Julio Meléndez, il peruviano e il suo balletto
Ott 20, 2025

Dallo Sport Boys di Callao alla gloria del Boca Juniors, la storia di un difensore elegante e riconoscente che trasformò la difesa in un’arte

Nel calcio sudamericano, dove la passione si misura in decibel e il talento in coraggio, Julio Guillermo Meléndez Calderón, “El Negro”, resta una figura luminosa. Difensore di classe cristallina, elegante come pochi, è considerato uno dei più grandi nella storia del Perù e un idolo eterno del Boca Juniors, dove giocò tra il 1968 e il 1972 diventando simbolo di stile e orgoglio.

Julio Guillermo Meléndez capitano della Selección del Perù



Nato sportivamente nelle giovanili del Centro Iqueño, si affermò con lo Sport Boys di Callao, la squadra del cuore. Da lì il salto al Defensor Arica e poi il grande sogno argentino: il Boca Juniors. Nella Bombonera trovò una seconda patria, tra compagni come Marzolini, Rojas, Suñé e Roma. Vinse due campionati (1969 e 1970), indossò la fascia di capitano e conquistò il pubblico con la sua eleganza difensiva. I tifosi, incantati dal suo stile, gli dedicarono un canto che ancora oggi riecheggia: “E ya lo ve… es el peruano y su ballet”.

1975, il Perù vince la  Copa América. Eccolo insieme a Héctor Chumpitaz  mentre sollevano il trofeo


Meléndez incarnava un calcio pulito e intelligente, capace di annullare gli attaccanti senza mai ricorrere alla durezza. Il suo modo di giocare – misurato, quasi danzante – fece di lui un simbolo di sportività in un’epoca di contrasti ruvidi. Maradona, che lo conobbe anni dopo, lo definì “il miglior numero 2 del mondo”.

In azione nel Boca Juniors


Dopo la parentesi argentina, tornò in patria per chiudere la carriera tra Defensor Lima, Chalaco, Unión Tumán, Juan Aurich e León de Huánuco. Con la nazionale peruviana vinse la Copa América del 1975, formando una difesa leggendaria accanto a Héctor Chumpitaz. Partecipò poi alle qualificazioni per il Mondiale del 1978, ma un infortunio gli impedì di giocare la fase finale.

“El Negro” uomo-copertina su El Gráfico


Allenato da Alfredo Di Stéfano, Meléndez imparò la disciplina e la puntualità, qualità che lo accompagnarono per tutta la vita. Dopo il ritiro, emigrò negli Stati Uniti, dove lavorò onestamente come parcheggiatore.

Non perse mai il sorriso né la gratitudine verso il Boca: “Io non ho dato nulla al Boca, è il Boca che mi ha dato tutto”, amava dire.

In allenamento alla “Bombonera”


Oggi vive a New York, sereno tra figli e nipoti, ma con l’anima ancora azul y oro. “Quando morirò – confidò una volta – voglio andarmene con la maglia del Boca addosso. Perché Dio è tifoso del Boca, e lassù sta formando la sua squadra”.

Mario Bocchio

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