I suoi genitori erano emigrati in Sudamerica. Francisco Ramon Lojacono alla fine del 1956 aveva fatto il percorso al contrario. La Fiorentina, in accordo con il Lanerossi Vicenza, l’aveva pescato a soli ventuno anni, in quel bacino di campioni che era l’Argentina. Era costato 40 milioni, non pochi per quei tempi, ma con la “pelota“ ci sapeva fare davvero.
La società viola lo aveva lasciato per una stagione ai biancorossi vicentini con cui aveva segnato 11 reti nelle 18 partite disputate da gennaio in poi. Possedeva un tale repertorio di finte e di tiri ad effetto ed era così fantasioso che i suoi compagni si stupivano e si entusiasmavano nell’osservarlo.
Prima dell’arrivo in Italia aveva giocato otto volte nella nazionale argentina. Le punizioni erano la sua specialità. Grazie alla massa muscolare delle sue cosce e ai piedi corti con dita piccole e dorso alto riusciva a colpire il pallone “da sotto” e ad imprimere traiettorie pazzesche per direzione e forza.
Quattro stagioni a Firenze, inframmezzate da tre alla Roma, ne avevano sancito il successo e portato anche all’utilizzo in Azzurro. Per lui otto presenze e cinque gol. Durante la permanenza sul Tevere non solo le cronache sportive parlano di lui, ma compare spesso anche sui rotocalchi per i flirt con donne bellissime.
Passa notti al tavolo da poker e giorni a prendere il sole in compagnia di attrici famose. La mondanità è il suo regno. Fa parlare di sé per le corse in Maserati e per la storia d’amore con Claudia Mori con la quale si fidanza separandosi dalla prima moglie. Con lei gira il film ad episodi “Avventura al Motel“. In via Veneto si lancia in appassionati tango con donne di grande fascino. Lui non è certo bello.
È tarchiato, naso camuso ed espressione dura e cattiva. Piace però da morire al genere femminile.
È un duro anche in campo. Innumerevoli le espulsioni e i turni di squalifica. In un Roma-Inter stende con un destro Bruno Bolchi soprannominato “Maciste” per il suo fisico possente. Se è il caso ne ha anche per i compagni di squadra. Come quella volta che, con la maglia della Fiorentina, rincorre e prende a schiaffi un compagno, la mezzala Gratton, che lo aveva rimproverato per un passaggio sbagliato.
È imprevedibile anche nelle genialità, come quando, con un braccio lussato e bloccato al collo, segna un gol strepitoso alla Juventus. Disputato il 1964-‘65 con la Sampdoria, il suo ultimo campionato di serie A, ritrova saggezza e gioia con la maglia Grigia.
È il presidente Remo Sacco che per provare ad ottenere la promozione nel massimo campionato lo porta ad Alessandria. Un Lojacono da 70 gol in 208 partite di A è certo garanzia di successo. Il Moccagatta lo incorona immediatamente proprio beniamino.
Lojacono diventa subito capitano dei Grigi e punto di riferimento della squadra, quella che sulla carta appare imbattibile, ma che incredibilmente retrocede in serie C! Francisco Ramon è ritenuto uno dei più colpevoli e quasi per punizione, nel torneo successivo, viene relegato tra le riserve.
Torna però tra i titolari a furor di popolo. È l’idolo indiscusso della tifoseria. Nei venticinque incontri che rimangono riesce a segnare ben 14 gol. Ha personalità da vendere e addirittura diventa aiuto allenatore.
Non ha mai perso le sue capacità balistiche che mandano in visibilio il pubblico. In una gara casalinga contro il Bolzano, viene ricordato per la sua doppietta, ma anche per aver messo ko con una punizione un avversario posizionato in barriera.
Per alcuni minuti si teme addirittura per l’integrità fisica del calciatore degli altoatesini. Anche in terra mandrogna non perde il vizio di grande ed incredibile rubacuori. Molte femmine alessandrine rimangono vittime del caliente gaucho.
Lui si muove con discrezione incontrandole lontano dalla città, ma è troppo noto per passare inosservato…
Con i Grigi gioca 95 partite segnando 34 reti. Merita di essere ricordata la sua ultima grande performance in fatto di gol segnati. Nel campionato 1968-‘69 vista la scarsa mobilità accompagnata però da grande sagacia tattica, è retrocesso al ruolo di libero dietro i difensori.
Con il centravanti Tomy non c’è feeling. I due si sopportano e più di una volta si mandano a quel paese. A Busto Arsizio l’allora direttore tecnico Giulio Cappelli, a sorpresa, riporta Lojacono centravanti spostando Tomy a seconda punta. L’italo-argentino segna ben tre gol! Da quel dì i due non si parlano più fino a quando a Rapallo Tomy “pareggia” segnando, pure lui, una tripletta. Meraviglie del calcio!
Marcello Marcellini