“Quel giorno ho pianto. Non avevo mai pianto per il calcio, ma quel giorno L’ho fatto”. Ad ammetterlo è López Ufarte, una vita nella Real Sociedad, soprannominato Petit Diable (Piccolo diavolo) dopo un torneo giovanile a Monaco. Lo ha poi mantenuto, il soprannome, per tutta la sua vita calcistica. Quel giorno era l’11 maggio 1980 e la Real Sociedad era testa a testa con il Real Madrid. Quella volta affrontò il Siviglia, poi ci sarebbe stata un’altra partita in Atotxa (contro un Atlético in crisi) per arrivare alla fine. Il club di San Sebastián continuava ad accumulare partite da imbattuto, stabilendo il record di 38 partite di campionato senza perdere. Sei erano il retaggio della stagione precedente. Alla fine i Blancos vinsero la Liga per un solo punto.
“Atotxa era una bomboniera animata; un portiere come Arconada (tutto è detto); quattro difensori che erano difensori (Gajate, Górriz, Kortabarria e Olaizola), non come adesso, che attaccano la corsia di destra e finiscono in porta dalla corsia di sinistra; tre centrocampisti che avevano tutto: Diego, Periko Alonso e Zamora; e soprattutto Idígoras, Satrústegui ed io” sottolinea López Ufarte.
Nato a Fez in Marocco da genitori spagnoli, all’età di 8 anni López Ufarte si trasferisce a Irun, dove inizia a giocare a calcio nella locale squadra. Dopo aver debuttato in Tercera División con la maglia della Real Union a 15 anni nel campionato 1973-‘74, l’anno successivo firma un contratto con la Real Sociedad che si impegna a lasciarlo un altro anno ad Irun. Debutta nella Primera División nella stagione 1975-‘76, precisamente il 30 novembre 1975 in Athletic Bilbao-Real Sociedad (2-0), diventandone presto un elemento fisso nell’undici titolare. Con la squadra di San Sebastián colleziona 474 presenze (363 in campionato), mette a segno 128 reti, si aggiudica una Coppa del Re, una Supercoppa di Spagna e per due volte lo scudetto spagnolo (1980-‘81 e 1981-‘82). Nel 1987 firma per l’Atlético Madrid, mentre nella stagione 1988-‘89 passa al Real Betis dove conclude la carriera.
Quella volta a Siviglia: Bertoni segna il primo gol, ma al 65 Zamora concretizza in rete un centro di Satrústegui. Il Siviglia gioca per venticinque minuti con due uomini in meno per l’espulsione di Juan Carlos e Blanco. Tuttavia, il record e la Liga volarono via. “È stato ancora Bertoni, all’80’, a segnare il 2-1 finale. Quell’anno avremmo dovuto ottenere il titolo ”, commenta Jesús Mari Zamora, uno dei cervelli di quella Real. Quel record di imbattibilità venne presto dimenticato. Se la squadra basca perse il titolo, in buona misura fu per i 14 pareggi che ha raccolto; vinse 19 partite, contro le 22 del Real Madrid e ne perse solo una.
Nel 1981 e nel 1982 la Real Sociedad vinse finalmente il campionato con quella squadra che si recita d’un fiatro da Arconada a López Ufarte.
Jesús María Zamora, centrocampista, ha militato nel San Sebastián CF (squadra riserve della Real Sociedad) nell’annata 1973-‘74 e nella Real Sociedad dal 1974 al 1989 con cui ha vinto due campionati (1981, 1982), una Supercoppa di Spagna (1982) e una Coppa del Re (1987).Ha debuttato con la Spagna il 21 dicembre 1978 contro l’Italia, giocando 30 partite e segnando 3 reti.
Ha disputato la fase finale del Campionato d’Europa 1980 e del Campionato del mondo 1982 (giocò 4 gare e segnò una rete nell’incontro contro la Germania Ovest, poi perso). Fu inoltre tra i convocati della Selezione Europea nella gara ufficiale della nazionale italiana del 25 febbraio 1981 allo Stadio Olimpico di Roma, organizzata per raccogliere fondi per le vittime del terremoto dell’Irpinia: la gara si concluse con la vittoria per 3-0 della Selezione Europea e vi giocò il secondo tempo. Con le Furie Rosse, invece, scese in campo in campo 15 volte, l’ esordio risale al 21 settembre 1977, durante Svizzera-Spagna (1-2), nel quale ha realizzato la rete del decisivo 1-2 degli iberici. Partecipò anche lui al Mondiale spagnolo del 1982, segnando nel pareggio contro l’Honduras (1-1) del 16 giugno.
Mario Bocchio