L’eco di un gol lontano
Nov 26, 2025


Aldo Nicoli, l’eroe inatteso del derby ’79 e la memoria di un calcio ingenuo tra emozioni, caviglie rotte e pillole “innocenti”

Ci sono partite capaci di incrinare il tempo. Un gol segnato quando il tabellone sta per spegnersi può restare appeso alle vite degli altri molto più a lungo della carriera di chi lo realizza. Aldo Nicoli ne è la prova vivente: un centrocampista dal volto discreto, che il calcio professionistico lo ha lasciato presto e con amarezza, ma che per i tifosi della Lazio rimarrà per sempre “quello del novantesimo”.

Nicoli nell’Inter (a sinistra) e nel Foggia, sulle figurine “Panini”

Anche venticinque anni dopo, in una spiaggia romagnola, un signore qualunque lo riconobbe come si riconosce un parente ritrovato. Ginocchia nella sabbia, mani baciate, incredulità pura. Perché quel Roma-Lazio del marzo 1979 era stato molto più di un derby: era un’ultima fiammata d’innocenza prima che l’anno successivo, con la tragedia di Vincenzo Paparelli, la città cambiasse pelle per sempre.

Nella Lazio, sempre sulle figurine

Nicoli, milanese del ’53, arrivò alla Lazio con aspettative alte e un fisico che iniziò a tradirlo subito. L’infortunio in precampionato, la pressione, l’ambiente di una squadra piena di talenti cresciuti in casa. Poi, d’improvviso, quel pallone respinto da Paolo Conti che gli rotola addosso come una sentenza scritta da qualcun altro. Mezza girata di sinistro, rete. La partita finisce 1-2, e lui entra nel piccolo Olimpo biancoceleste. Sarà il suo ultimo gol: il destino gli stava apparecchiando una caviglia malandata, una frattura trascurata e un ritiro prematuro.

Nicoli in azione (a sinistra) e abbracciato da Bruno Giordano dopo il gol nel derby

Erano anni in cui il pallone si giocava in modo ruvido e artigianale. Gli schemi erano pochi, le cure approssimative, l’atmosfera spesso più pesante delle gambe. Eppure, nella memoria di Nicoli, più ancora delle fatiche restano i volti: Bob Lovati come un padre adottivo, i compagni arrestati per il calcioscommesse mentre lui era su un letto d’ospedale a Barcellona, la città di Roma che lo conquistò con la sua bellezza più della carriera che stava finendo.

Con Bob Lovati

A distanza di decenni, l’ex centrocampista ha aggiunto la sua voce a quella di altri giocatori dell’epoca riguardo alle sostanze assunte prima delle partite, come il Micoren: una piccola pillola rossa, all’epoca legale, somministrata per “aprire il respiro” e rendere l’atleta più brillante. “La prendevamo tutti, senza sospetti”, ha ricordato. Faceva parte del contesto di allora, insieme alle flebo vitaminiche che sostituivano gli integratori moderni.

Oggi Nicoli vive lontano dai riflettori, nel settore dei metalli, e ha allenato per diletto. Dei suoi anni da calciatore conserva pochi oggetti e molti ricordi che riaffiorano soprattutto quando i tifosi lo cercano per rievocare un frammento di giovinezza. Nel racconto di quel calcio passato c’è la consapevolezza di aver vissuto una storia interrotta troppo presto, ma anche l’orgoglio di un istante che non si cancella.

Perché ci sono gol che durano più della carriera di chi li segna. E, a volte, durano più della vita stessa di un’epoca.

Mario Bocchio

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