Non è quel che si dice un tipo simpatico. Anzi, al primo approccio qualcuno potrebbe giudicarlo scontroso o addirittura arrogante. Forse perché Marius Lăcătuș ha vissuto da principe. Nel suo Paese con la maglia della Steaua Bucarest ha vinto tutto: una Coppa dei campioni, una Coppa di Romania e cinque scudetti, uno di fila all’ altro.
Forse per questa ragione l’attaccante rumeno ha storto subito la bocca quando è entrato nella sede della società, ha visto attaccati al muro i trofei conquistati dalla Fiorentina e ha contato gli stemmi tricolori sul gagliardetto. “Solo due scudetti? Sono abituato a ben altre vittorie” ha sibilato. Eppure lui Firenze la sognava da tempo. E due anni prima la Fiorentina lo aveva in pugno. I rapporti commerciali, che illustri personaggi fiorentini tenevano con Valentin Ceausescu, il figlio del dittatore innamorato della Steaua,avevano messo nelle mani dei Pontello il colpo del secolo: tre miliardi e Hagi e Lăcătuș avrebbero preso il primo volo per Firenze.
Ma il destino, o qualche svista dirigenziale, ha voluto che i due amici prendessero voli diversi. Il primo è atterrato al Real Madrid, mentre il duro Lăcătuș dopo un lungo batti e ribatti tra Fiorentina e Steaua, è finalmente approdato alla corte di Lazaroni in cambio di due miliardi e mezzo. “Ho sempre sognato di venire a giocare a Firenze. Mi piace la città e ho sempre tifato Fiorentina.
E in Romania mi sono sempre tenuto informato sulle vicende della squadra viola. No, non mi chiedete cosa penso della rivoluzione nel mio Paese. Non mi sono mai interessato di politica. Noi calciatori siamo sempre stati dei privilegiati.
Non ci è mai mancato niente. Ma non è così dappertutto?… Lasciamo perdere. Semmai ero stanco di vincere. Nel senso che in campionato c’ era poca concorrenza. Qui è un’ altra cosa. Bisogna lottare. Conquistarsi un posto in paradiso con il sudore. Insomma ci sono nuovo stimoli”. Lăcătuș resta comunque un acquisto simbolo dello strano mercato che Cecchi Gori ha condotto. Il rumeno ha due caratterstiche che lo rendono pericoloso: il tiro e la velocità.
Nella Steaua e nella sua nazionale in coppia con Hagi poteva rendere al massimo. Ma in Viola non è stato così facile: è mancato il replicante di Hagi, e invece c’ era un centravanti come Borgonovo che rischiava di restare troppo solo in area.
“Lazaroni ha dovuto studiare gli schemi più adatti continua Lacatus io e Borgonovo faremo di tutto per metterli in pratica. In questo momento non è facile. Stefano non è ancora al massimo della condizione. E io sto peggio di lui. Sono arrivato tardi in Italia. E infatti dopo la partita con il Liverpool mi sono subito fermato per un risentimento muscolare. Nessuno si deve quindi meravigliare se ancora non abbiamo fatto scintille”.
Nel 1991, dopo un solo campionato alla Fiorentina, viene ceduto al Real Oviedo, poi nel 1993 torna in patria, nella Steaua, dove per sette stagioni è capitano: vince altri 5 campionati e 3 Coppe nazionali. Con la Romania partecipa ai Mondiali di Italia ’90 e viene eliminato dall’Irlanda agli ottavi. Nella stessa competizione segna una doppietta nella vittoria per 2-0 contro l’Urss. Prende parte anche al Campionato d’Europa 1996, dove gioca due delle tre sfide della nazionale rumena eliminata al primo turno. Partecipò anche a un’amichevole che l’Europa giocò contro il Resto del mondo nel 1997. Dell’esperienza di Lăcătuș a Firenze ha scritto un bell’articolo Marco Milan su Mediapolitika: “… Già alla fine del girone d’andata Lăcătuș è titolare fisso della panchina, mentre all’inizio del girone di ritorno entra all’88’ a Genova contro la Sampdoria e poco dopo i doriani segnano con Branca il gol partita; un caso, certo, ma di sicuro anche il destino volta le spalle al rumeno, sempre più imbronciato e scontroso, completamente disunito dal resto della squadra.
Contro il Napoli al Franchi il 10 marzo, il rumeno torna titolare e sfiora il gol dopo pochi minuti, poi scompare dalla scena e viene sostituito da Nappi.
Le poche presenze collezionate sino alla fine del campionato, inoltre, mostrano un Lăcătuș estraneo al gruppo, mentre spifferi provenienti dallo spogliatoio dicono che il giocatore non si sia mai inserito completamente nè nella squadra e nè in città.
Si dice che l’ambiente fiorentino gli vada stretto e che le poche ambizioni della Fiorentina (che chiuderà il campionato 1990-’91 al dodicesimo posto, proprio come l’anno prima) lo abbiano presto annoiato, fatto sta che del rumeno, dopo un avvio incoraggiante, a Firenze non si parla più.
Marius Lacatus chiude la sua prima ed unica avventura italiana col poco invidiabile bottino di 21 presenze e 3 reti, l’impressione di un elemento avulso alla squadra ed un’antipatia a pelle rilasciata nei confronti di una città che lo aveva accolto come idolo in cui riporre quasi tutte le speranze di riscossa e rivelatosi invece un po’ arrogante e mai in sintonia con le esigenze della Fiorentina”. Dove avrebbe divuto essere l’erede di Roberto Baggio.