Palmese contro Casertana, a metà degli anni settanta: il match decisivo, quello nel quale ci giochiamo tutte le nostre chance. La Palmese parte subito all’assalto, spinge sulle fasce, cerca in ogni modo di chiudere gli avversari nell’area di rigore, sperando che presto o tardi un tiro risolutore spezzi le reni al portiere. Ma l’arbitro (Bianciardi di Siena) si mette subito di traverso. Fischia come una locomotiva nei film di Sergio Leone e, quello che è peggio, fischia a senso unico, sempre contro di noi. Il presidente Maffettone freme ed impreca sulla panchina a bordo campo.
Non appena l’arbitro decreta la fine delle ostilità, balza dalla panchina e lo aggredisce. Gancio del presidente sull’occhio sinistro dell’arbitro che crolla a terra. Cade anche il presidente, sbilanciato da un colpo andato a vuoto. L’arbitro si rialza per primo e fugge precipitosamente verso gli spogliatoi. Il presidente lo insegue e noi tutti a rincorrere loro due.
All’epoca gli spogliatoi del Comunale di via Querce erano molto angusti, quello dell’arbitro poco più di uno sgabuzzino con una porta sgangherata. Due calciatori della Palmese, Stefano Codraro e Carlo Magnani, si piantano come querce davanti alla porta e fanno muro contro la rabbia del presidente che non accenna, minimamente, a calmarsi. Allora lo afferro da dietro con tutte le forze e non lo lascio finché non si calma. Il presidente ha come un crollo psicofisico. Lo sforzo è stato troppo forte e prolungato e si accascia ansimando sopra uno sgabello. E’ il panico. Se l’arbitro scrive nel referto che è stato aggredito dal presidente della nostra squadra, addio campionato. Squadra e campo sarebbero stati squalificati per le prossime tre generazioni, salvo complicazioni.
Entro nello spogliatoio dell’arbitro. Mi qualifico come medico della società, lo curo e cerco di spiegargli che si è trattato di uno scalmanato che niente a che vedere con la Palmese. Il presidente è, intanto, ritornato in sé e si è reso conto della difficile situazione in cui ci siamo cacciati. Maffettone ha, allora, un colpo di genio. Si toglie l’impermeabile nero che indossa e chiede al prof. Tonino Basilicata di prestargli il suo impermeabile bianco. Il presidente lo prova, gli va stretto, si sfila la giacca e riesce ad indossarlo. Bussa alla porta dell’arbitro e si presenta, tutto contrito, in qualità di presidente della Palmese.
Quando lo vede, l’arbitro ha come un sussulto, riconoscendo, forse, nel presidente il suo aggressore. Le parole di Maffettote lo rassicurano: ”Sono mortificato, quel pazzo aggressore è mio fratello. E’ appena uscito da una casa di cura. I medici ci avevano assicurato che era completamente guarito. Sarà stata una ricaduta improvvisa, un, come si dice, raptus. Voi dovete capire, è una disgrazia per la famiglia ed ora ha creato problemi anche alla società Palmese” Il mercoledì, decisioni del Giudice sportivo, alla società Palmese comminate due sole giornate di squalifica al campo.
Gennaro Caliendo