Ha giocato con Roma, Torino, Udinese e Inter avendo come compagni di squadra fenomeni come Zico o Rummenigge ma Franco Selvaggi deve la sua fama a un paio di anni magici con la maglia del Cagliari a inizio anni ‘80, quando segnava gol a raffica che gli valsero anche la nazionale e la convocazione per i Mondiali in Spagna dell’82. Quando si dice farsi trovare al posto giusto nel momento giusto per vivere un evento irripetibile. Selvaggi non era un campione del livello dei Rossi, dei Graziani o degli Altobelli ma proprio per il suo essere umile fu preferito da Bearzot rispetto a Pruzzo o Giordano che avrebbero potuto pestare i piedi per giocare. Fu la sua fortuna perché si ritrovò quasi per caso a vivere la favola del Mundial ‘82.
Il primo gol in A sembrava un segnale da predestinato (“fu particolare perché lo feci alla Juventus di Zoff, Capello, Bettega. Quel gol, segnato a 19 anni con la Ternana, fu un’estasi”) ma per anni Selvaggi è rimasto un eroe di provincia, come a Taranto nel ’78: “È stata una bellissima esperienza. Ero il beniamino del pubblico, poi quando venne Iacovone sfiorammo la Serie A: se non moriva lui, secondo me, ci saremmo andati in carrozza. Sono orgoglioso di aver fatto quegli anni a Taranto perché l’affetto e la stima della gente, ancora oggi, è forte”.
La consacrazione nei tre anni a Cagliari: “Gigi Riva per me è stata una salvezza. Ogni anno cercava di prendermi. Una volta mi raccontò che minacciò di dimettersi se la società non mi avesse preso. Devo molto a lui: un grande, sia come uomo che come calciatore. Nel Cagliari feci tre anni molto belli. Arrivai primo nella classifica dei Top 11 e feci anche l’esordio nell’Under 21 dove misi a segno 2 gol. Li mi vide Bearzot”.
E fu convocato per i Mondiali: “La cosa simpatica è che le nostre mogli fecero il biglietto sia d’andata che di ritorno: non ci credevano manco loro. Però noi ci credevamo. Il Brasile era fortissimo ma la nostra coesione era ancora più forte. Pensavamo di battere chiunque. Poi comunque l’Italia era una grande squadra, fatta di calciatori con esperienza e con molte vittorie alle spalle. Era una naturale conseguenza del ’78. Bearzot mi disse che io ero l’alternativa a Rossi ed Altobelli a Graziani. Paolo, per fortuna nostra, segnò tantissimi gol. Paolo era un grandissimo giocatore”.
Selvaggi si trasferì al Torino, dopo il Mundial, dove giocò fino al 1984 quando passò all’Udinese per rimanere una sola stagione e chiudere il trasferimento per la squadra dei suoi sogni: l’Inter. A Milano collezionò solo 7 presenze e dopo una stagione passò alla Sambenedettese, in Serie B, dove chiuse la sua carriera: “Zico era un extraterrestre. Secondo me uno dei più grandi della storia. Lui era il calcio. Il calcio che si fa arte. Rummenigge invece era un giocatore potente, un grande attaccante. Stiamo parlando dell’eccellenza di questo sport. Zico però è stato il più forte con il quale ho giocato”.