O Divino. In Italia è praticamente sconosciuto. In Brasile invece, è considerato uno dei giocatori più forti del secolo passato sebbene la sua fama sia stata offuscata dal maggior fuoriclasse di tutti i tempi: Pelé.
Detentore del record di presenze con la maglia del Palmeiras (la squadra più italiana del calcio brasiliano), con 901 partite, è il terzo marcatore più prolifico nella storia con 153 goal, dietro solo a Heitor (284) e César Maluco (180).
I numeri di Ademir da Guia sono ancora più signficativi se si tiene conto del fatto che era un centrocampista che prediligeva giocare a sinistra, mentre Hector e César erano autentici centravanti.
Figlio di un altro genio del calcio, il difensore Domingos da Guia che giocò con il Brasile i mondiali del 1938, iniziò nel Bangu, dove milità tra il 1961 e il 1962, per poi approdare alla Palestra Itália nel 1962, dove rimase fino alla fine della sua carriera nel 1977.
Per molti, Ademir è stato il più grande nome nella storia di Palmeiras, superando persino il portiere Marcos, il più grande idolo delle generazioni più recenti. Il giornalista Milton Neves ha affermato che il modo tranquillo del Divino ostacolava i voli più alti nel calcio.
“Era meglio di Cruyff, ma si è dimenticato di farlo sapere”, aggiunse Milton.
Parlando di Cruyff, Ademir da Guia avrebbe potuto affrontare l’olandese con il Brasile nella Coppa del Mondo del 1974, quando la Seleção perse per 2 a 0, un risultato che ha portò l’ Arancia Meccanica in finale contro la Germania Ovest, che divenne campione. Ma non fu schierato.
Nella finale per il terzo posto contro la Polonia, Ademir da Guia ha avuto finalmente avuto la sua occasione. Amara. Lato segnò l’unico goal della partita, che sancì la vittoria polacca. Ademir fu sostituito da Mirandinha.
Il genio di Ademir da Guia ha prodotto persino una poesia, scritta da uno dei nomi principali della letteratura brasiliana, João Cabral de Melo Neto:
Ademir impõe com seu jogo
o ritmo do chumbo (e o peso),
da lesma, da câmara lenta,
do homem dentro do pesadelo.
Ritmo líquido se infiltrando
no adversário, grosso, de dentro,
impondo-lhe o que ele deseja,
mandando nele, apodrecendo-o
Ritmo morno, de andar na areia,
de água doente de alagados,
entorpecendo e então atando
o mais irrequieto adversário.
Proprio così: calda andatura, camminare sulla sabbia, incantare e poi stordire l’avversario più irrequieto. Era questo il gioco di questo centrocampista ch amava giocare a sinistra.
Mario Bocchio