Dopo anni di oblio, nel 2016 sulle sponde del Danubio si è tornati a masticare il calcio che conta. Merito delle Nazionali di Austria e Ungheria, capaci di tornare nella fase finale di un campionato europeo. Per il futbol europeo, è stato un ritorno alle origini.
La rivoluzione danubiana prende piede nel periodo tra le due Guerre. L’innovatore in questione è Hugo Meisl, allenatore della Nazionale austriaca, che per sfruttare al meglio le caratteristiche dei propri giocatori inventa un nuovo modulo di gioco. Una sintesi tra il “sistema” inglese e il “metodo” italiano, un gioco fatto di possesso palla e interscambio di posizioni, esaltato dalla tecnica raffinata degli interpreti.
Il Wunderteam è una squadra stellare. Prima vince la seconda edizione della Coppa Internazionale, antesignana dei Campionati europei, poi viene sconfitta dall’Italia di Pozzo nella semifinale dei Mondiali 1934, per opera di uno scellerato arbitraggio. È l’inizio della fine, una conclusione decretata dalla morte di Meisl nel ’37 e dall’Anschluss, ovvero l’annessione dell’Austria alla Germania nazista, l’anno successivo.
Non tutti i giocatori austriaci vestiranno la casacca della Grande Germania, a partire dal ’38. Tra questi, Matthias Sindelar, il Mozart del pallone, centrocampista elegante e stella della Squadra delle meraviglie. L’avversione di Sindelar al nazismo è nota: la sua scomparsa nel 1939, in circostanze misteriose, lascia pensare a un regolamento di conti. L’Austria non saprà più raggiungere i livelli del Wunderteam, pur esprimendo individualità eccellenti, in primis Hans Krankl.
L’età dell’oro in Ungheria inizia nell’immediato dopoguerra, con la liberazione di Budapest e l’istituzione della Repubblica Popolare. La nazionale viene affidata a Gusztáv Sebes, allenatore offensivista e precursore del calcio totale, profeta del “calcio socialista” di condivisione dei compiti.
La squadra si fonda sul blocco della Honved e dell’MTK Budapest, ma soprattutto mette insieme campioni del calibro di Bozsik, Kocsis e sua maestà Ferenc Puskás, con un modulo MM che sfrutta il movimento del centravanti arretrato Hidegkuti. Dopo la vittoria delle Olimpiadi del ’52, la squadra si rivela al mondo con la doppia, sonante vittoria sugli inglesi tra il ’53 e il ’54.
L’Aranycsapat diventa la logica favorita per il Mondiale svizzero, specialmente dopo le vittorie con i maestri sudamericani di Brasile e Uruguay. La finalissima contro la Germania Ovest sembra una formalità, specialmente dopo il 2-0 iniziale dei magiari, ma il vigore atletico dei tedeschi è sorprendente. Miracolo di Berna diranno i più, doping tedesco si è sempre sospettato: 3-2 Germania, termine di un sogno.