Alberto Spencer, nacque ad Ancón in Ecuador,il 6 dicembre del 1937 figlio di un giamaicano di origine inglese e di una ecuadoregna di Guayaquil; fu senza dubbio il più grande calciatore di questa piccola nazione del Sud America, salita nuovamente alla ribalta del calcio internazionale grazie alla vittoria della Copa Libertadores 2008 da parte della Liga Deportiva Universitaria de Quito. Segnò i suoi primi gol nel locale Club Los Andes. Uno dei suoi dodici fratelli, Marcos, lo portò con se nell’Everest, squadra della massima divisione, dove debuttò nel 1955, segnando la sua prima rete otto giorni dopo. Erano anni difficili per il calcio locale.
Le società avevano abbandonato la federazione nel 1950 formando due campionati separati, uno gestito dalle squadre di Guayaquil e l’altro da quelle di Quito. Nel 1957 le due entità si accordarono per eleggere un campione nazionale con un minitorneo tra le due migliori squadre di ogni campionato, cosa che non venne ripetuta nei due anni successivi. Questo per ricordare che il livello di organizzazione del calcio ecuadoregno era a livelli semidilettantistici, nonostante la pomposa definizione di calcio professionistico. In questo clima a Guayaquil si inaugurò nel 1959 l’Estadio Modelo con un quadrangolare tra i locali Emelec e Barcelona, gli argentini dell’Huracan e gli uruguagi del Penarol. Spencer come già diverse volte in passato, venne chiamato a rinforzare le file del Barcelona, segnando un gol al Peñarol, il quale manager rimase impressionato dalla sua forza e bravura.
Nel dicembre dello stesso anno si disputò nello stesso stadio il Campeonato Sudamericano (denominato extra perchè ne era già stato disputato uno nello stesso anno in Argentina). Spencer debuttò nella selezione della sua nazionale contro l’Uruguay. Le sue prestazioni in questi due eventi gli valsero l’anno successivo l’ingaggio da parte del Peñarol di Montevideo che lo acquisto dall’Everest per 10.000 dollari. Nel primo match con il nuovo club, segnò 3 gol agli argentini dell’Atlanta. Il suo debutto nella Copa Libertadores con la maglia giallonera dei Carboneros fu roboante: 4 reti nella goleada (7-1) subita dai boliviani del Jorge Wilstermann. Spencer era un attaccante velocissimo, potente, dal gioco aereo paragonabile a quello dei migliori centroavanti britannici. Un articolo dell’epoca lo descriveva così: “Pareva un puma accucciato in attesa, nella foresta dei difensori avversari. Improvvisamente, come azionato da una molla nascosta, scattava come una lama affilata dal fodero cercando l’immensità del cielo e quando arrivava nel punto più alto, superando in elevazione tutti gli avversari, colpiva con forza”.
In 519 presenze nel Peñarol Spencer segnò 326 reti, in una squadra dove non era certo l’unico terminale offensivo, affiancato da Pedro Virgilio Rocha e dalla magnifica ala peruviana Juan Joya. L’attacco del club uruguagio (Abbadie, Cortès, Rocha, Spencer, Joya) fu presto conosciuto e temuto in tutto il Sudamerica e in Europa. Dal 1960 al 1968 conquistò 7 campionati nazionali, tre coppe Libertadores e due Coppe Intercontinentali. Spencer fu 4 volte capocannoniere del campionato uruguagio, e 2 volte della Libertadores, dove come detto sopra, marcò la bellezza di 54 gol. Tra gli aneddoti della sua carriera si racconta che durante un Peñarol, -Santos del 1963 finito 5-0, la Perla Nera avvicinò Spencer intimandogli di smetterla di segnare. Pelè negò sempre questo episodio, ma non includendo (si dice per ripicca) Spencer nella sua classifica dei migliori 100 giocatori di sempre (contestata classifica commissionatagli dalla Fifa) scatenò l’ira dei periodistas sudamericani. Dopo la seconda coppa Intercontinentale (vinta contro il grande Real Madrid), l’Inter invano cercò per due volte di assicurarsi le sue prestazioni, cosa che ne avrebbe accresciuto la fama anche nel vecchio continente, dove la sua figura è pressochè sconosciuta (anche a causa delle mancate partecipazioni dell’Ecuador alle fasi finali della Coppa del Mondo) nonostante le 6 reti segnate nei 6 incontri delle finali di Coppa Intercontinentale.
E a proposito di nazionali, Spencer detiene il primato per aver giocato alternativamente nelle rappresentative del suo paese e dell’Uruguay. Dopo l’esordio nel 1959 con l’Ecuador, vestì la camiseta celeste nel 1962 e nel 1964 (segnando un gol a Wembley contro i leoni inglesi). Nel 1965 tornò ai tricolor per le eliminatorie dei mondiali 1966 e infine nel 1967, di nuovo con l’Uruguay per due match contro Austria e Unione Sovietica. In totale Spencer giocò 11 incontri segnando 4 reti con l’Ecuador e 5 partite e 1 gol con l’Uruguay. Alla conclusione della sua gloriosa avventura con gli aurinegros, Spencer chiuse la sua carriera nel Barcelona de Guayaquil, vincendo il campionato del 1971 e segnando altre 6 reti nella Libertadores. Si stabilì a Montevideo, dove nel 1982 fu nominato console ecuadoregno in Uruguay. Purtroppo, a causa di un problema cardiaco che lo tormentava dagli anni 80, Alberto Spencer morì il 3 novembre del 2006 a Cleveland, Ohio.
Come ricordato su più volte, la sua qualità umana fu altrettanto se non più grande delle sue capacità calcistiche. Tanto nelle sue funzioni diplomatiche che nella vita di tutti i giorni, Alberto Spencer fu un uomo pieno di umiltà, semplicità e umanità. È il miglior ricordo di un uomo che diede gloria a due paesi e divenne una leggenda del calcio sudamericano.