La società fu fondata nel 1921 con il nome di Unione Sportiva Piombinese. Nel 1922, in occasione della fusione con la Società Ginnastica Sempre Avanti, un’altra associazione sportiva della città toscana, assunse il nome di quest’ultima, diventando Unione Sportiva Sempre Avanti; a partire da quell’anno, iniziò a giocare nel campionato di Terza Divisione, ottenendo poi la promozione per riforma dei campionati. Nel 1931, vincendo a Viareggio uno spareggio contro il Grosseto si guadagnò la Prima Divisione, terzo livello del campionato italiano di calcio. Nella stagione del rinnovamento, che portò la Prima Divisione a trasformarsi in Serie C, per la prima volta nella sua storia la Sempre Avanti si guadagnò la permanenza nei campionati nazionali evitando la retrocessione battendo il Grosseto e il Signe. Nel 1938, la Sempre Avanti terminò il campionato all’ultimo posto, retrocedendo in Prima Divisione; ma nell’estate di quell’anno, la società sportiva chiuse i battenti e l’avvento della Seconda guerra mondiale impedì la creazione di una nuova squadra che potesse partecipare ai campionati nazionali fino al 1945, quando vide la luce l’Unione Sportiva Piombino. Quelli del secondo dopoguerra furono anni felici per la squadra toscana, sostenuta economicamente dallo stabilimento siderurgico La Magona d’Italia. In pochi anni ottenne la Serie C e, al termine del campionato 1950-‘51, la promozione in Serie B. Il Piombino ben figurò nel suo primo campionato di Serie B (1951-‘52), nel corso del quale raggiunse l’apice della popolarità dopo aver battuto la blasonata Roma, terminando al sesto posto, un piazzamento al di sopra delle aspettative. Ma nei due anni successivi La Magona ebbe dei gravi problemi economici che portarono al licenziamento di oltre duemila operai. La crisi dell’acciaieria colpì così anche la società nerazzurra, che dopo appena tre stagioni tra i cadetti ritornò in Serie C, retrocedendo all’ultima giornata del campionato 1953-‘54. Nel 1956 retrocesse anche dalla Serie C.
Da quel momento il Piombino non fece più ritorno nei campionati di vertice, ma navigò per lunghi anni tra i campionati regionali e quelli interregionali. Nel 1996 le difficoltà finanziarie la portarono alla fine dell’attività sportiva e dalle sue ceneri nacque l’Associazione Sportiva Piombino. Oggi l club si chiama Atletico Piombino e milita nel campionato di Promozione.
Il 2 giugno 1975 il Piombino, che militava in Promozione, allora quinta serie nazionale, affrontò in amichevole la Juventus. Fu una giornata particolare: una festa che andò oltre le appartenenze del tifo. La riviviamo, attraverso il resoconto di Stefano Tamburini su “Il Tirreno”, con le testimonianze di alcuni protagonisti di allora. Potevamo finalmente vederle a colori, le loro maglie bianconere. Quei giocatori famosi e vincenti – amati o bonariamente gufati a seconda delle passioni – erano lì, nell’ancor glorioso stadio Magona al cospetto dei nerazzurri e stavolta non c’era di mezzo l’Inter. Era il 2 giugno 1975: si giocava Piombino-Juventus. Roba da stropicciarsi gli occhi davanti ai manifesti e ancor di più quando – entrando allo stadio – invece di trovare le maglie del Lanciotto, della Colligiana o del Querceta, ci si pararono di fronte quei campioni che si scaldavano meticolosamente come se avessero a che fare con il Real Madrid. Si potevano quasi toccare, tanto erano vicini e i replay correvano idealmente negli occhi increduli delle migliaia di persone che si assiepavano sugli spalti di un pomeriggio di inizio estate. Musica e pubblicità riempivano l’aria festosa dai megafoni gracchianti ed era pura sinfonia la lettura delle formazioni. Sembrava un sogno, la Juve al Magona: Josè Altafini, Franco Causio, Oscar Damiani e anche un giovane Rossi non ancora Pablito. Erano tempi in cui il calcio si viveva soprattutto alla radio e veniva quasi da dire «peccato non ci sia “Tutto il calcio minuto per minuto” con Enrico Ameri o Sandro Ciotti».
Però a noi sembrava quasi di sentirla, la voce rauca di Ciotti e un po’ giocavamo fra noi, 14-15enni vogliosi di diventar grandi, un po’ a buttarla lì e un po’ a immaginarla la radiocronaca: «Amici all’ascolto dallo stadio Magona di Piombino, si gioca la sfida fra la compagine campione d’Italia della Juventus e il Piombino, piccola nobile decaduta. Su questo terreno di gioco già una grande ha conosciuto la sconfitta, nella stagione 1951-52, campionato nazionale divisione serie B. La Roma fu sconfitta per tre reti a una, con marcature per i nerazzurri di Montiani e Biagioli, quest’ultimo autore di una doppietta, e rete della bandiera del giallorosso Venturi». Quella con la Roma non era una partita. Era “la” Partita, una leggenda, raccontataci mille e mille volte da babbi, mamme, nonni, zii e anziani al bar. Di quel giorno rimanevano solo ritagli di giornali sbiaditi e qualche foto seppiata. Adesso anche noi avevamo la nostra grande partita da poter raccontare un giorno lontano. Sì, va bene: era solo un’amichevole ma ci sembrava sfida vera.
E quindi ancora avanti con l’imitazione del linguaggio forbito, a tratti formale ma tanto affascinante, di Ciotti: «Le squadre stanno per scendere in campo agli ordini del signor Ennio Della Schiava della sezione arbitrale di Piombino, coadiuvato dai guardalinee Rosato e Becherini. I nerazzurri guidati in panchina dal tecnico Emilio Reami attaccano da destra verso sinistra con Cardinali fra i pali, Medda e Chelotti terzini…». Sì, era così che sentivamo ancor prima di guardarla quella partita, sempre attraverso la mitica voce: «Giornata di sole, terreno in perfette condizioni. Calcio d’inizio per la Juventus, spalti gremiti con nutrita rappresentanza della tifoseria ospite…».
A quei tempi la tv era ancora in bianco e nero, i canali solo due ed erano quelli della Rai. A Piombino, così come in pochissime altre città, avevamo il piccolo lusso di una tv locale (Telepiombino di Ivio Barlettani) e ne andavamo fieri anche se quel giorno l’orgoglio di tutti – juventini e anche antijuventini – fu quella parata di campioni, la festa e un gran gol del capitano nerazzurro Luciano Bianchi che tenne aperta a lungo la sfida. E quella rete – una magnifica punizione – ci fece pensare che in fondo in fondo quella partita fu un po’ come averla vinta. Erano tempi di portieri a mani nude, di calzoncini veramente corti e di divise senza sponsor e con i numeri fissi dall’1 all’11. La Juve stava per cucirsi sulle maglie lo scudetto numero 16 dopo averlo strappato alla Lazio di Giorgio Chinaglia e Tommaso Maestrelli. Reduci da una sconfitta in coppa Italia con l’Inter, i bianconeri utilizzavano la sosta dedicata alle Nazionali per esibirsi in amichevoli che si risolvevano in colossali bagni di folla, feste e ricevimenti. La mattinata l’avevano trascorsa fra una visita alle acciaierie e quella più formale nella sala consiliare del Comune dal sindaco Rolando Tamburini con tanto di scambio di doni e gagliardetti in mezzo ai tifosi osannanti. Ma il clou fu al Club bianconero che aveva sede al bar Bristol di via Petrarca. Il presidente era il titolare del bar, Rodolfo Puliti, tifoso acceso ma nulla a che vedere con le storture di oggi. Sì, ogni tanto poteva capitare che gli verniciassero la serranda con i colori di altre squadre ma tutto finiva quasi sempre in pace. Quella mattinata saltarono diversi tappi di spumante, abbracci e foto ricordo con Pietro Anastasi superstar, perché il club portava il suo nome. Ed è grande festa anche prima del via, sempre grazie a quelli del Bristol e a un altro grande tifoso bianconero, il pasticciere Sergio Biondi: lancio di palloncini e foto ricordo. Poi la partita, ed ecco ancora il Ciotti immaginario: «Squadre al centro del campo per il saluto al pubblico e il sorteggio, stretta di mano fra i capitani Luciano Bianchi e Pietro Anastasi…». Toccava al centravanti portare la fascia, perché non c’era il vecchio Beppe Furino e la Nazionale aveva privato l’allenatore Carlo Parola (quello della rovesciata sulle bustine delle figurine Panini) di Roberto Bettega, Gaetano Scirea, Francesco Morini e Fabio Capello. E, soprattutto, del portierone Dino Zoff. Così, per la prima volta in stagione, poteva togliersi le ragnatele che lo avevano legato alla panchina la riservissima Massimo Piloni. «E dunque Piloni fra i pali, Cuccureddu e Longobucco terzini – va avanti l’immaginaria radiocronaca – Spinosi stopper e Miani libero; Marchetti in mediana, Causio e Viola a completare il centrocampo, Damiani laterale a sostegno degli attaccanti Anastasi e Altafini». Comincia la partita, sventolano più bandiere bianconere che nerazzurre ma il Piombino non gioca in trasferta, basta sentire gli applausi che salutano il duello sotto la gradinata fra Oscar Flipper Damiani e il terzino Fabrizio Chelotti che non gliela fa quasi mai vedere al più illustre rivale.
Almeno fino al 18’: «Scusa Ameri, qui è Ciotti dal Magona: la Juventus è appena passata in vantaggio. Traversone dalla destra del giovane Marchetti e fulminea deviazione di Damiani, sulla quale nulla può fare l’incolpevole portiere Cardinali». Già, Cardinali. Tifosissimo bianconero, all’inizio quasi rischia di sbagliare porta, felice come è di giocare con i suoi idoli. Nella foto di gruppo delle due squadre finisce in mezzo agli altri. Fa di tutto per fare bella figura ma al 22’ l’immaginifico Ciotti prende ancora la linea: «Scusa Ameri, al Magona raddoppio della Juventus con Anastasi ma il merito del gol è da ascrivere quasi per intero al vecchio Josè Altafini che con uno dei suoi pezzi di bravura ha scodellato la palla sul piede del compagno, il quale dalla corta distanza ha fatto secco Cardinali». Tutto finito? No. Due minuti dopo lo stadio esplode, perché esultano anche i piombinesi con le bandiere bianconere. Ecco ancora il Ciotti delle nostre fantasie: «Clamoroso al Magona, il Piombino accorcia le distanze. Calcio di punizione dal limite eseguito con magistrale perizia dal capitano Bianchi. Il numero 9 ha fatto passare la palla sopra la barriera e l’ha infilata all’incrocio dei pali. Vano il tentativo di Piloni. Minuto 24: Piombino 1-Juve 2. Partita riaperta. A voi studio».Cominciammo a saltellare sulle gradinate, nel frattempo dalla tribuna verde di lamiera arrivava distinto il rumore dei seggiolini ferrosi sbattuti in segno di festa. In questo clima gioioso, come avrebbe detto Ciotti, «le squadre vanno al riposo sul punteggio di 2-1 in favore della compagine ospite».
Nella ripresa il Piombino schiererà quattro nuovi giocatori – Fommei, Rauggi, Rossi e Biagini – che l’anno successivo saranno grandi protagonisti in uno fra i più grandi campionati nerazzurri. Era la Promozione 1975-‘76: due posti in palio per la quarta serie. Sfide infuocate con Cecina e Cerretese e nerazzurri terzi per un solo punto dopo il pari nell’ultimo derby in un Magona con quasi seimila spettatori. Insomma, era un gran bel momento, lo si sentiva. E noi ragazzini, tifosi e appassionati veri, di quelli che non si perdevano una partita alla domenica, sognavamo davvero in grande. Ed eccoci alla ripresa, al 14’. Ciotti l’avrebbe raccontata così: «Prendo la linea dal Magona di Piombino. Nel periodo non collegato nerazzurri arrembanti e pimpanti. In due occasioni il portiere ospite Piloni è stato decisivo su Bianchi e Rauggi. La squadra di casa, coriacea e mai doma, ci crede. E il pubblico di casa la sta spingendo verso un pari che sarebbe storico». Poi, un minuto più tardi… «Scusa Ameri, è ancora Piombino che interviene: terzo gol della Juventus. Lo ha segnato il numero 10 bianconero Viola. A te la linea». E dopo ancora arriverà anche la quarta rete, a dieci dalla fine: «Qui Ciotti, al Magona ancora Juve in gol con Marchetti, abile a sfruttare un lancio di Damiani. Piombino 1, Juventus 4». Al Magona fioccano solo applausi. Il replay non poteva esserci ma tutti quelli che erano lì hanno ancora negli occhi la stupenda punizione di Luciano Bianchi. In chiusura di quel nostro immaginario “Tutto il calcio minuto per minuto”, lo avrebbe ricordato anche Sandro Ciotti: «Prendiamo la linea dal Magona di Piombino, la partita si è chiusa sul 4-1 per la compagine ospite. Il Piombino è stato in partita fino a mezzora dalla fine. I padroni di casa escono a testa alta e portano a casa gli applausi dei tifosi avversari. Migliore in campo il capitano Bianchi, autore di una pregevole rete su tiro di punizione». Gli altoparlanti riprendono a gracchiare musica e pubblicità. I giocatori della Juve salutano per nulla infastiditi da un affetto che andava oltre i colori e le fedi sportive. Non era campionato, per carità, i nostri babbi e nonni che avevano visto il Piombino battere la Roma saranno per sempre inarrivabili, però che giornata!
LE TESTIMONIANZE
L’arbitro – Ennio Della Schiava: «Sembrava un sogno»
Giornata meravigliosa. A quel tempo si parlava di un interessamento di Agnelli per lo stabilimento; fu per questo che riuscimmo ad avere gratis la Juve a Piombino. Sono affezionato a quella partita anche perché fu l’ultima che diressi. Mi ricordo la bellezza del Magona, ora purtroppo in condizioni lontane da quel periodo. Un particolare? Richiamai a dovere pure Causio che sulla punizione dalla quale scaturì poi il gol di Bianchi, tendeva a fare un po’ troppo il furbino.
Il portiere – Marcello Cardinali: «Io e la mia Juve»
Giocare contro la mia Juve era il massimo del massimo. La nostra stagione era finita bene e i bianconeri avevano vinto lo scudetto; situazione ideale per una giornata stupenda, impreziosita da un Magona strapieno. Era il mio anniversario di matrimonio, la mattina ero di turno alle acciaierie, dove vidi i miei beniamini venuti in visita allo stabilimento. A mezzogiorno uscii dalla fabbrica. Presi quattro gol ma ne avrei presi anche otto, tanto ero felice.
Il capitano – Luciano Bianchi: «Quel gol, che gioia!»
Era già un’emozione poter giocare contro la Juve, piena di campioni. La giornata poi fu ancora più bella perché la Juve arrivo a Piombino con lo spirito giusto per mettere in piedi una partita divertente, e così andò. Se poi ci mettiamo il gol che realizzai, ecco… fu un giorno memorabile. Segnai su punizione, un bel tiro all’incrocio dei pali. Una soddisfazione personale ma allargata a tutto il pubblico. Come potrei mai dimenticare un gol fatto alla Juve?
Il terzino – Raimondo Medda: «Una festa per la città»
Giornata fantastica. Io, juventino, contro i miei idoli: che soddisfazione correre sul campo con tanti campioni, compreso un Rossi che non era ancora quel meraviglioso giocatore che diventò in seguito. Bello ricordare: eravamo giovani, protagonisti di un evento che coinvolse l’intera città. Il Magona era bellissimo, pieno di gente. Fu una giornata di festa per tutti, grazie anche alla gentilezza dei bianconeri che si prestarono a fare foto e parlare con tutti.
Il raccattapalle – Andrea Cinquemani: «La folla e i campioni»
Mi ricordo quella folla, le tante bandiere bianconere. Fu emozionante anche per me che non sono juventino. Avevo 13 anni, avevo come vicino di casa Marcello Cardinali che spesso mi portava a seguire il Piombino in trasferta con il pullman della squadra e già quelli mi sembravano grandi giocatori. Rossi, Damiani, Cuccureddu, e Altafini… ecco, lui me lo ricordo proprio bene, con i calzettoni abbassati e un po’ di pancetta. Giornata storica, arricchita dal gran gol di Bianchi.
Il tifoso – Giulio Puliti: «Grande emozione»
Avevo 25 anni e fu mio padre, presidente del club Anastasi al bar Bristol, a portare la Juve a Piombino. Incontrai quei fantastici giocatori: alloggiavano a Riva degli Etruschi, perché a quel periodo non c’era niente che potesse andar bene a Piombino. Fecero anche visita allo stabilimento. Per me poi, gran tifoso Juve (basta vedere il mio bar al Conad tutto bianconero) fu memorabile. Una festa bellissima, stadio pieno, un Rossi ancora giovanissimo e tanti campioni.
Il tifoso – Luca Biondi: «Sogno a occhi aperti»
Avevo otto anni ma ricordo bene tutto, dall’arrivo dei giocatori al bar Bristol all’entrata allo stadio. La Juve arrivò in città con tutti i suoi campioni a parte quelli che erano in Nazionale. Mi ricordo soprattutto uno stadio Magona stracolmo. Per me, juventino sfegatato, fu un sogno a occhi aperti, ma in generale fu una grandissima festa per tutta la città, uno spettacolo che non si è più ripetuto; peccato, perché sarebbe una bella cosa da riproporre anche oggi.