L’uomo giusto al momento sbagliato nella Milano che si alternava nei successi. È la storia di Sergio Battistini, centrocampista e difensore di spessore (giocò anche in Nazionale, sia pur solo in un’amichevole quando Bearzot era il ct e fece parte dell’Under 21) che viene ricordato ancora oggi con affetto sia dai tifosi del Milan che da quelli dell’Inter. Era uno dei prodotti più promettenti di un vivaio rossonero che assieme a lui sfornò anche Evani ed ha indossato la maglia del Milan dal 1980 al 1985, due campionati di Serie B e tre di Serie A, collezionando 201 gare, mettendo a segno 37 gol e conquistato due promozioni nella massima serie oltre che la Mitropa Cup nella stagione 1981-‘82.
L’8 settembre 1981 si giocò a San Siro l’amichevole tra il Milan (neopromosso dalla B) e i campioni argentini in carica del Boca Juniors. Per i rossoneri fu l’ultimo test precampionato, per gli azul y oro la tappa conclusiva di un tour europeo. L’allenatore milanista Gigi Radice affidò al diciottenne Sergio Battistini la marcatura di Diego Armando Maradona, fuoriclasse indiscusso della squadra di Buenos Aires da lui condotta alla conquista del titolo nazionale Metropolitano. A fine partita, il giovane astro argentino si fece fotografare con la maglia rossonera mentre il pubblico gli tributò un lungo applauso. Maradona corse subito a stringere la mano a Battistini, offrendogli la sua maglia come premio per la’ottima guardia, a futura memoria di una serata indimenticabile per il giovane mediano toscano. “Lei è stato un avversario leale, mi ha rispettato. Lo ringrazio”, disse il numero dieci del Boca.
In un’intervista disse: “Il Milan, per me, è stata una seconda famiglia. Lì ho iniziato a giocare a calcio, sono cresciuto come ragazzo, ho esordito in A… Baresi è stato un po’ il mio mentore. Aveva un carattere riservato ma, quando c’era da divertirsi, non si tirava indietro. Ricordo che gli piaceva molto giocare a carte. Per me è stato un punto di riferimento costante, una fonte di ispirazione”.
Non era però ancora il grande Milan e l’avventura finì col passaggio alla Fiorentina nell’85: “Avevo qualche problema. Ho avuto qualche screzio con l’allora presidente Farina. Così, alla fine, ho preso altre strade”. Ma la strada l’avrebbe riportato a Milano, stavolta sulla sponda nerazzurra. Quattro stagioni tra il 1990 e il 1994 in cui ha collezionato 155 presenze e segnato 13 gol, vincendo per due volte la Coppa Uefa ma quelli erano proprio gli anni in cui il Milan vinceva sempre.
Un destino strano che lui stesso ricordò con rimpianti parlando di derby: “Purtroppo non è che ne abbia vinti molti, visto che ero al Milan in un momento migliore dell’Inter e all’Inter in un momento in cui c’era il grande Milan”.
Dopo l’Inter prima il Brescia e poi a 34 anni allo Spezia ma Battistini non ha lasciato il calcio. Subito dopo il ritiro, ha la prima esperienza tra i dilettanti sulla panchina del Pietrasanta, poi la Massese e il Viareggio ma sono sempre avventure da toccata e fuga. Nel 2004 entra nello staff tecnico giovanile della Fiorentina, con l’incarico di allenare i giovanissimi nazionali. Poi passa agli allievi dello Spezia. L’ultima sua squadra è stata la Massese in serie D nel 2016.