La finale dimenticata delle Malvinas
Nov 6, 2025

Nel 1976, in un clima di collaborazione tra Argentina e Regno Unito, un gruppo di lavoratori argentini giocò una storica finale di calcio nelle isole contese. Oggi, grazie ai ricordi di Patrick Watts, quella partita torna a raccontarci un frammento di pace prima della guerra

Il calcio, anche ai confini del mondo, arriva sempre per mare. Alle Isole Malvinas – o Falkland, secondo la denominazione britannica – la prima palla rotolò alla fine dell’Ottocento, portata dagli equipaggi inglesi che facevano scalo nell’Atlantico del Sud. Per gli isolani, come per tanti porti dell’impero, il calcio divenne presto una consuetudine, un modo per misurarsi, per occupare il tempo e per riconoscersi come comunità.

Il primo club ufficiale nacque nel 1916: lo Stanley FC, più antico di molte società argentine, come l’Istituto di Córdoba, e quasi coetaneo del Talleres. Ma la distanza, il clima e la scarsità di abitanti resero sempre difficile organizzare un campionato vero e proprio. Solo nel 1947 fu istituita la Falkland Islands Football League (FIFL), un piccolo organismo che cercò, con risorse minime, di mantenere viva una tradizione che univa militari britannici, civili e occasionali lavoratori di passaggio.

Le origini del calcio nelle Falkland (1892–1930). Dai Volunteers al Jubilee Club: il pallone come passione giovanile in un arcipelago lontano dal mondo

In un territorio che ancora oggi non raggiunge le 3.500 anime, il calcio sopravvisse come un rituale intimo, più che come uno spettacolo. Ma nel 1976, in un momento in cui i rapporti tra Argentina e Regno Unito erano sorprendentemente cordiali, si verificò un episodio unico: la prima e unica finale giocata tra una squadra argentina e una locale nelle isole stesse.

L’epopea di Stanley (1947–1957), Don Clarke e Tom Perry guidarono la squadra locale fino alla storica sfida contro lo yacht reale “Britannia” davanti al Duca di Edimburgo.

Quell’anno, in seguito a un accordo bilaterale, la compagnia petrolifera YPF fu incaricata di costruire serbatoi di carburante a Port Stanley (Puerto Argentino). Gli operai argentini arrivarono in un ambiente isolato, gelido e monotono, dove la routine militare e civile si confondevano. La loro presenza, raccontano i testimoni, portò un po’ di vita nuova: si parlava spagnolo nei pub, si scambiavano sigarette, e soprattutto si organizzavano partite di calcio.

Fu così che nacque un piccolo torneo amichevole a quattro squadre: lo Stanley FC, il Royal Marine Detachment (il contingente della Marina britannica di stanza nelle isole), la Construction Johnstones (impresa inglese che stava costruendo l’aeroporto locale) e gli Argentinos de YPF.

La guerra e la rinascita (1939–1947) . I soldati del West Yorkshire Regiment portarono un calcio di livello quasi professionistico e ispirarono la nascita della Falkland Islands Football League.

Non ci furono telecamere né cronisti, non esistono fotografie né registri ufficiali. Ma per chi c’era, fu qualcosa di grande. In finale si affrontarono il vecchio Stanley FC e i lavoratori argentini. “Fu nel 1976, quando un gruppo di operai di YPF venne a installare serbatoi di carburante a Port Stanley. Erano molto bravi e organizzammo un torneo per una coppa. Vinsero loro, 2-1”, ricordò Patrick Watts, la voce delle Falkland in un’intervista del 2007 al quotidiano Olé.

Quella sconfitta – o forse il semplice fatto che si trattasse di una sfida “mista” in un territorio conteso – contribuì forse al suo rapido oblio. L’assenza di cronache fece sì che l’episodio restasse sospeso tra leggenda e memoria, tramandato in poche righe da chi lo visse. “Oggi la relazione con gli argentini è buona – disse Watts anni dopo – e ciò che facciamo è ricordare gli uomini di entrambi i lati, uccisi inutilmente nella guerra”.

Patrick Watts riceve l’ordine di leggere un messaggio dagli argentini

Figura leggendaria del calcio malvinense, Patrick Watts non fu solo il bomber e capitano della selezione locale dei Warrahs – 100 presenze, 76 gol, e cinque anni da allenatore – ma anche una delle voci più note della radio di Stanley. Il suo destino si intrecciò con la storia nel modo più drammatico: la notte del 2 aprile 1982, mentre le truppe argentine sbarcavano a Puerto Argentino, lui era di turno nella sola emittente radiofonica delle isole.

Stanley First Eleven contro HMS Protector – Shield Match 1963. In piedi, da sinistra a destra: Patrick Watts, Brian Grant, Ron Betts, Tony Pettersson e Bert Hansen Accosciati: Neil Watson, Duncan McDonald, Ron Binnie, Barry Ford, Terry Peck e Terry Reive

Il governatore britannico mi ordinò di restare in onda tutta la notte per informare la popolazione”, raccontò nel 2012 a un media uruguaiano. “Non c’erano televisione, né cellulari, né internet. Il telefono era antiquato, si girava una manovella e si parlava con un’operatrice”.

Stanley First Team 1975-’76 dopo la vittoria dello Shield contro l’HMS Protector. In piedi, da sinistra a destra: Melvyn Summers, Doley Williams (allenatore), Barry Ford, Derek Clark, James Lee, Richard Caine, “Chano” Macovic, Russell Summers, Paul Peck, Don Bonner (allenatore). Accosciati: Terry Peck, Gary Hewitt, Terry Betts, Frank O’Reilly, Trevor Shaw e Patrick Watts (un bambino con un pallone da football in mano, Mark Summers)

Durante i 74 giorni del conflitto, Watts lavorò sotto controllo argentino, affiancato da quattro civili, solo uno dei quali parlava inglese. “Era un bravo ragazzo, molto anti-militarista. Ci capivamo bene: decidevamo insieme cosa dire e cosa no. Se io non lo dicevo in inglese, lui non lo diceva in spagnol”. Diversa fu invece la relazione con l’ingegnere del suono, “un uomo difficile, filo-militare”, che gli ripeteva: “Abbiamo fortuna a essere governati dagli argentini, così terranno lontani i comunisti”. “Ma alle Falklands – commentò Watts – non c’erano comunisti”.

Un’altra storia possibile. Con il tempo, Watts divenne una voce rispettata anche per la sua visione storica. In più occasioni ricordò che, prima della guerra, il Regno Unito aveva avviato trattative concrete per trasferire la sovranità delle isole all’Argentina. “Dal 1977 al 1982 – spiegò – Londra negoziò attivamente con Buenos Aires. I britannici ci dissero chiaramente che sarebbero stati felici se avessimo accettato un futuro sotto sovranità argentina”.

La squadra delle Falkland conqyuista il “Trofeo Encuentro Internacional” dopo aver battuto l’Università Magallanes a Punta Arenas, in Cile, il 23 marzo 1997. In piedi: Douglas Clark, Amin Aminian, ‘Migs’ Cofre, Paul Riddell, Russell Smith, Martyn Clarke, Bill Chater, Glenn Ross e Luke Clarke. Accosciati: Alan Steen, Simon Goodwin, Jimmy Curtis (capitano), Jeremy ‘Spurs’ Henry, Dale McCormick e Wayne Clement

Addirittura, nel 1980, il ministro degli Esteri Nicholas Ridley avrebbe inviato una lettera alle isole: “Crediamo che in futuro riconosceremo la sovranità argentina e che l’Argentina permetterà ai britannici di amministrare le Falklands”.

La nazionale di calcio delle Isole Falkland, nel maggio 2016, prima di giocare una partita amichevole con il personale militare di stanza nella base

Oggi, a distanza di quasi mezzo secolo, quella “finale dimenticata del 1976” resta un frammento simbolico di un’epoca in cui la politica non aveva ancora contaminato tutto. Per un giorno, sull’erba gelata di Port Stanley, argentini e isolani si affrontarono non come nemici, ma come calciatori, inseguendo la stessa palla, lo stesso sogno semplice che il mondo spesso dimentica: giocare, invece di combattere.

Mario Bocchio

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