Non bastavano le statistiche, anche Ligabue ha sottolineato il fatto dentro una canzone (“A che ora è la fine del mondo?”) che è poi una cover dei Rem. «Ferri batte il record di autogol», strillava anni fa il Liga noto interista e ammiratore di Riccardo Ferri, ex difensore nerazzurro con tendenze masochiste.
In un curioso atteggiamento a San Siro.
Ferri primeggia per autoreti in serie A – 8 ne mise assieme tra il 1982 e il ’94 -, ma nell’immaginario degli italiani over 40 il signor autogol rimane Comunardo Niccolai, lo stopper del Cagliari dello scudetto ’70, che si fece male da solo per sei volte, cinque in A e una in coppa Campioni, tra il ’68 e il ’76.
In Nazionale.
Niccolai è diventato un modo di dire, un’unità di misura del “tafazzismo”. Una crisi di governo era stata così commentata da Francesco Storace di An: “D’Alema ha fatto un autogol alla Niccolai”.
Il Cagliari del ’70 era forte e brillava per originalità anagrafica. Il regista faceva Greatti di cognome e Ricciotti (????) di nome. Poi c’era lui, Niccolai, battezzato Comunardo dal padre antifascista ed ex portiere del Livorno. Comunardo in onore della rivoluzione francese di fine Settecento e della Comune di Parigi vera e propria, istituzione proletaria che governò per poche settimane nella primavera del 1871. Niccolai veste con disinvoltura il nome da ribelle: “C’è chi mi chiama Comu e chi Nicco”.
Sei autoreti, si è detto. La più clamorosa a Torino contro la Juve nell’anno dello scudetto, 15 marzo 1970. Una bella foto la immortala: Niccolai di testa anticipa il portiere Albertosi, già con le braccia pronte alla presa, e infila la propria rete. Gigi Riva con una doppietta rimise le cose a posto, Juve-Cagliari 2-2.
Niccolai nel Cagliari 1969-’70.
“L’autogol più bello – racconta Niccolai – resta quello che non realizzai. Successe a Catanzaro nel 1972, arbitro Lo Bello. Al 90′ sentii un fischio e pensai: ‘E’ un fallo oppure la gara è finita’. Calciai forte con l’intenzione di scaraventare il pallone in curva. Ne venne fuori un tiro, ‘parato’ da Brugnera, mio compagno del Cagliari. Lo Bello decretò il rigore e noi subimmo il 2-2″.
Niccolai oggi, ricordando il successo di ieri.
Anni fa Zonza Editori di Cagliari ha pubblicato “Niccolai in mondovisione”, libro di Bepi Vigna. Il titolo rimanda alla famosa frase pronunciata da Manlio Scopigno, allenatore del Cagliari ’70, allorché arrivò la notizia che Comunardo era stato convocato per il Mondiale ’70 in Messico: “Tutto mi sarei aspettato meno che vedere Niccolai in mondovisione”.
Niccolai via satellite durò poco più di mezz’ora: “Mi feci male subito, nella prima partita contro la Svezia, al 37′ venni sostituito da Rosato e non rientrai più. Distorsione a un caviglia, dopo contrasto con Kindvall. Avevo le caviglie ballerine e le fasciavo sempre, quel giorno non lo feci e addio coppa Rimet. Però Scopigno mi voleva bene e parlava di me con affetto”. Nel libro di cui sopra, l’autore scrive: “Niccolai era un artista dell’autorete. Qualcuno ha provato a spiegare certe malefiche traiettorie dei suoi colpi di testa come un effetto determinato dalla particolare piega dei radi capelli”.
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