La storia del pastorello Davide che uccide il terribile gigante Golia è uno degli episodi più famosi della Bibbia. E’ così conosciuto e apprezzato perché, al di là del contesto religioso, fa diventare realtà la speranza di tutti gli appassionati che guardano una sfida tra due combattenti. Allo stesso tempo ci insegna che anche se siamo più deboli nessun traguardo ci è precluso a prescindere mentre se siamo più forti non dobbiamo mai dar nulla per scontato perché la vita può essere imprevedibile. In ambito sportivo lo spettatore neutrale tende infatti a tifare sempre per il più debole perchè “Che noia che sarebbe il calcio se il più forte invece di vincere il 95% delle volte vincesse sempre”.
Da tifoso di una piccola squadra, ogni volta che il Livorno gioca contro una grande mi dico sempre “pensa se succede come quella volta che il Milan Campione d’Europa è venuto al Picchi e ha perso”. Senza essere tifosi, quando c’è una partita dal pronostico scontato, viene spontaneo pensare a un certo punto “vediamo cosa fa la Juve contro il Pizzighettone (con tutto il rispetto ovviamente) , ti immagini se perde?!”. Tutti aspettano il momento con trepidazione e quasi ci si crede, per un attimo, che davvero la squadra più forte d’Italia possa perdere contro una che gioca in tre categorie più giù. Quando poi si vede che ovviamente i favoriti dominano, con una malcelata delusione si riprende a fare quel che si stava facendo, sminuendo l’entità della vittoria con la classica frase “Si, capirai che grande vittoria contro il Pizzighettone (ribadisco il rispetto, ovviamente)”. Ogni tanto però i miracoli avvengono e quando questo accade vengono narrati di generazione in generazione, arricchendoli ad ogni racconto di particolari che rendono l’impresa ancor più mitica. Dopo un quarto di secolo si narra ancora di quella volta che la Nazionale perse contro il Pontedera.
Aprile 1994. Un mese e mezzo all’inizio dei mondiali di calcio negli Stati Uniti. Il ct Arrigo Sacchi dirige uno stage per testare la squadra in vista dell’imminente impegno e per sciogliere gli ultimi dubbi sui convocati. La Nazionale non naviga in acque serenissime, nelle due ultime amichevoli è infatti stata sconfitta da Francia e Germania e il bel calcio auspicato dal tecnico di Fusignano fino a quel momento è un autentico miraggio. Siamo anche agli albori dell’era di Silvio Berlusconi, con il presidente del Milan che qualche settimana prima ha vinto le elezioni e si appresta a dar vita al suo primo governo. Sacchi e quella Nazionale piena di giocatori del Milan (che all’epoca dominava in Italia e in Europa) sono marcatamente berlusconiani tanto che i vari Baresi, Maldini e Costacurta non hanno nascosto l’appoggio alla “discesa in campo” del loro presidente. Ovviamente, se da un lato le vittorie della Nazionale danno seguito al nuovo modello berlusconiano nell’Italia post Tangentopoli, c’è invece un certo scetticismo da parte degli oppositori politici di Berlusconi. Molti uomini “di sinistra”, infatti, si mostrano particolarmente enfatici nel criticare l’Italia e il suo commissario tecnico e in molti dichiarano che non avrebbero tifato per l’Italia ai prossimi Mondiali.
In questo clima si svolge a Coverciano lo stage che culmina con il test contro il Pontedera. La compagine toscana milita in serie C2 ed è lanciata verso la promozione in C1 dopo essere rimasta per molto tempo l’unica squadra imbattuta tra i professionisti. Nella formazione allenata da Francesco D’Arrigo, che ha Sacchi come maestro, l’elemento più conosciuto è il portiere Giulio Drago che aveva militato nell’Empoli in Serie A e ci sono giocatori come Pane e Aglietti che negli anni a venire conosceranno la massima categoria. Il 6 aprile 1994 l’Italia presenta il seguente schieramento: Marchegiani, Panucci, Maldini, Albertini, Costacurta, Baresi, Donadoni, Conte, Signori , R. Baggio, Stroppa. In panchina tra gli altri ci sono Peruzzi, Fontolan, Negro, Massaro e Casiraghi Il Pontedera dal canto suo risponde con il miglior undici possibile: Drago, Vezzosi, Paradiso, Rocchini, Allori, Cecchi, Rossi, Moschetti, Cecchini, Pane, Aglietti. La formazione pisana dovrebbe essere uno sparring partner ma fin dalle prime battute si vede che i padroni di casa, a differenza dei giocatori della Nazionale, hanno gli occhi della tigre e non vogliono fare la parte della vittima sacrificale. Tra il 19’ e il 22’ avviene l’incredibile con il Pontedera che va avanti 2-0 con Rossi e Aglietti che trafiggono un incredulo Marchegiani. La Nazionale è attonita, mai si sarebbe aspettata di andare sotto contro una squadra di C2. Baggio e Signori davanti non si trovano, i centrocampisti dell’Italia arrivano sempre secondi sul pallone, la difesa patisce l’iniziativa degli indemoniati giocatori in maglia granata e il risultato non cambia fino alla fine del primo tempo.
Nell’intervallo Sacchi dà una scossa ai suoi e nella ripresa la Nazionale riesce perlomeno ad assediare la porta del Pontedera. Al 12’ Massaro, subentrato a Signori, accorcia le distanze ma da lì in poi Drago si traveste da Jascin e non lascia passare nulla. Il pareggio a dire la verità arriverebbe, forse, ancora con Massaro con la palla che dopo aver battuto sulla traversa forse varca la linea di porta. In un’amichevole tra una Nazionale titolata e una squadretta di serie C2 però non ci sono né moviole né replay e onestamente conta poco, a distanza di venticinque anni, sapere se la palla è entrata o no. Gli animi si surriscaldano, Baresi e Maldini esagerano un po’ con le entrate dure, ma come fa uno che è abituato a dominare il mondo a concepire una sconfitta contro una squadretta di C2? Sacchi ricorre agli stratagemmi più biechi, chiede all’arbitro Collina di fischiare la fine il più tardi possibile e la partita finisce al 97’, con alcuni spettatori che sostengono addirittura che siano stati decretati ben dieci minuti di recupero per provare a far pareggiare gli azzurri. Nonostante questo, nulla da fare. Il Pontedera batte la Nazionale Italiana per 2-1.
Il risultato ha un eco mediatico notevole, con la Gazzetta dello Sport che il giorno seguente titola: “Ai Mondiali il Pontedera”. Il coach D’Arrigo al rientro degli spogliatoi è più incredulo che felice e la prima cosa che dice ai suoi è “Ragazzi, ma che c.. avete fatto?”. I giocatori del Pontedera diventano per qualche giorno dei piccoli eroi con la compagine toscana che, quasi 38 anni dopo l’Alessandria, rimane la seconda ed ultima squadra italiana ad aver battuto la selezione nazionale. Si sprecano in quei giorni i paragoni con Davide e Golia, i semi professionisti che battono i giocatori strapagati. “Avessero quei viziati la voglia che hanno quelli del Pontedera”. Il resto è storia con l’Italia che dopo un inizio stentato riuscirà a riscattarsi raggiungendo la finale di Usa’94 contro il Brasile trascinata da Roberto Baggio. Il Pontedera invece dopo la retrocessione del 1995 continuerà la sua tranquilla storia tra serie C, D ed Eccellenza. Ma tutti quelli che quel giorno hanno giocato quel giorno possono aggiungere un particolare a quella volta che hanno battuto la Nazionale. Con una piccola lacrima e il piacevole gusto della beffa.
Valerio Zoppellaro