possibilità di esprimersi: “n Italia il trequartista viene un po’ a mancare: all’estero gioca sempre novanta minuti perché si esprime negli spazi, è difficile che riesca a giocare tutta una gara perfettamente perché deve prendersi dei rischi. Può non toccare la palla per tanto tempo, ma quando la riceve se riesce a girarsi e fare la differenza, e deve farla sia nel controllo orientato che nell’ultimo passaggio, incide”.