Nel 1998 si giocano i Mondiali di Francia, attesissimi anche dagli Azzurri, che vengono dalla delusione della finale persa ai rigori contro il Brasile in Usa. A distanza di tre anni e mezzo, tante cose sono cambiate. In panchina siede Cesare Maldini, Baresi ha dato l’addio alla Nazionale, e tanti giovani sono pronti a prendersi la scena. Cannavaro e Nesta hanno il futuro assicurato in difesa. In attacco brillano le stelle di Alex Del Piero e Christian Vieri. A centrocampo Di Livio e Di Biagio sono sempre più centrali nei piani tattici del Ct.
E in porta? Si riparte da Gianluca Pagliuca, il portiere della finale di Pasadena, e da anni numero uno della Nazionale. Dietro di lui, nelle gerarchie, Toldo e Peruzzi. Alle loro spalle, però, inizia a farsi largo, a suon di prestazioni, un giovane promettente, molto promettente. Si chiama Gianluigi Buffon, dalla stagione 1996-‘97, è diventato titolare al Parma, scalzando nientemeno che a un monumento come Luca Bucci. Buffon, ancora minorenne, impressiona il mister dei ducali Nevio Scala, che nel 1995 lo aggrega alla prima squadra. A novembre di quell’anno, Bucci si infortuna, e per Buffon si spalancano le porte del grande calcio.
Un talento precoce, che presto entrerà anche nel giro della Nazionale, che per qualificarsi ai Mondiali francesi deve passare per lo scontro playoff contro la Russia. Nel girone, infatti, gli Azzurri arrivano secondi, dietro l’Inghilterra, complici i pareggi contro Georgia e Polonia. La doppia sfida contro i russi si gioca sul filo del rasoio. L’andata si gioca il 29 ottobre 1997, nel gelo di Mosca, e per Buffon si rivelerà una data fondamentale. Al 32′ si fa male Pagliuca, non c’è neanche il tempo di scaldarsi, è il suo momento. A due anni di distanza, la sfortuna di un collega diventa la sua grande occasione. Che è bravo a cogliere al volo. La partita finisce 1-1, ma a soli 19 anni sa farsi trovare pronto, al netto della sfortunata autorete di Cannavaro. A quel Mondiale, Buffon andrà come terzo portiere, dietro a Pagliuca e Peruzzi nelle gerarchie di Cesare Maldini.