Nel 1984. Vujadin Boskov tornava nella serie A italiana dopo una toccata e fuga da giocatore nella Sampdoria, che poi avrebbe allenato e con cui avrebbe poi vinto lo scudetto nel 1991. Questa volta, invece, lo faceva da allenatore dopo esperienze internazionali di grande livello toccate con la Nazionale del suo Paese e squadre di club, su tutti il Real Madrid. Boskov vantava infatti una vasta esperienza nel campionato di quella che si chiamava ancora Jugoslavia (vinto alla guida della “sua” Vojvodina) nonché nella Nazionale che aveva preso in mano a soli 40 anni. Poi le esperienze in Olanda (Den Haag e Feyenoord) e Spagna (Gijon, Real Saragozza, Real Madrid).
Il grande Costantino Rozzi convinse Boskov ad accettare Ascoli per guidare i bianconeri che avevano iniziato il campionato con Carlo Mazzone in panchina. Decisiva, per il doloroso esonero del mister dei miracoli e della prima serie B e della prima serie A, fu la sconfitta (1-0) di Como.
Boskov, nonostante avesse una squadra di buon livello dove c’era anche un certo Dirceu (3 Mondiali con il Brasile), non riuscì a evitare la retrocessione che giunse, matematica, dopo uno 0-1 interno contro l’Udinese decisa da un gol di Attilio Tesser, allora mediano dei friulani e poi diventato allenatore (anche dell’Ascoli e oggi sulla panchina dell’Avellino). L’Ascoli tornò in B dopo diversi anni consecutivi in serie A, conditi da un 4° posto (allenatore G.B. Fabbri) e un 6° posto (Mazzone), ma risalì subito nella massima serie vincendo un campionato a suon di vittorie e di record.
Era l’anno dei gol di Barbuti, Vincenzi e Incocciati. Era l’anno di Flavio Destro, l’anno di Peppe Iachini, il giovane mediano ascolano (cresciuto in casa) che ha poi conosciuto una carriera inimitabile, senza soste, prima come giocatore (Verona, Fiorentina e tanti altri club) e poi come allenatore.
Matteo Rossi