È stato “il miglior centromediano che il Boca abbia mai avuto” (Osvaldo Soriano dixit). Oltre 350 partite. Zero espulsioni. Corretto e mai sopra le righe.
Era uno dei prescelti del Boca per la sua galleria di idoli. Si chiamava Ernesto Lazzatti. Fu soprannominato El Pibe de Oro. Arrivò agli Xeneizes da Ingeniero White, il porto vicino a Bahía Blanca, all’età di 18 anni, alla fine del 1933.
Quattro mesi dopo fece il suo debutto e per quattordici anni fu titolare inamovibile, contribuendo a caratterizzare più di un intero ciclo. Lazzatti era nato il 25 settembre 1915, morì il 30 dicembre 1988 vittima dell’Aizheimer. Iniziò a giocare nel Puerto Comercial, ispirandosi ai suoi idoli, Luis Monti e Adolfo Zumelzú. Fu il leader di quella squadretta di Quinta Divisione, Santos Ursino, a impostarlo sul terreno di gioco, diventando il suo consigliere. Lazzatti aveva una grande visione di gioco spiccato senso del tempismo nei passaggi. Manuel González, suo zio, scrisse una lettera al Boca Juniors parlando di un calciatore di grande futuro, anche se era stato respinto dal Gimnasia La Plata.
La risposta non tardò. Nella sua casa di Boulevar 20 nel laborioso quartiere dei pescatori e della ferrovia, Lazzatti ricevette un telegramma per andare provare a Buenos Aires.
Venerdì 15 dicembre 1933 alla sua famiglia arrivarono i soldi dell’ingaggio, 300 pesos: lo avevano visionato in un match amichevole e aveva pienamente convinto. Venne poi convocato per due gare come riserva e l’8 aprile 1934, contro il Chacarita Juniors, avvenne il debutto.
Per la cronaca, il Boca vinse 3-2. Da allora formò la linea mediana prima con Enrique Vernieres e Arico Suárez come laderos, poi con Arcadio López e il General Viana e infine con Carlos Sosa e Natalio Pescia.
Fu campione argentino per cinque volte, mentre con l’Albiceleste ha conquistato il Sudamericano nel 1937. Ha recitato in duelli memorabili con La Máquina , come venne soprannominato il River Plate negli anni Quaranta, e fu proprio dopo il Superclásico del 1947 che concluse la sua brillante carriera con i Blu e Oro.
Al Monumental diede il suo ultimo contributo, ma il Boca perse 2-1. Quel giorno giocò la sua 351ma partita, mentre in tutta la carriera i gol furono soltanto sei.
Già avanti negli anni, il suo ex compagno di squadra Severino Varela, il terribile attaccante che giocava con la boina bianca in testa, lo convinse a trasferirsi nel Danubio di Montevideo.
Lui accettò perché interessato ad un’esperienza all’estero. Ma disse chiaramente che non avrebbe mai e poi mai giocato contro il Boca. In Uruguay rimase per due campionati, per poi smettere di giocare.
Ma non abbandonò il calcio, diventando tecnico proprio del Boca. Prima nel 1950 e poi nel 1954, anno in cui la squadra era campione, anche se a dire il vero fu una sorta di direttore tecnico al fianco di Eliseo Mouriño.
Nei suoi sedici anni da calciatore professionista, Lazzatti non fu mai espulso o ammonito. Negli anni Sessanta, grazie alla sua amicizia con il famoso giornalista Dante Panzeri, divenne un commentatore di calcio. Scrisse per El Gráfico e fu anche opinionista televisivo.
Mario Bocchio