
Il 22 giugno 1941 il Rapid Wien ribaltò lo Schalke 04 nello stadio simbolo del Reich: l’impresa di Franz “Bimbo” Binder, unico trionfo straniero nella storia del campionato tedesco
Il boato di centomila spettatori riempiva l’Olympiastadion come se nulla fosse fuori posto. E invece lo era. Era il 22 giugno 1941 e, nel cuore del Reich, una squadra viennese stava per scrivere una delle pagine più paradossali e affascinanti della storia del calcio europeo. Rapid Wien contro Schalke 04, finale del campionato tedesco: una normalità solo apparente, figlia dell’Anschluss che aveva inglobato l’Austria nella Germania nazista.

Lo Schalke era il padrone assoluto di quegli anni, la squadra del Kreiselspiel, del dominio tecnico e mentale, l’equivalente del Bayern di oggi. Per un’ora abbondante tutto sembrò andare secondo copione: 3-0, partita chiusa, viennesi schiacciati dal caldo e dalla superiorità dei “Königsblauen”. Ma il calcio, a volte, ama ribellarsi alla logica.


Quando Georg Schors trovò il gol dell’1-3, il Rapid riscoprì il proprio spirito più autentico: lotta, orgoglio, resistenza. E poi arrivò lui, Franz “Bimbo” Binder. In otto minuti cambiò la storia: un rigore e due punizioni micidiali da oltre trenta metri, palloni scagliati come sentenze sotto l’incrocio. Tre gol, uno stadio ammutolito, lo Schalke in ginocchio.
Il 4-3 finale consegnò al Rapid Wien un titolo incredibile e irripetibile. Binder fu portato in trionfo, ammirato persino dagli avversari, mentre lo Schalke si rifugiava nelle polemiche arbitrali. Ma nulla poteva cancellare l’evidenza: per una volta, nel luogo più simbolico del potere tedesco, a vincere erano stati gli “stranieri”.


Ancora oggi il Rapid Wien resta l’unico club non tedesco ad aver conquistato la Meisterschaft. Un’anomalia storica, un cortocircuito politico e sportivo, ma soprattutto una favola di calcio puro. E al centro di tutto, il piede devastante di “Bimbo” Binder, l’uomo che per un pomeriggio fece di Berlino una piccola Vienna.
Mario Bocchio
