Il Mundialito di Bearzot: l’Italia che inciampò prima di diventare campione del mondo
Dic 31, 2025


In Uruguay, tra dicembre 1980 e gennaio 1981, una Nazionale sperimentale e nervosa uscì presto di scena: una tappa amara, ma decisiva, verso il trionfo del 1982

Tra la fine del 1980 e l’inizio del 1981 l’Italia di Enzo Bearzot partecipò al Mundialito, ufficialmente Copa de Oro de Campeones Mundiales, organizzato in Uruguay per celebrare i cinquant’anni del primo Mondiale. Un torneo affascinante, riservato alle nazionali campioni del mondo, con l’Olanda invitata al posto dell’Inghilterra, ma anche un banco di prova che mise a nudo i limiti di una squadra ancora lontana dalla sua forma definitiva.

Gli Azzurri si presentarono a Montevideo in versione incompleta e sperimentale. Mancavano Paolo Rossi e Bruno Giordano, entrambi squalificati, e Bearzot colse l’occasione per fare esperimenti: Ivano Bordon in porta al posto di Zoff e spazio a giocatori destinati a diventare centrali negli anni successivi, come Ancelotti, Vierchowod, Bagni, Bruno Conti, Altobelli e Pruzzo. L’obiettivo non era vincere il torneo, ma valutare uomini e soluzioni in vista delle qualificazioni a Spagna ’82.

L’Italia contro i padroni di casa dell’Uruguay

L’esordio, il 3 gennaio 1981 contro l’Uruguay, fu però traumatico. L’Italia apparve lenta, poco reattiva, schiacciata dal gioco fisico dei padroni di casa. La partita fu segnata da un rigore molto discusso, concesso dall’arbitro spagnolo Guruceta e trasformato da Morales, che scatenò le proteste azzurre. Il nervosismo esplose nelle espulsioni di Cabrini e Tardelli, mentre Victorino firmò il 2-0 che di fatto eliminò l’Italia dal torneo.

Italia-Olanda 1-1

Nel match successivo contro l’Olanda arrivò un pareggio che non bastò a riabilitare la spedizione. Restò il dato simbolico del primo gol in Nazionale di Carlo Ancelotti, ma la sensazione generale fu quella di una squadra stanca, poco motivata, incapace di ritrovare compattezza e lucidità.

Il Mundialito si chiuse così in modo deludente per l’Italia: eliminazione nel girone, polemiche arbitrali, frustrazione e la netta impressione di una Nazionale ancora incompiuta. Eppure, col senno di poi, quella parentesi sudamericana rappresentò un passaggio necessario. Da lì Bearzot affinò le sue certezze, ritrovò Rossi, consolidò il gruppo e costruì la mentalità che, appena due anni dopo, avrebbe portato gli Azzurri sul tetto del mondo.

A Montevideo non nacque un mito, ma si intravide la sua ombra: il Mundialito fu una sconfitta, sì, ma anche una tappa silenziosa sulla strada che conduceva a Madrid, al Bernabéu e al trionfo mondiale del 1982.

Mario Bocchio

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