Quando Firenze zittì l’Inghilterra
Dic 15, 2025


Nel dicembre 1975 i viola di Carlo Mazzone conquistarono l’ultimo trofeo internazionale della loro storia, piegando il temibile West Ham e riscrivendo una piccola, indimenticabile pagina di calcio

Fu un mercoledì d’inverno, il 10 dicembre del 1975, quando Claudio Merlo sollevò verso il cielo di Londra un trofeo che, col tempo, sarebbe diventato un cimelio di nostalgie: la Coppa di Lega Italo-Inglese. Oggi quel successo appare la scintilla conclusiva di un’epoca, l’ultima coppa internazionale vinta dalla Fiorentina. Ma per capire fino in fondo il valore di quella conquista bisogna fare un passo indietro, al settembre dello stesso anno.

La Fiorentina vi arrivò da detentrice della Coppa Italia, conquistata a Roma contro il Milan. Un gruppo in piena metamorfosi, affidato alle mani di Carlo Mazzone, appena insediato in panchina. Il regolamento prevedeva che la squadra vincitrice della coppa nazionale italiana affrontasse la parigrado inglese: e il destino sorteggiò un avversario di ferro, il West Ham, reduce dal trionfo in FA Cup e destinato, di lì a poco, a spingersi fino alla finale di Coppa delle Coppe. Gente abituata alle battaglie della First Division, con tra i titolari anche Frank Lampard senior.

Fiorentina-West Ham 1-0. I due capitani Claudio Merlo e Billy Bonds

Il 3 settembre 1975, al Comunale di Firenze, andò in scena l’andata. Mazzone scelse un undici costruito su equilibrio e qualità, con Superchi in porta, Antognoni a inventare e un Vincenzo Guerini in grande condizione. Proprio lui, al 19’ del primo tempo, infilò la rete che decise la partita. Quella sarebbe stata la sua ultima gioia prima del terribile incidente automobilistico che gli avrebbe cambiato per sempre la carriera. Firenze custodisce ancora quel gol come un frammento di luce prima della notte.

Il ritorno, in dicembre, sembrava una scalata quasi impossibile. L’Upton Park di Londra era, per le squadre italiane dell’epoca, un territorio ostile: ritmo alto, pubblico infuocato, pioggia che trasformava ogni pallone in un’incognita. A complicare le cose, una Fiorentina decimata e costretta a ripresentarsi con una formazione profondamente rivisitata: Mattolini fra i pali, poi Galdiolo, Tendi, Pellegrini, Della Martira, Beatrice, Desolati, Merlo, Casarsa, Antognoni e Speggiorin.

Walter Speggiorin

Eppure, ancora una volta, la storia decise di bussare al minuto 19. Walter Speggiorin, l’uomo meno atteso, colpì in contropiede e zittì l’intero stadio. Da quel momento in poi fu trincea: il West Ham attaccò a ondate, ma la difesa viola resistette con un ordine quasi eroico, mentre Mazzone, lungo la linea laterale, scandiva ogni secondo come fosse un finale mondiale.

La Fiorentina posa col trofeo vinto a fine gara, da sinistra in alto: Mattolini, Antognoni, Bresciani, Galdiolo, Casarsa, Desolati, Raveggi (massaggiatore). In basso da sinistra: Tendi, Pellegrini, Merlo, Beatrice, Della Martira

Quando l’arbitro fischiò la fine, la Fiorentina aveva compiuto l’impresa: due vittorie per 1-0, una a Firenze e una nella tana degli Hammers. Merlo poté alzare la Coppa di Lega Italo-Inglese davanti al pubblico londinese, un’immagine che oggi sembra appartenere alla mitologia viola.

Quel trofeo si aggiunse alla Coppa Grasshoppers, alla Coppa delle Coppe e alla Mitropa Cup, e rimane l’ultimo acuto internazionale della Fiorentina. Per Giancarlo Antognoni, allora appena ventunenne ma già faro della squadra, fu la prima e l’ultima coppa europea della carriera. Per Firenze, una notte leggera come un sogno, ma scolpita nella memoria come una promessa: la certezza, per una volta, di aver dominato l’Europa.

Da allora, la coppa del 1975 non è solo un pezzo di argenteria: è un ricordo tenace, un frammento di orgoglio, la prova che anche nelle sfide meno attese può nascere una piccola grande epopea.

Mario Bocchio

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