Quando il Suriname scoprì l’Olanda: il viaggio che cambiò per sempre il suo calcio
Dic 3, 2025


Nel 1948 la nazionale surinamese giocò per la prima volta nei Paesi Bassi: un tour storico che aprì nuove opportunità, ma avviò anche l’esodo dei suoi talenti

Nel settembre 2023, mentre il Suriname scendeva in campo ad Almere contro la Martinica, sono tornati alla memoria le prime partite giocate nei Paesi Bassi dalla nazionale caraibica. Nel 1948 Almere non esisteva ancora, ma la selezione surinamese sì: arrivò in Europa per un tour di sette incontri che avrebbe cambiato per sempre la storia del suo calcio.

Negli anni Cinquanta il movimento calcistico del Suriname cadde in crisi, complice la fuga dei suoi migliori giocatori verso il professionismo olandese. Nel solo 1957 partirono quindici calciatori: quattordici trovarono spazio in Eredivisie, uno in Eerste Divisie. Per il pubblico olandese fu una ventata d’entusiasmo, attratto dalla velocità e dalla tecnica di quei talenti. Per il Suriname, invece, significò lo svuotamento della nazionale: in patria rimase solo il portiere.

André Kamperveen. È stato una leggenda del calcio del Suriname, ma anche una vittima degli “omicidi di dicembre” del 1982 perpetrati dal regime militare

Eppure tutto era iniziato dieci anni prima, nel dopoguerra, quando la KNVB invitò la nazionale surinamese per un tour nei Paesi Bassi. Il calcio in Suriname era in difficoltà: molti giovani erano stati richiamati al servizio militare e il livello di gioco era precipitato. L’invito rappresentò quindi una speranza nuova. Per l’occasione, la federazione olandese inviò anche un commissario tecnico, Wim de Bois, che a Paramaribo rimase impressionato dalla rapidità e dalla naturale elasticità dei giocatori locali.

Wim de Bois

Il viaggio verso l’Europa, con scali in Curaçao, New York, Canada e Scozia, fu lungo e faticoso. Ma l’arrivo a Schiphol, i primi allenamenti nei campi perfetti di Heemstede e la luce interminabile delle sere estive olandesi lasciarono ricordi indelebili.

L’amichevole contro l’Ajax nel 1948

L’esordio contro l’Ajax, il 4 luglio allo Stadio Olimpico di Amsterdam, davanti a 16.000 spettatori, fu travolgente. Il Suriname sorprese tutti: tecnica pulita, velocità, un portiere – Graanoogst, “angelo Gabriele” – capace di parate spettacolari, e un giovane André Kamperveen che fece soffrire i difensori ajacidi e segnò uno dei due gol del 2-2 finale. Il pubblico, le autorità e la stampa elogiarono apertamente la squadra caraibica.

La sfida disputata a Groninga

Il tour proseguì con altre ottime prestazioni e si concluse nel modo più solenne: la nazionale surinamese ebbe l’onore di partecipare alla cerimonia di investitura della regina Giuliana, entrando per ultima in campo e ricevendo una standing ovation davanti a decine di migliaia di persone.

Wow, che foto del 1965. Con i padri di Frank Rijkaard (Herman) e Ruud Gullit (George) nel Real Sranang di Amsterdam

Quel viaggio fu un trionfo. Ma la sua eredità si rivelò ambigua: dimostrò che i giocatori surinamesi potevano competere ai massimi livelli, aprendo loro le porte del calcio olandese, e allo stesso tempo privò il Paese dei suoi talenti migliori. Una dinamica coloniale che, come ha scritto lo storico Guno Hoen, favorì i Paesi Bassi e danneggiò il Suriname.

Dopo l’indipendenza del 1975, l’impatto di quella prima generazione fu enorme. Il padre di Frank Rijkaard, Herman, era uno dei pionieri del 1957: senza quei percorsi migratori, il calcio olandese non sarebbe diventato ciò che conosciamo oggi.

I giocatori del Dordrecht e del Suriname

André Kamperveen, protagonista di quel tour del 1948, rimase legato al calcio olandese fino alla sua tragica morte: il 7 dicembre 1982 fu arrestato e fucilato dal regime di Desi Bouterse, vittima delle “uccisioni di dicembre”.

La sua storia, come quella della nazionale del 1948, resta il simbolo di un legame profondo tra Suriname e Paesi Bassi: una connessione fatta di talento, dolore, partenze e ritorni mancati, ma soprattutto di un calcio che seppe unire due mondi lontani.

Mario Bocchio

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