“Premessa doverosa: non me ne intendo di calcio… Detto questo, resto basita di fronte a certe scenette isteriche e penose dedicate ad uno che ha fatto uso smodato di droghe, che è stato indagato per violenza sessuale, che non ha riconosciuto il proprio figlio, che ha evaso le tasse… e che tasse! Beh… anche no!” Questo era scritto su un post, sparito poi da FB e che si riferiva al “Pibe de oro”…
Ebbene a commettere questo fallo di requiem sui piedi di Diego Armando Maradona è stato un personaggio pubblico. Politico al quale, con questa “alzata di mano”, indico cartellino giallo, volendo chiarire che le “scenette isteriche e penose dedicate” all’asso argentino, esternate da sportivi, tifosi, fanatici o come diavolo vorrà chiamarli, rendono omaggio all’atleta per essere stato un fantasista straordinario; leale con compagni ed avversari, dentro e fuori il rettangolo di gioco.
Un apprezzamento questo, istintivo di chi l’ha amato, non certo per elogiare quella parte di vita privata spericolata e biasimevole che l’ha poi portato alla dipendenza fisica e psicologica in un percorso di solitaria autodistruzione, ma per le geniali giocate in campo e per le doti umane migliori che avrà pure avuto. Cosa aggiungere di Maradona, post mortem? Se n’è andato malamente un uomo di sessant’anni appena, con i suoi pregi e i suoi difetti, che fu uno dei più grandi talenti mondiali calcistici della storia. Se n’è andato, osannato e pianto da milioni di spettatori nel catartico funerale mediatico social, ma come tutti i mortali solo con la propria anima, avvolto in un bianco sudario senza simboli e tasche. Di uomini così, che fanno scalpore, sia in vita sia in morte, nel bene e nel male, che riescono a dividere a metà l’opinione pubblica, tra chi li detesta e chi li ammira, il mondo è pieno. Cominciando proprio dai pubblici politici, compresi quelli in essere a tutto tondo, molti dei quali si credono immortali vestali o semidei; coloro che determinano la sorte, non solo della propria persona, ma anche quella degli altri, condizionando il modo di vivere di milioni di cittadini nella propria nazione, magari con scelte a volte geniali, infelici o discutibili. Questo pesante fardello che si portano appresso, onori e onorari inclusi, dovrebbe perciò renderli maggiormente consapevoli e attenti sui provvedimenti da prendere col voto di delega dato dai cittadini e a tutela del bene comune, quando vanno a votare le leggi in Parlamento.
Ciò per non avvantaggiare magari interessi particolari, trasfigurandosi così in veri statisti. In sostanza, votare in Parlamento sì col sistema elettronico, che un tempo si faceva per “alzata di mano”, ma con provvedimenti legislativi consoni ed equi al solo fine di non disgregare il Paese e non favorire lobby economiche rapaci, soprattutto straniere, magari quotate nella borsa di Londra o New York.
Una responsabilità questa, verso gli italiani, siano essi intenditori o meno di calcio, molto più rilevante e criticabile che “l’alzata di mano” di Diego Armando Maradona passata alla storia dello stadio Atzeca a Città del Messico, durante i quarti di finale del Campionato del Mondo 1986 e che decretò l’eliminazione dell’Inghilterra per 2 a 1, spianando la strada all’Argentina per la conquista dell’ambito trofeo. Ve con Dios, hermano!
Giuseppe (Joe) Bonato