Proveniva dalla scuola di attaccanti dell’Ajax, i suoi contemporanei furono Frank Rijkaard, John van’t Schip, Marco van Basten e Gerald Vanenburg. Tutti giovani che nella prima decade degli anni Ottanta contribuirono ai successi continentali degli Oranje, dei Lancieri e del Psv. In questo primo scorcio di carriera, Willem Cornelis Nicolaas Kieft detto Wim, si aggiudicò la Scarpa d’Oro segnando 32 gol con l’Ajax nella stagione 1981-‘82.
Quando arrivò a Pisa nel 1983, voluto da Romeo Anconetani, Kieft dovette subito confrontarsi con la realtà di un campionato difficilissimo, il più competitivo del mondo, la Serie A. Non parlava italiano, pochi parlavano inglese. Venne sempre stato trattato bene dai tifosi, che mai gli fecero pesare la difficoltà di andare in gol durante il suo primo anno.
Kieft è ritornato a Pisa lo scorso giugno, per donare la Scarpa d’Oro all’Associazione Cento depositaria della memoria storica del club nerazzurro.
In quell’occasione disse: “Per segnare il primo gol attesi gennaio. A Pisa mi avete sempre accolto bene, sono stato bene. Dopo sono andato via, sono andato a Torino, poi le tante vittorie, dopo il calcio la droga. Oggi sono di nuovo qui e dono questa scarpa perché so che qui mi avete sempre voluto bene. Spero che il futuro museo del Pisa veda presto la luce”, Parole importanti.
Con la maglia granata Kieft ebbe un inizio molto promettente, per alcune domeniche fu anche in testa alla classifica dei capocannonieri, fino a quando un infortunio non ne compromise di fatto il prosieguo dell’annata.
Tornato in patria, nel 1987 si accasò al Psv con cui al primo anno sollevò subito la Coppa dei Campioni, vinta in finale dai biancorossi contro il Benfica. Rimase col club di Eindhoven sino al 1994, anno in cui pose termine all’attività agonistica, eccetto per la stagione 1990-‘91 trascorsa in Francia con la casacca del Bordeaux.
Con la Nazionale olandese vinse il campionato d’Europa 1988 in Germania Ovest, segnando un gol nella partita contro l’Irlanda a otto minuti dalla fine, rete che permise agli arancioni di vincere la sfida e qualificarsi alla semifinale. Nonostante il gol decisivo, perse poi il posto da titolare nelle sfide successive in favore di Marco van Basten.
Su Wim Kieft ha scritto un bell’articolo Andrea Martino su “PisaToday”. Ecco alcuni stralci.
“In 15 anni di guida maniacale della società, regalò alla sua città trofei, promozioni, emozioni e giocatori entrati di prepotenza nella leggenda nerazzurra. Se idealmente ci proponessimo di suddividere l’arco temporale del Pisa Anconetani, la fase della prima promozione in Serie A e dei primi duelli con gli assi della Serie A sarebbe indubbiamente caratterizzato dalla presenza di due stranieri diventati, grazie alle loro prestazioni, veri e propri totem della tifoseria pisana. Uno di questi è il capitano Klaus Berggreen, al Pisa dal 1982 al 1986. L’altro è Willem Kieft”.
“Wim Kieft arrivò all’ombra della Torre nell’estate del 1983, con un premio pesante fra le mani e aspettative ancor più importanti sulle spalle. Per lui parlavano i gol messi a segno nell’anno precedente, quando con 32 marcature in 34 gare ufficiali di campionato era riuscito a mettersi dietro tutti i più grandi cannonieri d’Europa, a soli 20 anni, meritandosi il premio della Scarpa d’Oro in qualità di miglior bomber del continente. Dietro al giovanissimo centravanti dell’Ajax e dell’Olanda Under 21 era arrivata gente del calibro di Platini, Pablito Rossi e Hrubesch. Per il numero 9 dei Lancieri di Amsterdam aveva speso parole molto importanti anche Johann Cruijff, il quale stravedeva per questo ragazzone di un metro e 90 per oltre 80 chilogrammi di peso, fortissimo fisicamente in area di rigore avversaria ma capace anche di dare del tu al pallone con i piedi”.
“Nell’estate del 1983 il Pisa si preparava a vivere la sua seconda stagione consecutiva in Serie A, dopo la splendida salvezza conquistata qualche mese prima. Anconetani voleva regalare alla piazza un nome di grido per accendere ulteriormente l’entusiasmo dei tifosi, e per alzare il livello qualitativo della rosa. Era però il periodo dei contingentamenti e dei blocchi degli arrivi dall’estero, e far approdare stranieri di buon livello in Serie A era molto difficile. Ma grazie al suo fiuto per gli affari ed al suo grande tempismo, il presidente riuscì a portare in nerazzurro il ventunenne Kieft, strappandolo di fatto alla concorrenza di molte big del calcio internazionale. Una su tutte il Real Madrid, che nell’estate del 1982 avrebbe fatto carte false pur di portarlo in Spagna: il presidente dell’Ajax si oppose, ed il centravanti così vide sfumare questa opportunità. Quando il 12 giugno 1983 Kieft sbarcò al “Galilei”, si ritrovò davanti tutto lo stato maggiore del Pisa, centinaia di tifosi già in visibilio per l’arrivo di un vero e proprio asso che avrebbe fatto coppia fissa con l’altro straniero già entrato nei loro cuori – il capitano Klaus Berggreen – e un tasso di umidità che terrorizzò letteralmente il biondo centravanti, abituato all’aria decisamente più frizzante dei Paesi Bassi. Espletate le formalità burocratiche di rito, il nuovo numero 9 nerazzurro partì alla volta delle vacanze alle Isole Canarie seguito dai sogni di vittoria del suo nuovo popolo… La prima metà del campionato 1983-‘84 fu sconcertante: Kieft faticava ad inserirsi nei meccanismi della squadra, nonostante mister Vinicio gli continuasse a dare fiducia ogni domenica. Il numero 9 appariva costantemente spaesato di fronte all’agonismo e alla fisicità degli avversari, il pallone era diventato un macigno da spostare e la porta un bersaglio impossibile da centrare… Dovette trascorrere più di un girone per poter assistere al primo gol in campionato del nuovo centravanti: Kieft siglò il gol del 2-0 il 19 febbraio 1984 alla ventesima giornata, risultato con cui i nerazzurri liquidarono all’Arena Garibaldi il Catania. Kieft si ripeté anche la settimana dopo, nel bel pareggio sul campo della Fiorentina, lasciando sperare tutta la città in un suo risveglio. Fu però soltanto un fuoco di paglia effimero, perché dopo quella marcatura arrivò soltanto un altro gol ininfluente nella sconfitta ad Ascoli del 15 aprile 1984 (3-2). E dire che l’approccio con la nuova realtà era stato buono: a fine agosto Kieft era riuscito a siglare 4 reti complessive nel girone eliminatorio di Coppa Italia”.
“Anconetani, nonostante l’insoddisfacente annata, scommise nuovamente sul ragazzo venuto dall’Ajax, consegnandogli le chiavi dell’attacco nerazzurro nella stagione successiva, quella che avrebbe dovuto rappresentare il riscatto di tutta la società, fresca di retrocessione in Serie B. E come nelle migliori favole, Pisa poté improvvisamente ammirare tutte le doti di Kieft che erano rimaste in ombra nei mesi precedenti. I palloni scodellati in area di rigore spesso suonavano a morto per le difese avversarie, grazie all’abilità nel gioco aereo del numero 9. L’intesa con Berggreen divenne fenomenale, e la sua proverbiale freddezza nordica gli consentì di diventare il rigorista della squadra.
Quel campionato cadetto venne dominato in lungo e in largo dalla squadra allenata da Luigi Simoni, capace di chiudere al primo posto, mettendosi dietro società come Bari, Lecce, Perugia, Genoa e Bologna. I nerazzurri trionfarono anche grazie ad una potenza di fuoco incredibile: miglior attacco del torneo con 52 gol messi a segno, 15 dei quali siglati da Wim Kieft. Il tridente Baldieri – Kieft – Berggreen fece innamorare tutti gli sportivi nerazzurri, estasiati dalla classe cristallina e dallo strapotere fisico dei tre là davanti. Il numero 9 riuscì a trovare la giusta continuità sotto porta, andando a segno nove volte nel girone di andata e sei nel ritorno. E l’anno successivo, in Serie A, finalmente Wim si consacrò anche sul palcoscenico maggiore. Furono infatti 7 le reti messe a segno nel massimo campionato: gol che non servirono a far evitare ai nerazzurri la nuova retrocessione in B, ma che consentirono al centravanti di diventare una delle punte più temute sul rettangolo verde”.