Il Leffe, con sede nell’omonimo Comune in Val Seriana, in provincia di Bergamo, fu fondato nel 1938. Disputò diversi campionati di Serie D e per quattro stagioni consecutive militò in Serie C1, prima di fondersi con l’Albinese, andando così a creare l’AlbinoLeffe.Nella stagione 1991-’92 la squadra, sotto la guida di Bortolo Mutti, sorprese tutti conquistando una insperata promozione in Serie C1: lo Stadio Carlo Martinelli è sempre ricolmo per assistere a sfide contro nobili decadute quali Bologna, L.R. Vicenza, Mantova e SPAL.
Quella squadra è ricca anche di futuri calciatori di Serie A, un nome su tutti è quello di Filippo Inzaghi. La stagione successiva continua la favola: grazie ai 13 gol del bomber piacentino, la formazione bergamasca si piazza al quarto posto, in coabitazione con la Triestina. Il Leffe rimarrà C1 per altre tre stagioni, fino alla retrocessione del 1996.
«Non è Inzaghi che si è innamorato del gol ma il gol che si è innamorato di lui». Così parlò Emiliano Mondonico che ebbe la fortuna di allenare il bomber all’Atalanta nella stagione 1996-‘97, quando il buon Pippo – già meritevole dell’aggettivo di Super (con la maiuscola) – vinse la classifica cannonieri con 24 gol: non era cosa da poco conquistare quel traguardo guidando l’attacco di una provinciale. Ma Filippo Inzaghi, nato a Piacenza il 9 agosto 1973, era già allora capace di tutto. Anzi, lo era già prima, nel 1992-93 quando, diciannovenne, fu prestato dal Piacenza al Leffe, che militava in C1: i primi bergamaschi che ebbero il privilegio di ammirare il fenomeno caduto sul pianeta calcio furono proprio quelli della Valgandino ma erano in tanti a salire dalla città e dalla pianura per vedere quel ragazzo che segnava da tutte le posizioni e in tutte le maniere (di rapina, al volo, in rovesciata, di testa, in dribbling…).
E in tanti borbottavano in tribuna: ma cosa ci fa a Leffe un campioncino così, deve prenderlo l’Atalanta! In quel campionato Inzaghi realizzò 13 reti ma poi non finì all’Atalanta, bensì al Verona (al seguito di Lino Mutti che lo aveva allenato al Leffe), quindi rientrò al Piacenza e fu ceduto al Parma. In terra bergamasca aveva però lasciato il segno e il presidente Ivan Ruggeri aveva avuto modo di conoscerlo e apprezzarlo prima a Leffe da spettatore e dopo a Verona (dove si era parlato di un interessamento da parte dell’imprenditore bergamasco per l’acquisto della società poi mai andato in porto): era dunque destino che fosse l’Atalanta a proiettarlo definitivamente nel firmamento degli attaccanti di razza della scena nazionale.